ALESSANDRO MALASPINA

E LA QUESTIONE DELLO STRETTO DI MALDONADO (*)

di Ilaria Luzzana Caraci e Dario Manfredi


     Nella storia delle esplorazioni il nome di Alessandro Malaspina è rimasto legato alla dimostrazione dell'inesistenza di quella via marittima tra.le coste nord-orientali e quelle nord-occidentali del continente americano che per oltre due secoli cosmografi e cartografi avevano ipotizzato a latitudini diverse, ma generalmente comprese tra i 50' e i 60° N, e che molti esploratori avevano invano cercato.

    Nel 1728 Vitus Bering, navigando nello stretto che porta il suo nome fino a 67° N, aveva dimostrato che tra Asia e America esisteva un profondo braccio di mare, ma, impossibilitato dalla presenza dei ghiacci a procedere oltre, s'era dovuto convincere che mai quel passaggio avrebbe potuto divenire una via di comunicazione tra oriente e occidente. Era così ripresa, più tenacemente di prima, la ricerca di una via alternativa, incisa nella massa delle terre periartiche americane a latitudini più basse, come sembravano far sperare le relazioni di alcuni viaggiatori dei secoli precedenti, quali Juan de Fuca e l'ammiraglio Fonte. Per cercarla erano state organizzate molte spedizioni, sia dalla Spagna, interessata a tutelare con il controllo di un eventuale passaggio a nord-ovest il suo monopolio delle rotte circumamericane, sia dalle altre grandi potenze marittime del tempo, e in primo luogo dall'Inghilterra, che con la scoperta e il possesso del passaggio avrebbe potuto svincolarsi dalla dipendenza da quelle rotte.

    L'importanza di una migliore conoscenza delle coste nord-occidentali del Nuovo Mondo era poi andata crescendo nel corso del XVIII secolo, anche perché esse si erano rivelate economicamente interessanti a causa della considerevole quantità di pelli pregiate che cominciavano a fornire.

    A partire dagli anni '70 vennero perciò intensificati gli sforzi per l'esplorazione di quelle coste, senza però giungere alla definitiva soluzione del problema geografico di fondo (1).

     Il 13 novembre 1790 Philippe Buache, geografo, omonimo del suo più celebre padre e sostenitore dell'esistenza del passaggio a nord-ovest, aveva dato notizia all'Accademia delle Scienze di Parigi del ritrovamento della relazione di un antico viaggiatore, Lorenzo Ferrer Maldonado, il quale asseriva d'aver navigato nel 1588 a nord dell'America, dalle acque dello Stretto del Labrador a quelle dello Stretto di Anian, cioè dall'Atlantico al Pacifico, entrando in quest'ultimo attraverso un canale angusto e difficile da intravvedere, posto a 60° N. Dunque, concludeva il Buache, un passaggio tra i due oceani a quelle latitudini esisteva; si trattava solo di riconoscerne l'imboccatura sulle coste nord-occidentali dell'America, note allora solo a grandi linee, e poi di percorrere a ritroso il viaggio di Maldonado. Quanto all'autenticità della relazione, il Buache se ne diceva convinto, basandosi sulla autorità del "Signor Mendoza, ufficiale della Marina di Spagna, conosciuto dall'Accademia per la sua intelligenza e il suo zelo", dal quale dichiarava d'aver ricevuto la "copia fedele" del documento (2).

     La comunicazione del Buache, per la sede prestigiosa nella quale era stata letta e per la notorietà del suo autore, ebbe immediata ripercusione negli ambienti politici di mezz'Europa. Preoccupato per questo nuovo interesse per territori che considerava di propria competenza, il governo spagnolo si affrettò a prendere provvedimenti. Alessandro Malaspina era allora uno dei più qualificati navigatori di cui poteva disporre, della sua spedizione faceva parte un'équipe di tecnici e scienziati di prim'ordine. Per di più egli si trovava già in acque americane e doveva giungere ad Acapulco nei primi mesi del 1791.

