UNO SCONOSCIUTO EPISODIO
DIETRO LA CAMPAGNA DEL NORD-OVEST
DELLA SPEDIZIONE MALASPINA ? (*)

di Dario Manfredi
Centro di Studi Malaspiniani
Mulazzo, Massa-Carrara, Italia

     Dall'attento esame di tutta la documentazione (corrispondenza e memorie) concernente la campagna del nord-ovest della Spedizione Malaspina, e dalla comparazione di tali carte con altri elementi storicamente accertati, emergono delle curiose contraddizioni e nascono alcuni sorprendenti interrogativi.

     La presente comunicazione si propone di illustrare i termini del problema e, insieme, di offrire un'ipotesi di soluzione (1). E' una soluzione che, qualora fosse suffragata a che da qualche preciso riscontro documentale, getterebbe nuova luce sulla complessa (ed un poco introversa) personalità del Malaspina.

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     La successione dei fatti è abbastanza conosciuta, ma forse non sarà inutile un breve riepilogo.

     L'utilità (utilità politica e d'immagine, più che economica e strategica) della ricerca di un passaggio navigabile fra Atlantico e Pacifico a nord delle Americhe fu implicitamente ammessa da Alessandro Malaspina e da José Bustamante y Guerra fin dai primi momenti della progettazione del viaggio. Nel loro Plan de un viaje científico y político, presentato al governo il 10 settembre 1788, si legge infatti il proposito di effettuare una navigazione "al norte, entre el Asia y la América, hasta donde lo permitan las nieves" (2).

     Tale proposito si rafforzò alcuni mesi dopo, ossia quando l'ufficiale José Espinosa y Tello (il quale, già facente parte dell'organico della spedizione, andava raccogliendo memorie geografiche negli archivi di Spagna, per ordine di Malaspina) rinvenne nell'Archivo de Indias una copia della relazione di Lorenzo Ferrer Maldonado, contenente un'analitica descrizione del preteso viaggio da lui compiuto nel 1588 dallo Stretto del Labrador a quello di Anian. Infatti il 9 giugno 1789 Malaspina comunicò ad Antonio Valdés, ministro della Marina, tale rinvenimento e sottolineò che valeva la pena di verificare la veridicità di quel documento (3).

     In seguito le speranze di Malaspina si affievolirono (probabilmente per effetto di ulteriori letture e meditazioni durante il viaggio) e finirono con lo sparire del tutto, come dimostrato dal fatto che il 27 marzo 1791, già ad Acapulco, scrisse sia al Valdés che al conte di Revillagigedo, viceré della Nueva España, la propria decisione di escludere dall' itinerario della spedizione la ricognizione della costa del nord-ovest, il cui esito negativo, evidentemente, gli appariva ormai scontato (4).

     Senonché fin dal 22 dicembre 1790 Valdés aveva inviato ai comandanti della spedizione l'esplicito ordine reale di esplorare quella costa alla ricerca del presunto passaggio navigabile (5).

     Tale ordine era una conseguenza della memoria letta il 13 novembre di quell'anno all'Accademia delle Scienze di Parigi dal geografo francese Philippe Buache. Costui aveva parlato della relazione di Ferrer Maldonado ed aveva concluso trattarsi di un documento veritiero (6).

     Bustamante conobbe l'ordine reale il 10 aprile 1791 e Malaspina una settimana dopo (poiché le corvette in quel tempo stavano compiendo navigazioni separate).

     Riunitisi il 20 aprile i due comandanti tennero una riunione il giorno seguente e convennero che - non potendosi disattendere quell'ordine - la campagna del nord-ovest sarebbe iniziata il 1° maggio.

     Ambedue gli ufficiali erano ormai profondamente persuasi dell'inutilità di quel viaggio: Bustamante prima della partenza (e quindi nel chiaro intento di precostituire una prova sicura delle proprie convinzioni) scrisse nel proprio diario d viaggio una puntuale confutazione della relazione del Ferrer Maldonado (7); Malaspina, da parte sua, negli stessi giorni scriveva al fratello Azzo Giacinto di aver "creduto sempre falsa" quella relazione (8).

