SULLA PRIMA EDIZIONE DEL VIAGGIO DI MALASPINA:
S. PIETROBURGO, 1824-1827  (*)

di Dario Manfredi
Centro di Studi Malaspiniani
Mulazzo, Massa-Carrara, Italia
 

 "Les distances des lieux,
les differences des langues et des nations
 n'empechent pas la propagation des lumières..."

F. X.  von Zach



     Quasi tutti i biografi malaspiniani hanno ripetuto a lungo e con monotonia che, per effetto della caduta in disgrazia di Alessandro Malaspina (1), i frutti scientifici della spedizione da lui ideata e realizzata rimasero ignorati per quasi un secolo, ossia fino a che - nel 1885 - Pedro Novo y Colson diede alla stampa "per la prima volta" la narrazione di quel viaggio (2).

     Neppure manca chi abbia aggiunto che quel tardivo omaggio alla memoria del navigatore vide la luce quando ormai alle sue imprese - a seguito di esplorazioni e ricerche da altri nel frattempo condotte - altro valore non era rimasto se non quello di mera testimonianza storica (3).

     Tali affermazioni - espresse per lo più in tono retorico ed accorato, ed in momenti storici caratterizzati da venature nazionalistiche - non sarebbero state espresse se quegli scrittori si fossero dati la pena di consultare la letteratura geografica della prima metà del secolo XIX. Infatti, in Spagna, sebbene Malaspina fosse divenuto un personaggio "scomodo", non si rinunciò ad utilizzare tutti quegli elementi, risultati dalla spedizione, che potevano giovare alla sicurezza della navigazione (in primis, la cartografia); inoltre, fin dal 1809 molti dati geografici ed astronomici furono pubblicati da José Espinosa y Tello (4). Certo, quell'ufficiale cercò di nominare il meno possibile il comandante della spedizione e si sforzò piuttosto di sottolineare il carattere collegiale delle rilevazioni effettuate (5); però, a ben vedere, tale collegialità fu proprio l'aspetto che Malaspina stesso volle imprimere alla sua impresa. E potremmo aggiungere che questo carattere rappresenta ancor oggi una delle più moderne connotazioni della spedizione.

     In ogni modo, anche se non si vuol tener conto della pubblicazione di parti settoriali dei lavori malaspiniani (6) e delle relazioni scritte non dal comandante ma dai suoi compagni di viaggio (7); anche se proprio si vuol considerare soltanto la vera e propria narrazione generale del viaggio, redatta di pugno dal Malaspina, rimane non vera l'asserzione che essa solo nel 1885 sia stata pubblicata "per la prima volta": infatti, un'altra edizione - e questa sì che fu davvero la prima - la precedette di una sessantina d'anni.

     E' davvero curioso che un avvenimento editoriale così importante sotto il profilo geografico sia rimasto del tutto ignorato, anche in decenni nei quali la letteratura di viaggio disponeva di un suo attento pubblico.

     Ma ancor più straordinario è il fatto che anche quei pochissimi, che ebbero qualche sentore di quell'edizione, trascurarono di compiere un minimo di ricerca; col risultato che la vera prima edizione del viaggio di Malaspina rimase esclusa dalla bibliografia malaspiniana (e possiamo affermare che che se ne fosse perduta financo la memoria) fino a che - ormai dieci anni or sono - ebbi la ventura di rintracciarla e, nel corso di un convegno malaspiniano a Genova, feci presente che Novo y Colson non fu primo a curare un'edizione della spedizione Malaspina (8).

     Oggi la cosa non costituisce più una novità ed già in qualche pubblicazione si ammette che il primo ad occuparsi di Malaspina fu l'ammiraglio Adam J. Krusenstern, il quale pubblicò la relazione a San Pietroburgo, a puntate, sulla rivista dell'ammiragliato russo "Zapiski Gosudarstvennogo Admiralteijskogo Departamenta", dal 1824 al 1827 (9).

     Non meriterebbe perciò di occuparsi ulteriormente di questo curioso episodio se, da quando presentai quella comunicazione, non si fossero rintracciate alcune carte riguardanti la pubblicazione russa ed infine, da pochi mesi, il documento principale, vale a dire il manoscritto che servì a Krusenstern per preparare la sua edizione.

     A questo punto, infatti, l'intera vicenda può essere ricostruita in modo abbastanza completo.