     Al Viceré della Nuova Spagna, conte di Revillagigedo, fu dato immediatamente l'incarico di trasmettere a Malaspina, non appena fosse arrivato, l'ordine di proseguire l'esplorazione della costa occidentale dell'America alla ricerca dello Stretto di Maldonado (3).

     Cosi, tra il giugno e il luglio 1791, la Descubierta e l'Atrevida effettuarono la "campagna del nord-ovest" (4), condotta con meticoloso puntiglio anche se, stando a quanto scrive Malaspina, egli era già allora piuttosto scettico riguardo all'esistenza dello stretto (5). I fatti dimostrarono che aveva ragione, ed egli potè inserire nel Diario una dotta Disertación, contestando quanto affermato dal Buache (6).

     Osserviamo, per inciso, che delle considerazioni esposte da Malaspina in questa Disertación si servirono abbondantemente tutti coloro che in seguito ripresero in esame la questione, a cominciare dal Navarrete, che, a quel che sembra, collaborò con Malaspina alle ricerche bibliografiche e alla trascrizione dei documenti relativi al Maldonado inseriti nel Diario (7).

     Il merito della Spedizione Malaspina per la soluzione di un problema geografico secolare è indubbio, anche se le vicende successive, che fecero dimenticare i risultati conseguiti assieme al nome del comandante, non permisero che fosse riconosciuto se non molto tardi.  E' significativo il fatto che lo stesso Navarrete, trattando della relazione di Ferrer Maldonado nei Viaggi apocrifi (8), abbia cercato di dirottare in qualche misura l'attenzione sulla spedizione delle golette Sutil e Mexicana, il cui compito era stato in realtà molto diverso, trattandosi di verificare l'esistenza di un altro ipotetico stretto a nord-ovest, quello di Juan de Fuca (9).

     Si deve al Pennesi il merito di aver riportato l'attenzione, parecchi anni più tardi, su Alessandro Malaspina e sui risultati delle sue esplorazioni, a conclusione delle polemiche suscitate dalla pubblicazione della copia della relazione dei Maldonado conservata nella Biblioteca Ambrosiana di Milano e ritrovata dall'Amoretti (10).

     Oggi quelle esplorazioni ci sembrano poca cosa in confronto a quelle compiute da altri grandi navigatori del Settecento, e soprattutto in confronto all'enorme mole di acquisizioni scientifiche e alle lungimiranti considerazioni socio-politiche che fanno della Spedizione Malaspina un modello di modernità ed efficienza. Ma non bisogna dimenticare quanto fosse importante per la geografia della fine del XVIII secolo il problema del passaggio a nord-ovest. Si può dire anzi che in una prospettiva storica il viaggio delle corvette Descubierta e Atrevida alle coste nord-occidentali dell'America rappresenti una tappa fondamentale per la conoscenza della Terra  (11).

*   *   *

     Riesaminando i documenti relativi a quel viaggio, si scopre una curiosissima vicenda, su cui ci è parso opportuno soffermarci un momento. Essa illumina di una luce inattesa la figura di Alessandro Malaspina e può servire a spiegare, almeno in parte, certi avvenimenti successivi.

     Riferendo nel Diario la sua esperienza e parlando del discorso del Buache, Malaspina usa un tono, come sempre, distaccato, scientificamente preciso ed essenziale. Nel suo commento evita qualsiasi accenno al modo in cui la relazione di Maldonado era giunta in mano al geografo francese, che accusa però, più o meno direttamente, di aver dato un credito immeritato a uno scritto antico, e perciostesso dubbio e poco corretto (12). Cita Malo de Luque, il quale - a suo dire - riportandolo in estratto, avrebbe mostrato qualche perplessità in proposito, incerto tra l'autenticità del documento e la evidenza delle prove contrarie (13). In sostanza, Malaspina si comporta come se la relazione di Ferrer Maldonado fosse stata considerata da lui sempre apocrifa e poco credibile.

     In realtà, poco tempo prima di partire dalla Spagna, era stato di tutt'altro avviso. Il 9 giugno 1789 aveva scritto al ministro della Marina, Antonio Valdés, una lettera, oggi conservata nel Museo Naval di Madrid, che mostra come egli fosse convinto, in quel momento, dell'esistenza dello Stretto di Maldonado.