     Nel 1792, ancora, Malaspina, con quel suo stile meticoloso e quasi puntiglioso, riversò in una propria dissertazione tutte le argomentazioni che si opponevano alle conclusioni del Buache in merito alla credibilità dell'antico sedicente navigatore (9).

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     Ma vale la pena di occuparsi brevemente anche delle vicende storiche della relazione di Ferrer Maldonado.

     Essa fu scritta e presentata alla corte di Spagna nel 1609 (vale a dire ventun anni dopo la pretesa scoperta del passaggio) ma il documento non incontrò alcun credito e rimase perciò ignorato per oltre centocinquanta anni. Tuttavia l'autore ne fece con certezza varie copie (sappiamo che ne possedevano sia il marchese di Velada (10) che il vescovo Geronimo Mascareñas (11), e non è detto che fossero gli unici) ed inoltre ne accennò nel suo volume Imagen del mundo (12).

     Nel 1781 Juan Bautista Muñoz, ufficiale e storiografo della Real Armada, rintracciò un esemplare di tale relazione nell'archivio del duca dell'Infantado; a quel duca l'aveva consegnata, a quanto risulta, sei anni prima un abate francese (13).

     Sicuramente dovette accendersi subito un certo dibattito fra i geografi, anche perché in quello stesso anno fu pubblicata una dissertazione di Philippe Buache (ma attenzione, costui non va confuso con l'omonimo di cui abbiamo già parlato e sul quale ora torneremo) fondata sui fantasiosi resoconti di alcuni antichi navigatori (14). Probabilmente quel clima d'interesse si accentuò ulteriormente l'anno successivo, quando Eugenio Llaguno y Armirola pubblicò, in appendice alla sua Historia del gran Tamorlan, alcuni giudizi di Garcia de Silva y Figueroa (contemporaneo e conoscente di Ferrer Maldonado) sulla figura di quel geografo (15). ln quel tempo le copie della relazioni dovettero moltiplicarsi: anche Pedro Rodriguez de Campomanes ne conservava un estratto fra le proprie carte (16). Nel 1787 riprese l'argomento (accogliendo, ma con mille riserve, le affermazioni di Ferrer Maldonado) anche il duca di Almodóvar (17).

     Dopo che giunse a Madrid la notizia della lettura di Buache all'Accademia delle Scienze, Martin Fernández de Navarrete fu incaricato di rintracciare l'originale.

     L'ufficiale si imbatté nuovamente nella copia conservata nell'archivio del duca dell'Infantado (era sicuramente la medesima già veduta e copiata dal Muñoz), dichiaro che Muñoz non aveva trovato nulla né a Simancas né a Siviglia e quindi redasse una confutazione e la presentò al ministro della Marina (nel 1791) e poi alla Real Academia de la Historia (nel 1792) (18).

     Contemporaneamente, anche Ciriaco Cevallos - altro ufficiale della Spedizione Malaspina - si interessava della questione e probabilmente già preparava certe sue osservazioni, che si sarebbero pubblicate a Cadice qualche anno dopo (19).

     Come abbiamo avvertito all'inizio, dalla comparazione di tutti questi fatti nascono alcuni interrogativi. E precisamente:

     Come poté José Espinosa y Tello, colto ufficiale della Real Armada (e proprio per la sua cultura dal suo comandante presto alle ricerche archivistiche), presentare a Malaspina la "novità" di quella relazione trovata nell'Archivo de Indias se il documento altro non era che una copia di quello rinvenuto otto anni prima dal Muñoz nell'archivio del duca dell' Infantado ed illustrato l'anno precedente dall'Almodóvar?

     E come poté Alessandro Malaspina sottolineare a Valdés l'importanza di tale rinvenimento, dato che ambedue dovevano ben conoscere quello del Muñoz e, inoltre, l'antico scettismo del Silva y Figueroa e le nuove e non lievi titubanze del duca di Almodóvar?