*   *   *

     Le corvette Descubierta e Atrevida rientrarono a Cadice, dopo sessantadue mesi di navigazione, il 21 settembre 1794. Dopo alcuni mesi Malaspina si portò a corte, con alcuni compagni di viaggio, per procedere alla definitiva stesura delle varie relazioni. Secondo i suoi progetti, una vera e propria "narrazione" delle vicende occorse alla spedizione avrebbe dovuto essere pubblicata al più presto - anche per mostrare all'intera cultura europea la grande portata dell'impresa realizzata dalla Spagna - mentre una seconda relazione, comprendente soprattutto osservazioni economiche, socio-politiche e strategiche, avrebbe dovuto essere distribuita, in via riservata, ai soli membri del governo, i quali in tal modo avrebbero potuto disporre di uno strumento di conoscenza aggiornato ed utilissimo alla determinazione delle più appropriate misure politiche per il governo dell'impero (10).

     Dopo circa un anno di soggiorno, fra Madrid, San Ildefonso ed Aranjuez - nel qual periodo l'ufficiale procedette nel suo lavoro, pur fra mille difficoltà logistiche e continue distrazioni, conseguenti sia alla vita di corte che alla situazione politico-militare del paese - la prima parte della relazione era praticamente pronta per esser data alle stampe; invece della seconda parte, alla cui redazione "en buen castellano" era stato chiamato a collaborare il padre Manuel Gil, dell'Ordine dei Caracciolini, v'era poco più della "scaletta" e gli elementi con cui sarebbe stata composta erano ancora dispersi in varie decine di memorie, sia regionali che settoriali, abbozzate via via durante il viaggio (11). In realtà Malaspina si mostrava sempre più attento agli sviluppi della situazione politica e sempre più oppresso dall'esigenza (che gli veniva dettata dal suo eccezionale senso del dovere) di esporre alla corona l'assieme di quelle idee che sole, a suo giudizio, avrebbero scongiurato alla Spagna un destino sanguinoso analogo a quello che stava funestando la vicina Francia e già coinvolgeva l'intera Europa.

     Questa era la situazione allorchè - nella notte del 24 novembre 1795 - Alessandro Malaspina fu improvvisamente arrestato (unitamente al Gil ed alla marchesa di Matallana) con l'accusa di aver complottato contro lo stato. Tutte le sue carte furono sequestrate per essere esaminate dal tribunale, certo nella speranza di rinvenire fra quelle migliaia di pagine le prove dell'accusa mossagli.

     Quelle prove non furono mai trovate ed il processo si concluse con un motu proprio di Carlo IV, il quale ordinò che l'ufficiale fosse destituito e rinchiuso nella fortezza gagliega della Coruña (12).

     Non per questo le carte sequestrate a Malaspina ed a Gil tornarono subito alla luce; il regio decreto, infatti, stabiliva pure che ogni documento processuale dovesse essere imballato, sigillato ed archiviato presso la Segreteria di Stato e presso il Ministero di Grazia e Giustizia.
Subirono tale sorte anche tutti i documenti relativi alla spedizione ed a tutti gli ufficiali che potevano averne fu ordinato di consegnarli (13) .

     Malaspina, sette anni dopo, ottenne che la pena detentiva gli fosse commutata nell'esilio perpetuo dalla Spagna; sì che rientrò in Italia nel marzo 1803 (14).

*   *   *

     Il Ministero della Marina da qualche anno aveva istituito il Depósito Hidrográfico (più tardi trasformato in Dirección Hidrográfica), nella cui sede doveva conservarsi tutta la documentazione scientifica prodotta dalla Real Armada. A capo di tale istituzione era stato nominato José Espinosa y Tello; con lui lavorava un altro antico compagno di viaggio di Malaspina: Felipe Bauzá y Cañas (15).

     Si può credere che i due ufficiali abbiamo ottenuto la restituzione della maggior parte dei documenti prodotti dalla Spedizione Malaspina ben prima del 1809. Infatti in tale anno apparvero i tue tomi di Espinosa sulle osservazioni astronomiche (16), che non avrebbero mai potuto esser condotti a termine senza quei fondamentali supporti documentali (17).

     Martín Fernández de Navarrete (18) - altro ufficiale che fu addetto al Depósito, del quale divenne direttore nel 1823 - in un suo manoscritto accennò alla parte da lui avuta nella difficile impresa di "strappare dalle mani degli avvocati e delle altre persone che presero parte al processo i diari, le rotte, le descrizioni del viaggio" (19).