     «Entre los preciosos documentos extractados por José Espinosa en el Archivo de Indias - diceva - merece sin dudas al primer lugar la narración del viaje de Ferrer Maldonado, sobre el paso o comunicación entre los mares Pacífico y Atlantico». Questo diario - continuava - «extractado por el autor de la Historia Politica de los Estabiecimientos Ultramarinos de las Naciones Europeas [cioè Malo de Luque] Ileva efectivamente consigo todos los caracteres de autenticidad». Perciò, «el diario, o Narración indicada, exije que las tierras baxas de la America desde los 50 a los 65 de latitud se examinen atentamente» (14). E concludeva: «me pareceria oportuno.. se hiciesen publicos los cimientos sobre que apoya» (15).

     Sulla base di questo e di altri documenti, possiamo tentare di ricostruire ciò che dovette avvenire in quei giorni. Incaricato dai suoi superiori di ricercare negli archivi di Spagna ogni possibile documento utile alla spedizione che si stava preparando, José Espinosa y Tello, ventiseienne brillante ufficiale della Real Armada, aveva rintracciato nell'Archivo de Indias di Siviglia un manoscritto della relazione di Ferrer Maldonado e subito si era affrettato a trasmetterlo a Malaspina (16). Stando a quanto afferma il Navarrete - che però, si noti, non parla dell'Archivo de Indias - si sarebbe trattato di una copia redatta da Juan Bautista Muñoz nel 1781 sulla base di un documento dell'archivio del Duca del Infantado, a cui la relazione del Maldonado era giunta nel 1775 per il tramite di un non meglio specificato abate francese (17).

     Da questa copia parrebbe tratto, seppure inesattamente - afferma sempre Navarrete - il «circumstanciado extracto» utilizzato dal Duca di Almodóvar, altrimenti noto con lo pseudonimo di Eduardo Malo de Luque, nel IV tomo (XXIV capitolo) della sua Historia (18).

     Tuttavia viene il sospetto che il Navarrete non fosse ben informato. Se infatti il manoscritto fosse stato quello dei Muñoz, né Espinosa avrebbe potuto vantare una grande scoperta, né Malaspina si sarebbe precipitato a riferirla al Valdés, nella forma che abbiamo visto. La lettera del giugno 1789, pur citando l'estratto del Duca di Almodóvar, non dice affatto che questi si fosse servito dello stesso documento.

     E' d'altra parte impensabile che sia Espinosa sia Malaspina non si fossero accorti d'aver sottomano la trascrizione dei Muñoz, dato che questa porta una precisa postilla, nella quale viene chiaramente specificato che si tratta di una copia eseguita dal grande americanista (19). Con tutta probabilità perciò il manoscritto trovato da Espinosa nell'Archivo de Indias doveva essere un'altra copia, seicentesca, della relazione di Maldonado, una copia che forse in seguito sparí dalla circolazione.

     Ad ogni modo, senza attendere l'autorizzazione del Valdés e sicuro che, come sempre, il ministro avrebbe approvato le sue scelte, Malaspina fece fare a sua volta delle copie della relazione e le affidò al Mendoza, con l'incarico di farle pervenire alle accademie e agli scienziati delle principali capitali europee.

     José Mendoza y Ríos (20), uno dei più intelligenti e colti giovani ufficiali della Real Armada, lavorava in quei giorni a stretto contatto con Malaspina, com'è dimostrato da diversi documenti del Museo Naval di Madrid (21), preparandosi a lasciare la Spagna per un viaggio durante il quale avrebbe dovuto ricercare in varie parti d'Europa informazioni, contatti, libri, carte e strumenti necessari a costituire un moderno centro di studi marittimi per la preparazione degli ufficiali dell'Armada, secondo le prospettive riformistiche del Valdés. Con l'occasione, Mendoza avrebbe dovuto occuparsi anche dell'invio in patria dei materiali richiesti all'estero da Malaspina per l'allestimento della sua Spedizione (22). Dovette perciò partire di lì a poco e prima di raggiungere Londra, dove sostò qualche tempo, fu a Parigi, consegnando al Buache una delle copie della relazione di Maldonado che il suo collega ed amico gli aveva affidato.