     Ancora: come poté Philippe Buache presentare, come se fosse una novità, quella relazione all'Accademia delle Scienze se si trattava del medesimo documento già pubblicamente esaminato dall'Almodóvar?

     Ma vi è di più. Malaspina, nel confutare le argomentazioni del Buache, afferma risolutamente che quella relazione di Ferrer Maldonado non si trovava "en otra parte que en el archivo del excmo. señor duque del Infantado" (20). Ora, come poté Malaspina indursi a scrivere una tale affermazione?

     Poté il comandante della spedizione essersi completamente dimenticato del documento trovato da Espinosa e da lui stesso fatto conoscere ad Antonio Valdés ?

     E perché dichiarò anche di aver sempre reputato falsa la relazione, quando ben sapeva di aver scritto in qualche lettera che quel documento conteneva "begli indizi" (21)?

     Come si vede, c'è sicuramente qualche elemento che non collima con gli altri.

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     Una spiegazione però appare possibile: il documento pervenuto a Philippe Buache doveva differenziarsi in qualche punto (e qualche punto di non secondaria importanza) dal testo trovato otto anni prima dal Muñoz e pubblicato l'anno 1788 dall' AImodóvar.

     Del resto qualche discrepanza è percettibile fra la memoria di Buache ed il testo trovato dal Muñoz (22).

     Ma è lo stesso Buache, nella sua memoria, che, forse, ci fornisce la chiave per ricostruire la vicenda.

     Infatti afferma il geografo francese di accordare credito alla relazione di Ferrer Maldonado basandosi sull'autoritá del "signor Mendoza, ufficiale della Marina di Spagna, conosciuti dall'Accademia per la sua intelligenza e per il suo zelo"; e soggiunge che dallo stesso Mendoza ha ricevuto "copia fedele" del documento (23).

     Veniamo dunque a Mendoza.

     José de Mendoza y Rios (24), brillante ufficiale della Reel Armada, particolarmente versato nell'astronomia e che nel 1792 sarebbe stato ammesso proprio nell'Accademia delle Scienze d Parigi), nel 1789 si trovava a Cadice; e con Malaspina era a continuo contatto, sebbene i due ufficiali lavorassero a differenti progetti. In particolare, mentre l'italiano preparavar la spedizione scientifico-politica, lo spagnolo stava organizzando una propria missione, che lo avrebbe portato a Parigi ed a Londra, allo scopo di procurare alla Marina di Spagna quelle conoscenze, quei libri e quegli strumenti scientifici che non erano reperibili in patria.

     Certamente i due ufficiali, accomunati dall'amore per la scienza, dovevano nutrire un'alta reciproca stima. Fra loro dovette svilupparsi anche il sentimento dell'amicizia. Il loro spirito di collaborazione, del resto, è documentato anche da fatto che Malaspina giunse addirittura a privarsi dell'apporto del pittore Erasmo Somacy (giá assegnato all'organico della spedizione) poiché Mendoza abbisognava dell'opera di quel artista (25).

     A questo punto non sarà inutile evocare lo spirito di cui Malaspina era animato e col quale progettò ed organizzò la spedizione. Era uno spirito altamente scientifico, illuministico e cosmopolita; uno spirito che il ministro Valdés condivideva e che convintamente sempre appoggiò ogni volta che gli fu possibile.

     Quello che certamente fu uno dei principali assiomi del pensiero di Malaspina lo troviamo chiaramente espresso in una sua lettera all'amico Gherardo Rangoni: per favorire il progresso della conoscenza scientifica,- scrive in sostanza Malaspina occorre che lo scienziato, dal suo studio, non lesini consigli all'esploratore, così come occorre che quest'ultimo informi il primo di ogni propria esperienza (26). Concetti non dissimili compaiono nella dissertazione sul passaggio a nord-ovest (27).