     Dall'epoca in cui salì al trono di Spagna Giuseppe Bonaparte il paese fu travagliato da gravi traversie, che non lasciarono indenni i fondi archivistici del Depósito Hidrográfico.

     Riferisce Navarrete che Bauzá lasciò Madrid nel maggio 1809 e che Espinosa fece altrettanto nel settembre del medesimo anno. Quest'ultimo tentò di trasferire il materiale a Cadice (ove si era stabilito il nucleo politico che guidava la resistenza antifrancese) ma, non essendo riuscito nell'intento, al momento di abbandonare la capitale consegnò al ministro della Marina (che allora era l'afrancesado José de Mazarredo) un dettagliato inventario dei fondi del Depósito.

     Nel novembre Espinosa fu incaricato di recarsi in Inghilterra per proseguire là i suoi lavori cartografici. L'ufficiale rientrò in patria solo nel 1815 e quasi subito riprese l'antico ufficio.
A sua volta, Bauzá, che si era portato a Cadice, aveva proseguito  pur nelle difficilissime condizioni del momento, nell'opera cartografica, assicurando nel contempo la conservazione di quel tanto che gli era stato possibile portar con sè.

     Sta di fatto che soltanto dopo la caduta di Napoleone i vari fondi di Madrid, Cadice e Londra poterono esser nuovamente riuniti nella capitale spagnola (20).

    Pochi mesi dopo aver riassunto la direzione del Depósito Espinosa morì ed a lui subentrò Felipe Bauzá.

     In quel momento, nel Depósito Hidrográfico si conservavano almeno quattro copie più o meno complete della narrazione del viaggio di Malaspina, seppure in stadi diversi di revisione e non  tutte fornite d'apparato (21).

     E' certo che a quell'epoca i responsabili del Depósito, pur non rinunciando ad utilizzare i materiali malaspiniani, se ne dimostravano alquanto gelosi; o forse avevano ricevuto dal ministero della Marina istruzioni piuttosto severe in merito alla loro divulgazione. Questa riservatezza sembra comprovata dal fatto che quando il conte Lazzaro Brunetti, ministro dell'Austria a Madrid (22), nel 1818 compì ricerche per conto dello scolopio Massimiliano Ricca (23), pur ricevendo da Bauzá la più cordiale accoglienza e l'apparenza di una sostanziale collaborazione, di fatto poté vedere e copiare molti interessanti documenti riguardanti il periplo di Malaspina con la fregata Astrea (24); ma quasi nulla gli fu mostrato circa la spedizione scientifica (25).

     A seguito dei moti liberali del triennio 1821-23 Felipe Bauzá - che era stato eletto deputato alle Cortes nel 1820, e che vi aveva assunto posizioni spiccatamente liberali - fu costretto a lasciare la Spagna. Trasferendosi in Inghilterra  portò con sé molti documenti di sua proprietà, considerandoli strumenti di lavoro indispensabili a proseguire un'attività cartografica sufficiente al suo sostentamento (26).

     Dall'esilio londinese il cartografo spagnolo mantenne contatti epistolari con il Navarrete, con qualche altro impiegato del Depósito (27) e, soprattutto, stabilì utili relazioni con taluni esponenti del mondo scientifico europeo. Tra costoro dev'essere annoverato il barone Franz Xavier von Zach (28), che a quell'epoca pubblicava a Genova, in francese, una rassegna periodica: la "Correspondance Astronomique, Géographique, Hydrographyque et Statistique" (29). Tale rassegna circolava negli ambienti astronomici e geografici dell'intera Europa; sia Bauzá che Navarrete vi collaborarono (30).

     Ora, nel IV fascicolo dell'annata X (1824), lo Zach pubblicò, fra altre cose, dei brani di una lettera scritta da Adam Johan Krusenstern (31) a Johann Kaspar Horner (32) il 12 febbraio di quello stesso anno, e dall'Horner trasmessa allo Zach.

     Fra varie notizie ivi riferite, una era davvero sorprendente. Comparve in questi termini:
"M. de Krusenstern s'est chargé de la rédation des mémoires   de marine qu'on publiera à S.Peterbourg. Selon son plan, il en    paraitra deux volumes par an. On imprime dans ce moment le voyage  de Malaspina. Il est remarquable que la première apparition de ce    voyage se fasse en langue russe" (33).