     Poco dopo Malaspina ricevette la lettera del Valdés con l'ordine di mantenere il segreto sulla scoperta di Espinosa (23) e, se fece in tempo ad avvisare Mendoza di non divulgarla ulteriormente, non riusci evidentemente a impedire che il Buache se ne servisse. Forse anzi nemmeno lo volle; del resto la pubblicazione, seppur parziale, fattane dal Duca di Almodóvar sembrava mettere al riparo lui e i suoi compagni dall'accusa d'aver fatto conoscere all'estero un documento riservato.

     Ma le dichiarazioni del Buache rivelarono inequivocabilmente ai suoi superiori l'ingenua e probabilmente involontaria scorrettezza che in un momento di comprensibile entusiasmo aveva compiuto (24); una scorrettezza che, tenuto conto della ferrea disciplina militare e delle ragioni di stato del tempo, dovette apparire ben più grave di quanto oggi si possa immaginare.

     Probabilmente vi fu uno scambio di accuse e uno scarico di responsabilità tra i tre ufficiali coinvolti nell'affare. Certo, da quel momento, i rapporti tra Malaspina e Espinosa da una parte, e tra lui e Mendoza dall'altra si deteriorarono. Non è un caso forse che gli unici dissapori che sorsero nel corso della spedizione riguardano i primi due (25) e che nelle lettere di Malaspina a Paolo Greppi si accenni al Mendoza in uno strano modo, che tra reticenze e allusioni sembra sottointendere un logoramento dell'antica amicizia (26).

     Tenendo conto di tutto questo, si spiega anche la posizione assunta da Malaspina nel Diario a proposito della veridicità della relazione di Ferrer Maldonado.

     L'impegno polemico con cui, con precisione scientifica, la contesta punto per punto, quando prima di partire l'aveva ritenuta credibile, non era infatti solo la logica conseguenza delle sue ricerche dirette, ma forse anche un modo per prendere le distanze dal Buache e per far dimenticare quanto era avvenuto (27).
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(*) Comunicazione presentata al convegno "Alessandro Malaspina e la cultura del suo tempo", Mulazzo, 12-13 maggio 1987, e pubblicata su Memorie della Accademia Lunigianese di Scienze «Giovanni Capellini», Classe Scienze Storiche e Morali, LIX 1989), pp. 147-156. Rispetto a tale pubblicazione, qui è stata modificata la forma dei riferimenti bibliogroafici. Le lettere di Malaspina pubblicate da L. Picanyol e C. Caselli, e citate nelle note, hanno avuto una successiva più accurata edizione: v. D. MANFREDI, Alessandro Malaspina e Fabio Ala Ponzone. Lettere dal Vecchio e Nuovo Mondo (1788-1803), Bologna, Il Mulino, 1999.

1)  Sulle spedizioni spagnole alla ricerca del passaggio cfr. Relación del viage hecho por las goletas "Sutil" y "Mexicana " en el año de 1792 para reconocer el Estrecho de Fuca, Madrid, Impr. Real, 1802, pp. I - CLXVII.

2) Ph. BUACHE, Memoria sobre el descubrimiento antiguo del paso del noroeste ò del mar Océano al del Sur por la parte septentrional de la América. Leida en la Real Academia de Ciencias de Paris por M.r Buache Geògrafo mayor de S. M. Cristianisima. La memoria, tradotta in spagnolo dal Navarrete, fu edita (e confutata) in Spagna dapprima da Ciriaco Cevallos (Isla del León, 1798) e quindi - inserita nel Diario de Viaje di Malaspina - ripubblicata da P. NOVO Y COLSON, Viaje político-científico alrededor del mundo por las corbetas Descubierta y Atrevida al mando de los capitanes de navio D. Alejandro Malaspina y Don José de Bustamante y Guerra desde 1789 a 1794, Madrid, Impr. Viuda e Hijos de Abienzo, 1885, pp.144-149. In questa sede abbiamo utilizzato la copia manoscritta già posseduta da Felipe Bauzá, British Library, Londra, ms. 17622, cc. 137 r - 150 v.