    Muovendosi per l'appunto su questa logica Malaspina chiese fin dall'inizio di avvalersi anche dell'apporto di stranieri, la scienza non doveva e non poteva arrestarsi alle frontiere di uno stato. Sempre il ministro Valdés approvò le richieste del Malaspina: al viaggio parteciparono il boemo Tadeo Haenke, l'oriundo francese Louis Née; l'italiano Fernando Brambilla e l'italo-francese Giovanni Ravenet. Inoltre Malaspina poté mettersi in contatto con i maggiori dotti dell'epoca, da Joseph Banks ed Alexander Dalrymple a Joseph-Jeróme de Lalande, da Lazzaro Spallanzani all'Accademia delle Scienze di Torino...

     Vedendo sempre accolta ogni sua richiesta, probabilmente Malaspina che così sarebbe sempre stato, e che mai il governo opposto un rifiuto.

     Possiamo perciò supporre,che, nel giugno 1789, non appena Espinosa gli ebbe comunicato il rinvenimento della relazione di Ferrer Maldonado nell'Archivo de Indias, Malaspina - mentre chiedeva a Valdés l'autorizzazione a trasmettere quel documento agli scienziati stranieri (28), in piena coerenza con i sentimenti che lo animavano - senza attendere la risposta (e già sicuro che essa sarebbe stata positiva) abbia fatto eseguire delle trascrizioni di quel documento e le abbia affidate all'amico e collega José de Mendoza y Rios. Costui, ormai in procinto di passare in Francia e poi in Inghilterra (ove avrebbe incontrato i maggiori geografi di quei paesi) rappresentava senz'altro il canale migliore. Oltretutto (poterono pensare i due ufficiali) offrire la primizia di un documento inedito (e con importi varianti rispetto al testo già conosciuto) era un'ottima premessa per procurarsi la collaborazione e l'appoggio di quei dotti. E non dimentichiamo che Malaspina si attendeva consigli e strumenti!

     Accadde invece che il 30 giugno 1789 Antonio Valdés scrisse a Malaspina che il re proibiva che si parlasse della relazioni di Ferrer Maldonado con qualsiasi scienziato straniero (29). E' possibile che il comandante della spedizione abbia ricevuto le imprevista risposta quando già Mendoza era in possesso della copia del documento o, addirittura, quando già essa era sulla strada di Parigi.

     Non sappiamo (ammesso che le cose siano andate come qui si sta ipotizzando) se Malaspina abbia fatto subito tutto il possibile per non dar luogo a quell'involontario "spionaggio"; né sappiamo ancora se Mendoza, a sua volta, non volle o non poté evitare che Buache parlasse del rinvenimento e lo menzionasse.

     Quel che è certo, è che da quel momento Alessandro Malaspina - nel comprensibile intento di allontanare dai lavori del spedizione ogni possibile motivo di attrito con il governo - tentò in tutti i modi di "prendere le distanze" dalla relazione di Ferrer Maldonado: ignorò sistematicamente l'esistenza di un esemplare di quella relazione nell'Archivo de Indias e trattò sempre la questione come se Buache si fosse fondato sul testo tratto dal Muñoz nell'archivio del duca deII'Infantado, ossia su un testo già di pubblico dominio da anni, e della cui diffusione non gli si sarebbe potuto muovere alcun appunto.

     Quel tentativo di "intorbidare le acque" dovette riuscire in pieno, fino al punto che lo stesso Fernández de Navarrete fu persuaso (oppure, d'accordo con Malaspina, mostrò d'esser persuaso) che Buache avesse illustrato il documento del duca dell'Infantado (30).

     Tuttavia, se anche apparentemente nulla trapelò, si direbbe che quell'episodio non sia rimasto privo di conseguenze nei rapporti personali dei vari protagonisti.