     Non era di per sé particolarmente rimarchevole (anzi, doveva apparire piuttosto ovvio) l'interesse dei russi nei confronti di una spedizione - quale quella di Malaspina - che aveva esplorato così minuziosamente quella costa occidentale nordamericana nella quale essi già avevano cospicui interessi commerciali, e verso la quale ancora nutrivano ben più vaste ambizioni politiche (34). Piuttostom era significativo - e, a quanto pare, lo stesso Krusenstern intese sottolinearlo all'Horner - che proprio i russi fossero riusciti ad assicurarsi la prima edizione di quel viaggio (35).

     E' facile immaginare quale notevole "scossa" abbia provocato quella notizia nel ristretto ambiente dei geografi europei e, in particolare, nell'ambito della Real Armada. Un'eco della meraviglia, dei dubbi e dei quesiti che dovettero subito incrociarsi può essere colta in un paio di lettere del carteggio intercorso tra Bauzá e Navarrete (36). Tali documenti, non soltanto ci danno un'idea dell'emozione che si diffuse sul momento, ma, in più, aiutano a ricostruire in parte la vicenda.

     Il fascicolo IV della "Correspondance" dovette giungere prima in Spagna che in Inghilterra.
 A quanto ne sappiamo, la prima persona che ebbe notizia dell'edizione russa, e che reagì in qualche modo, parlandone con i superiori e scrivendone a Bauzá, fu un tale Cardano. Non sappiamo ancora se si trattasse di quel medesimo José Cardano che lavorava, o aveva lavorato, in qualità d'incisore presso il Depósito.

     Non abbiamo invece notizia di eventuali immediate reazioni di Navarrete, il quale da non molto tempo era stato nominato direttore del Depósito ed aveva iniziato "à faire travailler les employés, à mettre en ordre l'administration des fonds, de rétablir son ancien crédit, de réclamer ses anciens priviléges, de liquider ses dettes, de révendiquer ses proprietés et de se mettre au courrant de ses travaux" (37).

     Peraltro, in una sua lettera a Bauzá (non pervenutaci, ma probabilmente scritta nei primi mesi del 1824), Navarrete dovette illustrare all'ex collega la situazione organizzativa del Depósito, esponendogli i progetti in corso e, naturalmente, soffermandosi su quegli aspetti che all'esule potevano maggiormente interessare; vale a dire i problemi connessi con la conservazione dei materiali della Spedizione Malaspina, nella quale l'ufficiale cartografo aveva avuto una parte non secondaria.

     E Bauzá così rispose il 28 aprile:

"Me ha sacado Vd. de un cuidado con saber que exixten en esa [la Dirección Hidrográfica] los originales del viage de Malaspina, de modo que no se que es lo que publicará Krusenstern con este nombre de viage..." (38).
     Da una missiva successiva, tuttavia, si evince che a quel momento Bauzá non aveva ancora veduto il testo di Horner, ma si riferiva a notizie giuntegli per via indiretta: quasi sicuramente la lettera di Cardano.

     Navarrete, o non rispose a tale lettera, oppure rispose senza toccare l'argomento; non sappiamo. Sappiamo invece che, qualche mese dopo, anche Bauzá ebbe modo di leggere la notizia (non è chiaro se sul fascicolo della "Correspondance" o su qualche altra pubblicazione geografica) e tornò a scrivere, allarmato, a Navarrete:

    "Hace algún tiempo que Cardano me escrivió que había visto anunciada la publicación del viage de Malaspina en Sanpetersburgo, que se lo avisaba a Vd., y al Sr. Dn. Luis (39), yo escriví a Vd. sobre esto, pero Vd. nada me ha contestado sobre el particular, hasta ahora a pesar que esta noticia me sorprendió la he tenida por fabulosa, y que solo podía ser alguna corta relación pero por el siguiente anuncio veo que la cosa es muy formal, dice así:

   "Mr. de Krusenstern està encargado de la publicación de las memorias rusas que se publican en S.Petersbourg. Según su plan se publicaran dos tomos por año, se está imprimiendo en este momento el primer tomo del viage de Malaspina. Es bastante    extraordinario etc. Anales de nuevos viages Junio de 1824".

     Ahora bien, para mi esto es un enigma del como estos hombres han podido haberlo, yo estoy seguro, y Vd, deve estarlo, de que cuando yo salí de esa [Dirección] estaba el original de Malaspina en varios libros de su letra, porque un día antes, buscando yo en el estante de los manuscritos el tomo del diario de Canelas en que    estaban los trabajos en Tarifa, para donde pensé yo ir desde Cádiz para situar bien los bajos, allí los vi, de consiguiente, si no se hallan en esa, la falta está después mi salida, si por el contrario se conserban en esa, como no dudo por el cuidado de Moreno y Ferrer, es para mi otra duda como pueden haberlo copiado tan pronto, de    cualcuier modo parece cierto que los rusos lo publican en ruso, y que es un chasco para todo español por lo tanto estoy tentado de hacer una travesura y ganarles por la mano aunque con mucho travajo porque la copia que yo tengo no está ordenada..." (40).