3) Sull'opportunità di tale ricerca, già implicitamente riconosciuta il 10 settembre 1788 nel progetto iniziale della spedizione (cfr. Plan de un viaje científico y polìtico..., in P. Novo y Colson, Op. cit, pp. 1-2) ed espressamente caldeggiata il 9 giugno 1789 (cfr. nota 14), Malaspina era andato progressivamente raffreddandosi. Il 15 settembre 1790 scriveva all'amico Gherardo Rangoni: « ..... i belli indizi che ci da Ferrer Maldonado ... non paiono del tutto improbabili... » (L. PICANYOL, Lo Scolopio Massimiliano Ricca e il suo elogio sul grande navigatore Marchese Alessandro Malaspina, Roma, PP. Scolopi di S. Pantaleo, 1935, p. 45). Il 27 marzo 1791, da Acapulco, l'ufficiale illustrava al ministro della Marina Antonio Valdés le ragioni che, a suo giudizio, consigliavano di rinunciare alla campagna del nord-ovest (M.D. HIGUERAS RODRÍGUEZ, Catàlogo crìtico de los documentos de la Expediciòn Malaspina (1789-1794) del Museo Naval, Madrid, Museo Naval, 1984, I, doc. 699); lo stesso giorno - evidentemente già persuaso che le sue argomentazioni, ancora una volta, sarebbero state raccolte dal ministro - pregava il Viceré Revillagigedo di informare Bustamante (il quale, con l'Atrevida, stava per giungere a San Blas) del mutato programma (Id, doc. 700). Nel frattempo però era giunto a Madrid il testo della memoria presentata dal Buache, cosicché Antonio Valdés, il 22 dicembre 1790, aveva inoltrato a Malaspina l'ordine reale di effettuare la progettata campagna (Id, doc. 695). Per aver maggiori probabilità che l'istruzione pervenisse tempestivamente ai responsabili della spedizione, il ministro volle che una copia fosse inviata ad Acapulco ed un'altra a San Blas. Bustamante ricevette la seconda, in questo porto, il 10 aprile 1791 (cfr. il Diario di J. de Bustamante y Guerra, ms. 13, c. 111 v., in Arch. Ministerio Asuntos Exteriores, Madrid); Malaspina a sua volta ebbe il plico di Acapulco l'8 aprile o appena prima (M.D. HIGUERAS RODRÍGUEZ, Op. cit., I, doc. 702).

4) Le corvette si trovarono ad Acapulco il 20 aprile 1791; il giorno successivo gli ufficiali si riunirono a bordo dell'Atrevida, discussero gli aspetti organizzativi dell'immimente campagna (cfr. P. NOVO Y COLSON, Op. cit., p. 132) e certamente valutarono anche le argomentazioni del Buache. Le navi salparono il 10 maggio e rientrarono nella Nuova Spagna, a Monterey, l'11 settembre di quel medesimo anno.

5) Cfr. la lettera di Malaspina al fratello Azzo Giacinto (in L. PICANYOL, Op. cit., p. 57; ma la data indicata dal curatore è errata); in altra, al medesimo, da Acapulco, 27 aprile 1791, riferendosi alla memoria di Ferrer Maldonado, scrive: «....l'ho sempre creduta falsa, quantunque mi fossi determinato di impiegarvi un paio di mesi, ma adesso ne ho ricevuta positiva commissione dalla corte, per una memoria letta all'Accademia delle Scienze ultimamente da M. Buache...» (Id., pp. 58-59).