     Infatti, da qualche cenno nelle lettere di Malaspina sembra desumersi che la sua stima nei confronti di Mendoza si fosse incrinata (31); e nella confutazione di Bustamante (il quale, non poteva essere all'oscuro della vicenda) affiorano espressioni di larvata riprovazione (32). Quanto ad Espinosa - protagonista del rinvenimento - possiamo dire che fu il personaggio che maggiormente dovette risentire dell'incidente: in obbediente silenzio doveva assistere all'occultamento della sua scoperta.

     E forse da  ció nacquero i suoi noti (ma altrimenti inspiegabili) dissapori con Malaspina (33). Forse, durante il viaggio che lo portava ad incorporarsi alla spedizione, Espinosa ne parlò con Ciriaco Cevallos.

     Anche costui - non dimentichiamolo - ci cimentò poi in una confutazione della relazione di Ferrer Maldonado; e forse non a caso Malaspina (che poté aver sentore della cosa) formulò giudizi critici anche su quest'ufficiale (34).

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     A questo punto occorre avvertire che la ricostruzione qui esposta non trova concordi tutti gli studiosi che si sono occupati o stanno occupandosi della campagna del Nord-Ovest della Spedizione Malaspina. Tale autorevoli posizioni non possono essere ignorate. Vi è, infatti, chi si mantiene fedele alla tesi che la versione della relazione di Ferrer Maldonado trovata da Espinosa y Tello non fosse altra che la medesima già copiata dal Muñoz nell'archivio dei duca dell'Infantado (35).

     A sostegno di tale tesi viene portato il manoscritto 1777 (carte 1-14) del Museo Naval di Madrid. Tuttavia, a ben vedere, quel medesimo documento può essere utilizzato per rafforzare la nostra tesi. La trascrizione della memoria di Ferrer Maldonado che compare in tale manoscritto fu eseguita da Fabio Ala Ponzone, Juan Gutiérrez de la Concha e Fernando Quintano (36) e sicuramente fu maneggiata dagli ufficiali della spedizione sia prima che durante il loro viaggio (37). Ora, è pur vero che tale documento è indubitabilmente una copia della copia del Muñoz (38), ma - ecco il punto più interessante - in nessun luogo dello scritto compare la dicitura che esso sia stato copiato nell'Archivo de Indias, né che vi abbia collaborato in qualche modo Espinosa (39). Ora, poiché sappiamo che l'Archivo de Indias non fu l'unico archivio rovistato dagli ufficiali della spedizione, nulla vieta di pensare che questa copia sia stata realizzata altrove (e, forse,anche allo scopo di paragonarne il testo all'altra), o nell' Academia de la Historia o, più probabilmente ancora, che sia stata tratta dalle carte dello stesso Muñoz, il quale sicuramente avrà fornito all'équipe di Malaspina ogni documento in suo possesso, potenzialmente utile alla spedizione.

     Non resta che augurarsi che il fortunato rinvenimento di qualche altra carta permetta di depennare da questo argomento i tanti "forse" che, al momento, per prudenza abbiamo voluto lasciare. Se così sarà, se ne potrà concludere che la passione di Malaspina nei confronti della conoscenza scientifica era così forte in lui -da sovrastare qualsiasi altro sentimento e da spingerlo perfino a gesti precipitosi, non preventivamente supportati dall'appoggio dei superiori. Un atteggiamento analogo, del  resto, da quello che lo condurrà, anni dopo, alla rovina ed  alla solitudine nell'isolato castello di San Antón.

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(*) Questo scritto è apparso (tradotto in inglese) nel volume di R. INGLIS (ed.), Spain and the North Pacific Coast. Essays in Recognition of the Bicentennial of the Malaspina Expedition 1791-1792, Vancouver Maritime Museum Society, 1992, pp.  119-124.

(1) Una prima esposizione del problema è stata offerta nel convegno malaspiniano tenutosi a Mulazzo (Massa Carrara, Italia) nel maggio 1987. Cfr. I.LUZZANA CARACI e D.MANFREDI, «Alessandro Malaspina e la questione dello Stretto di Maldonado», in Atti del Convegno "Alessandro Malaspina e la cultura del suo tempo", Memorie della Accademia Lunigianese di Scienze Giovanni Capellini, LIX (1989), pp. 149-156.