6) A. MALASPINA, Disertación sobre la legitimidad de la navegación hecha en 1588 por Ferrer Maldonado desde las inmediaciones de Terra Nova al mar Pacífico, y al contrario. Se examinan en esta ocasión les reflexiones del Sr. de Buache presentadas á la Real Academia de Ciencias... Se ne conoscono due copie autografe, conservate nel Museo Naval di Madrid; una incompleta e senza note (ms. 92, cc. 246 r - 251 v), ma non così l'altra (ms. 753, cc. 531 r - 535 r), che, infatti, fu inserita dal NAVARRETE nella Colección de documentos inéditos para la Historia de España, Madrid, Impr. Viuda de Calero, 1849, XV, pp. 228-250. Si veda anche P. NOVO Y COLSON, Op. cit., pp. 183-190 e M. PALAU, A. ZÁBALA e B. SÁIZ (eds.), Diario de viaje de Alejandro Malaspina, Madrid, Ed. El Museo Universal, 1984, pp. 292-307. E' interessante confrontare la Disertación di Malaspina con un documento analogo scritto da Bustamante. Esso s'intitola Reflexiones sobre la Memoria de Monsieur Buache miembro de la Academia de las Ciencias de Paris, leida en 13 de noviembre de 1790, sobre el paso del NO ó del mar Océano al Pacífico por la parte septentrional de la América, Arch. Ministerio Asuntos Exteriores, Madrid, ms. 13, cc. 123 r - 129 r. L'interdipendenza o, meglio, la comune origine dei due documenti ci sembra inconfutabile. Malaspina abbozzò il suo scritto nel 1792 - lo si desume da un riferimento, nel testo, a «el año pasado de 1791Å (ms. 92, cit., c. 247 v) - e Bustamante inserì il suo nel Diario, tra i giorni del 26 aprile e 1° maggio 1791, al dichiarato scopo di precostituire la prova dell'anteriorità della confutazione rispetto ai risultati dell'imminente campagna (ms. 13, cit., c. 123 r). Rammentiamo però che la riunione con Malaspina era avvenuta il 21 aprile e che Bustamante poté inserire quindi considerazioni emerse dal colloquio con il suo comandante e con Ciriaco Cevallos (che, non dimentichiamo, si stava interessando anch'egli alla questione). Con tutto ciò non si vuol insinuare che Bustamante avesse carpito idee a Malaspina, né che costui, l'anno dopo, abbia attinto troppo disinvoltamente dal diario del comandante dell'Atrevida: semmai, se un'indicazione si vuol trarre da questo confronto, essa sta nel fatto che i documenti della Spedizione Malaspina non devono essere troppo "personalizzati", essendo piuttosto il frutto di un lavoro d'équipe. Il Diario di José de Bustamante y Guerra, prossimamente edito a Madrid, offrirà certamente altre prove del metodo di lavoro collegiale messo in atto dai nostri navigatori. Qui vogliamo ringraziare sentitamente la dr.ssa Lola Higueras per averci segnalato l'interessante manoscritto.

7) Cfr. P. NOVO Y COLSON, Op. cit., p. 144, nota 1. Sull'attività del Navarrete in relazione alla Spedizione Malaspina, cfr. B. SOLINAS, «Alessandro Malaspina nella "Correspondance" di Franz Xavier von Zach», Giornale Storico della Lunigiana, XXXVIII (1987), pp. 167-179.

8) M. FERNÁNDEZ DE NAVARRETE, Examen histórico-crítico de los viajes y descubrimientos apócrifos del capitan Lorenzo Ferrer Maldonado, de Juan de Fuca y del almirante Bartolomé de Fonte, in Colección....., cit., XV, pp. 5-213. Per quel che riguarda Ferrer Maldonado, il Navarrete è autore soltanto di quanto scritto fino a p. 93. La sua confutazione (iniziata nel 1792, allorché curò la traduzione dal francese della memoria di Buache) rimase interrotta dopo la conoscenza dei risultati della campagna di Alcalá Galiano e Valdés (cfr. la sua lettera in Correspondance astronomique, géographique, hydrographique et statistique du Baron de Zach, XII (1825) pp. 435-440).

9) M. FERNÁNDEZ DE NAVARRETE, Examen, cit., p. 98, nota 1.