(2)  P.NOVO Y COLSON, Viaje poliltico-científico alrededor del mundo por las corbetas "Descubierta" y "Atrevida" al mando de los capitanes de navio d.Alejandro Malaspina y don José de Bustamante y Guerra desde 1789 a 1794, Madrid, Impr.Viuda de Abienzo, 1885, pp. 1-2.

(3)  Archivo del Museo Naval, Madrid (da qui innanzi: AMNM), Ms. 583, cc. 47 v.-48. Una copia manoscritta di tale documento fu fornita nel 1828 dal diplomatico d'Austria a Madrid Lazzaro Brunetti (che l'aveva ottenuta da Bauzá) allo studioso Massimiliano Ricca. In tale lettera Malaspina scriveva, fra altre cose:
 «Entre los preciosos documentos extractados por José Espinosa en el Archivo de Indias merece sin duda el primer lugar la narración del viaje de Ferrer Maldonado sobre el paso o comunicación entre los mares Pacífico y Atlántico [...] IIeva efectivamente consigo todos los carácteres de autenticidad....». E concludeva: « ... me parecería oportuno [...] se hicieser públicos los cimientos sobre que apoya» (Archivio Provinciale dei PP. Scolopi, Firenze, fasc. Ricca/Malaspina).

(4)  AMNM, Ms. 583, c. 83 v.

(5) AMNM, Ms. 278, cc. 87-88; Ms. 583, c. 112.

(6) Sull'enigmatica figura di Lorenzo Ferrer Maldonado v. il recente studio di C. ASENJO SEDANO, «El misterioso navegante descubridor Lorenzo Ferrer Maldonado, siglos XVI-XVII», Revista Historia Naval, VI (1988), 22, pp.17-25. Cfr. altresì l'analisi del preteso viaggio condotta da G.PENNESI, «Lorenzo Ferrer Maldonado e il passaggio N.-O.», Bollettino della Società Geografica Italiana, a. XVIII vol. XXI, Ser. II vol. IX (1884), pp. 623-651.

(7) Archivo del Ministerio de Asuntos Exteriores, Madrid, Ms. 13, cc. 123 r.- 129 r. La prossima pubblicazione di tale memoria è stata recentemente annunciata da Maria Dolores Higueras Rodríguez; si tratterà di un contributo storiografico assai importante e, forse, da un attento esame di tale testo si potra' trarre la conclusione che lo stesso Malaspina attinse dallo scritto del collega molte fra le osservazioni poi riversate nella propria dissertazione: come già si è detto, non vi sono dubbi che il documento di Bustamante sia anteriore all'altro.

(8) L.PICANYOL, Lo Scolopio Massimiliano Ricca e il suo elogio grande Navigatore Marchese Alessandro Malaspina, Roma, PP.Scolopi di S.Pantaleo, 1935, pp. 58-59.

(9) «Disertación escrita por D.Alejandro Malaspina sobre la legitimidad de la navegación hecha en 1588 por Ferrer Maldonado..», in M.FERNANDEZ DE NAVARRETE, Examen histórico-crítico de los viajes y descubrimientos apócrifos del Capitan Lorenzo Ferrer Maldonado, de Juan de Fuca e del almirante Bartolomé de Fonte, t. XV di M.SALVA' e P.SAINZ DE BARANDA (ed.), Colección de documentos inéditos para la historia de España, Madrid, Impr.Viuda de Calero, 1849, pp. 5-264; v. pp. 228 e segg. Altre edizioni sono in  P.NOVO Y COLSON, op. cit., pp. 183-190; M.PALAU, A.ZABALA, B.SAIZ (ed.), Diario de viaje de Alejandro Malaspina, Madrid, El Museo Universal, 1985, pp. 292-307.

(10) M. FERNANDEZ DE NAVARRETE, op. cit., p. 80.

(11) Ibidem, p.92.

(12) L. FERRER MALDONADO, Imagen del mundo sobre la esfera, cosmografía y geografía teórica de planetas y arte de navegar, Alcalá, 1626.

(13) M.FERNANDEZ DE NAVARRETE, op. cit., p. 92.

(14) PH.BUACHE, Considerations géographiques et phisiques sur les nouvelles découvertesa au Nord-Est de l'Asie et au Nord-Ouest de l'Amerique. Avec memoires relatifs, Paris, Dezauche, 1781.

(15) M.FERNANDEZ DE NAVARRETE, op. cit., p. 77.

(16) Fundación Universitaria Española, Madrid, Archivo del Conde de Campomanes, Cat. 14-24.

(17) E.MALO DE LUQUE, Historia política de los establecimientos ultramarinos de las naciones europeas, Madrid, A. de Sancha, t. IV, 1788, pp. 584-589. Malo de Luque è lo pseudonimo di M.Jiménez de Gongora y Lujan duca di Almodóvar.

(18) v. Introducción (di M.FERNANDEZ DE NAVARRETE)  alla Relación del viaje hecho por las goletas Sutil y Mexicana en el año de 1792 para reconocer el Estrecho de Fuca, Madrid, Imprenta Real, 1802, p. LII, nota 1. Di tale pubblicazione esistono anche due ristampe anastatiche: Madrid, Porrua, 1958; Madrid, Museo Naval, 1991. Desideriamo segnalare anche il volume The Voyage of Sutil and Mexicana. 1792 (Translated with an introduction of J.KENDRICK), Spokane (Wash.), A.H. Clark Co., 1991; esso ha il merito di restituire il testo alla sua originalità, sfrondandolo dalle parti arbitratiamente aggiuntevi dal curatore dell'edizione del 1802.

(19) Le osservazioni di Cevallos furono pubblicate congiuntamente alla traduzione in spagnolo (effettuata da Navarrete) della memoria di Buache.

(20) Disertación escrita....., cit., p. 235.

(21) Lettera di Malaspina a Gherardo Rangoni, del 15 settembre 1790, in L.PICANYOL, op. cit., p. 45. Cfr. anche, ibidem, p. 57.

(22) Ed è lo stesso Malaspina che lo mette in evidenza; cfr. Disertación escrita .... cit., pp. 239-240.

(23) P.NOVO Y COLSON, op. cit., p. 145.

(24) Sul Mendoza v. M. DUFLOT DE MOFRAS, Mendoza et Navarrete, Paris, Impr. Royale, 1845, pp. 7-13.

(25) C.SOTOS SERRANO, Los pintores de la Expedición de Alejandro Malaspina, Madrid, Real Academia de la Historia, 1982, t. I, p. 184 doc. 41; p. 186 doc. 50.

(26) Lettera del 20 gennaio 1789, in L. PICANYOL, op. cit., p. 39.

(27) Disertación escrita...., cit., p. 229.

(28) v. nota 3. Una copia di tale documento si trova anche nell'Archivio Provinciale dei PP. Scolopi, Firenze, Fasc. Ricca/Malaspina .

(29) AMNM, Ms. 278, c. 53. La lettera è pubblicata da C.SOTOS SERRANO, op. cit., t. I, p. 188 doc. 57.

(30) M.FERNANDEZ DE NAVARRETE, op. cit., p. 92.

(31) Lettere di Malaspina a Paolo Greppi, del 23 agosto 1790 e del 17 febbraio 1795, in C. CASELLI, Alessandro Malaspina e la sua spedizione scientifica intorno al mondo, Milano, Alpes, 1929, pp. 163, 191.

(32) Doc.cit. in nota 7; v. c. 123 r.