10) Il bibliotecario dell'Ambrosiana, Luigi Amoretti, pubblicò la relazione di Ferrer Maldonado nel 1811 e la ristampò in francese l'anno successivo (Voyage de la Mer Atlantique à l'Océan Pacifique par le N-O dans la Mer Glaciale par le capitain Laurent Ferrer Maldonado l'an MCLXXXVIII, traduit.. par Charles Amoretti..., Plaisance, Impr. Maino, 1812). Subito si scatenò un'accesa polemica su periodici tedeschi, italiani, spagnoli, francesi ed inglesi (cfr. M. FERNÁNDEZ DE NAVARRETE, Op. cit., XV, pp. 251-261). Lindenau, che intervenne per primo, ripetè più tardi le sue argomentazioni sulla Correspondance dello Zach (XII (1825), pp. 553-568 e XIII (1825), pp. 161-177). Tuttavia la disputa rimase allora assai circoscritta e verso la metà del secolo si sopì. Solo nel 1884 Giuseppe Pennesi riprese e suggellò finalmente la questione (G. PENNESI, «Lorenzo Ferrer Maldonado e il Passaggio N-0», Bollettino della Società Geografica Italiana", serie II, IX (1884), pp. 623-651).

11) Lo stesso Malaspina era ben conscio di aver offerto un contributo decisivo alla questione del preteso passaggio. Terminata la campagna nel nord-ovest, in una lettera al Rangoni così ne concludeva il racconto: «Non se ne parli più... e cessino oggi mai tutte le questioni sopra il passaggio del N - 0...» (lettera da Manila, 10 maggio 1792, in L. PICANYOL, Op. cit., p. 50).

12) A. MALASPINA, Disertación, cit., ed. 1849, p. 235. Poco prima, scrivendo a Paolo Greppi, aveva affermato: «questa questione... aveva in sé quanto potesse trovarsi di improbabilità...» (C. CASELLI, Alessandro Malaspina e la sua spedizione scientifica intorno al mondo, Milano, Alpes, 1929, p. 175).

13) E. MALO DE LUQUE, Historia política de los establecimientos ultramarinos de las naciones europeas, Madrid, A. de Sancha, IV (1788), pp. 584-589. Il diplomatico M. Jiménez de Gongora y Luján, duca di Almodóvar, iniziò nel 1784, sotto pseudonimo, la pubblicazione di una vasta opera (rimasta però interrotta dopo il V tomo, nel 1790), che pareva presentarsi al pubblico spagnolo quale traduzione del fortunato trattato di G.T. RAYNAL, Histoire philosophique et politique des établissements et du commerce des Européens dans les Deux Indes (I° ed. 1770; ed. successive nel 1774 e 1780). In realtà l'Almodóvar espunse dal suo lavoro tutti quei giudizi e quei riferimenti che potevano dispiacere alla corte spagnola o, comunque, diffondere nella sua patria i «venenosos efluvios» dei philosophes francesi. Cfr. F. VENTURI, Settecento riformatore, Torino, Einaudi, 1984, IV, 1, pp. 294-295.

14) Arch. Museo Naval, Madrid, ms. 583, cc. 47 v - 48 r (cfr. M.D. HHIGUERAS RODRÍGUEZ, Op. cit., I doc. 286). Una copia manoscritta di tale documento fu fornita nel 1828 allo scolopio Massimiliano Ricca dal diplomatico massese Lazzaro Brunetti, che l'aveva ottenuta da Felipe Bauzá (cfr. Archivio Provinciale PP. Scolopi, Firenze, Fasc. Ricca - Malaspina).

15) Ibidem.

16)  Espinosa aveva cominciato le ricerche fin dal gennaio (M.D. HIGUERAS RODRÍGUEZ, Op. cit, I, docc. 101 e 124).

17)  M. FERNÁNDEZ DE NAVARRETE, Examen, cit., pp. 92-93.