(33) Rammentiamo che, al termine del viaggio, Malaspina non chiesi alcuna promozione per Espinosa (e la cosa appare strana, poiché Espinosa fu effettivamente un ufficiale di alto valore); costui, per suo conto, non esitò a lamentarsi con il ministro Valdés del malevolo atteggiamento assunto nei suoi confronti dal comandante fin dal momento in cui giunse ad Acapulco. Cfr. M.D. HIGUERAS RODRIGUEZ, Catálogo critico de los documentos de la Expedición Malaspina (1789-1794) del Museo Naval, Madrid, Museo Naval, 1985, t. I, p. 225 doc.1142.

(34) V. GONZALEZ CLAVERAN, La expedición científica de Malaspina en Nueva España. 1789-1794, México, El Colegio de México, 1988, p. 456.

(35) Cfr. M.D. HIGUERAS RODRIGUEZ - M.L. MARTIN-MERAS, «La Expedición Malaspina en la costa Noroeste de América Septentrional en 1791», studio introduttivo a Relación del viaje hecho por las goletas Sutil - Mexicana en el año 1792 para reconocer el Estrecho de Juan de Fuca, Madrid, Museo Naval, 1991, p.12 nota 9; M.D.HIGUERAS RODRIGUEZ, Catálogo crítico, cit., vol.III, scheda n.3286.

(36) Tutti tre tali ufficiali facevano parte del gruppo che, agli ordini di José Espinosa y Tello, aveva il compito di copiare documenti nei più importanti archivi pubblici e privati di Spagna.

(37) Comunicazione cortesemente fornitami da Lola Higueras (aprile 1991). In questa sede avverto più che mai l'obbligo di ringraziare l'autorevole studiosa, sempre fraternamente al mio fianco nelle ricerche malaspiniane, anche e soprattutto nei (rari) momenti in cui le nostre opinioni divergono.

(38) I copisti, infatti, copiarono anche la nota terminale del Muñoz, redatta il 24 marzo 1781, data in cui lo storiografo della Real Armada finì di trascrivere la relazione del Ferrer Maldonado nell'archivio del duca dell'Infantado. Ancora una volta vogliamo sottolineare quanto appaia improbabile (per non dire impossibile) che Malaspina abbia ardito presentare al Valdés - come se fosse una scoperta della propria équipe -un documento copiato e firmato dal Muñoz ben sette anni prima. Tale documento è pubblicato (compreso la nota finale del Muñoz) da Novo y Colson; ma è bene avvertire che tale edizione presenta e errori di stampa non lievi (per esempio, errori nel numero delle leghe, inversioni fra l'Est e l'Ovest ... ), per cui, se possibile, si consiglia sempre di ricorrere all'esame dei manoscritti.

(39) A proposito dell'Archivo de Indias di Siviglia e del sivigliano José Espinosa y Tello, merita di essere qui espressa un'ultima osservazione ed un'ipotesi. Malaspina dichiara che la relazione di Ferrer Maldonado si trova soltanto nell'archivio del duca dell'infantado (v. nota 20); Fernàndez de Navarrete, a sua volta, nega che Muñoz ne abbia trovato un esemplare a Siviglia. Ora, considerando che José de Espinosa a Siviglia doveva godere di considerevoli facilitazioni (era figlio di Miguel Espinosa y Maldonado, Conde del Aguila, uno fra i massimi notabili della città, oltre che uomo di vaste letture e rinomato bibliofilo), non è azzardato supporre che il giovane ufficiale abbia potuto lavorare all'interno dell'archivio con una certa libertà e, forse, abbia addirittura avuto la possibilità di prelevare il manoscritto, anziché sottoporsi alla fastidiosa opera di ricopiatura- Cfr. altresì (per quanto riguarda le ricerche del Muñoz) M. FERNANDEZ DE NAVARRETE, op. cit., pp. 92-93. Su Manuel Espinosa y Maldonado v. F. AGUILAR PINAL, «El Conde del Aguila, insigne bibliófilo sevillano del siglo XVIII», Temas Sevillanos, Ser. V, Sevilla, 1972, pp. 45-49.

Updated: June 13, 2018