18)  Cfr. la nota 13. Appare sorprendente che lo stesso Navarrete, anni prima, si fosse attribuito il merito di aver ritrovato nel 1792 un'antica copia della relazione di Ferrer Maldonado nell'archivio del Duca del Infantado, di averla segnalata al ministero della Marina e di averla poi letta e confutata alla Real Academia de Historia (v. Introducción alla Relación del viage hecho por las goletas..., cit., p. LII, nota 1). E' palese che non poteva trattarsi che di quella medesima copia già fatta trascrivere dal Muñoz nel 1781, ma - se anche quel ritrovamento poteva aver avuto scarsa eco - non si capisce come potesse essere del tutto sconosciuto agli accademici.

19) Cfr. P. NOVO Y COLSON, Op. cit, p. 144.

20) Sul Mendoza, cfr. la nota dello Zach alla Lettre III di Bauzá, in Correspondance astronomique, geógrafique, hidrografique et statistique du Baron de Zach, III (1919), p. 48; M. DUFLOT DE MOFRAS, Mendoza et Navarrete, Parigi, Impr. Royale, 1845, p. 7-13; F. PAVÍA, Galeria biográfica de los generales de Marina, jefes y personajes notables..., Madrid, 1873, II, pp. 511-515.

21)  M.D. HIGUERAS RODRÍGUEZ, Op. cit. I, doc. 260 (del 9 maggio 1789), 284 (del 9 giugno 1789) e 322 (del 3 e 10 luglio 1789) e anche C. SOTOS SERRANO, Los pintores de la expedición de Alejandro Malaspina, Madrid, Real Academia de la Historia, 1982, I, doc. 50 (del 16 giugno 1789) e 55 (del 26 giugno 1789).

22)  M.D. HIGUERAS RODRÍGUEZ, Op. cit., I, docc. 633 e 641; A. MALASPINA, Diario de viaje, cit. p. 220; C. CASELLI, Op. cit., p. 191.

23)  M.D. HIGUERAS RODRÍGUEZ, Op. cit., I, doc. 310 (del 30 giugno 1789).

24) Buache non soltanto rivelò di aver avuto il documento da Mendoza, ma precisò che questi, dopo averlo discusso con lui, glielo aveva lasciato con piena libertà di utilizzo (P. NOVO Y COLSON, Op. cit., p. 145). Possiamo immaginare le reazioni della corte di Madrid e di tutti gli ufficiali della Real Armada, non appena si conobbe questo fatto. Una eco della disapprovazione sollevata dal comportamento di Mendoza sembra cogliersi nelle Reflexiones di Bustamante (ms 13, cit., c. 123 r).

25) José de Espinosa y Tello fu uno dei pochissimi ufficiali per i quali Malaspina, rientrato dal viaggio, non sollecitò avanzamenti di grado; ciò è davvero singolare, poiché Espinosa era universalmente apprezzato per preparazione, alacrità, intelligenza e buon carattere (M. FERNÁNDEZ DE NAVARRETE, «Don Joseph de Espinosa», Correspondance astronomique, geógrafique, hydrografique et statistique du Baron de Zach, XIII (1825), pp. 274-278; e anche la nota dello Zach, Ibid, III (1919), pp. 46-47). Espinosa, da parte sua, una volta in Spagna, illustrò in una missiva a Valdés (23 dicembre 1794) la «mala voluntad» con cui - a suo giudizio - il comandante aveva condotto la spedizione (M.D. HIGUERAS RODRÍGUEZ, Op. cit., I, doc. 1142).

26) Si vedano le lettere del 23 agosto 1790 e del 17 febbraio 1795, in C. CASELLI, Op. cit., pp. 163 e 191. Presto Mendoza si ritrovò in pieno urto con le massime autorità civili e militari spagnole, al punto che gli fu perfino sospeso lo stipendio. Apprezzato negli ambienti scientifici britannici, il valente astronomo rimase a Londra, ove - forse in un momento di solitudine o scoramento - si uccise il 3 marzo 1816.

27) Forse un ulteriore indizio dell'attendibilità della nostra ricostruzione può scorgersi nel fatto che Malaspina, nell'inserire nella narrazione del suo viaggio la relazione di Ferrer Maldonado, dimenticò la versione trovata da Espinosa e scelse invece proprio quella trascritta ed "autenticata" dal Muñoz.

Updated: June 13, 2018