     Bauzá non spedì subito quella missiva (forse perché mancava il bastimento pronto a salpare alla volta della Spagna) e, nei giorni immediatamente successivi, si portò a Somers Town (41). E qui, a quanto pare, lo raggiunse una lettera di Navarrete.

     Costui, dopo aver letto a sua volta la "Correspondance", dovette aver pensato bene - nel quadro di quelle "rivendicazioni di proprietà del Depósito" alle quali si era dedicato - di domandare spiegazioni all'amico e di chiedergli anche la restituzione di quei manoscritti che non fossero davvero di sua proprietà.

     Bauzá riprese allora la sua lettera del 16 novembre e - in termini piuttosto risentiti - vi aggiunse un lungo post-scriptum. Dichiarò subito che le spiegazioni dovevano esser chieste non certo a lui, bensì a Krusenstern; ribadì che mai gli era passata per il capo l'dea di rimuovere dal loro posto i tomi manoscritti della Spedizione Malaspina e ripeté che, del resto, lui possedeva già una copia della relazione, la quale, sebbene non fosse perfetta, era comunque sufficiente alle sue necessità. E concluse che, ben pensandoci, la "falta" doveva essere avvenuta durante la visita al Depósito dell'ambasciatore russo (soggiungendo: "creo que era Poço di Borgo"), essendo naturale che ad un visitatore di tale rango si mostrassero anche i manoscritti. Rassicurò poi sulle proprie intenzioni di restituire ogni documento che fosse risultato non di sua proprietà e, puntigliosamente, osservò che, peraltro, al Depósito vi erano sicuramente delle sue pubblicazioni, e che ancora non gli erano state pagate (42).

     Bauzá non mise in atto l'ideata beffa, forse perché avrebbe comportato un lavoro troppo intenso, o forse perché non trovò l'editore. Invece Krusenstern procedette nel suo piano e, dal 1824 al 1827 (con un'interruzione nel 1826), pubblicò il diario di viaggio fino al 5 giugno 1793.

     Un approfondito confronto dei testi ha permesso di accertare che Krusenstern curò l'edizione sulla base di una copia del mn. 753 del Museo Naval di Madrid; si tratta quindi dello stesso testo utilizzato da Novo y Colson circa sessanta anni dopo. Non furono incluse le tre memorie (di Lorenzo Ferrer Maldonado, di Philippe Buache e di Malaspina) riguardanti la questione del passaggio del Nord-Ovest (43).

*   *   *

     Dunque Krusenstern poté disporre, per la sua edizione, di una copia del ms. 753. Restavano insoluti due quesiti:

1) sapere se quel documento, custodito tanto gelosamente, fosse stato trafugato o copiato, con  un'operazione che, in ogni caso, potremmo senz'altro definire di spionaggio scientifico-politico. E questo era un problema che si sarebbe risolto solamente allorché si fosse ritrovato ed esaminato il manoscritto.

2) sapere chi e quando abbia potuto compiere quella spregiudicata operazione.

     Il recentissimo ritrovamento, a S. Pietroburgo, del manoscritto servito a Krusenstern, fornisce risposta al primo interrogativo. Tale ritrovamento è dovuto al dr. Vladimir Petrov, che lavora nell'Archivio Storico della Marina di Russia (44).

     Si tratta di un fascicolo di 563 pagine, di carta d'Olanda, scritto in castigliano con un'unica grafia, mentre il titolo (che ripete pedissequamente quello del ms. 753 del Museo Naval, è di grafia differente. Non è autografo di Malaspina ma indubitabilmente proviene dal Depósito Hidrográfico.

     In effetti, riusciva difficile credere che qualche visitatore, oppure un dipendente del Depósito, potesse copiare tante pagine nei pochi momenti di disattenzione di Bauzá e di Espinosa.

     Nella pagina che contiene il titolo vi sono, della medesima grafia, altre annotazioni, riguardanti la mancanza di alcuni tratti del viaggio (45).

     Il dr. Petrov nello stesso archivio ha ritrovato anche una versione mutila in francese (per l'esattezza le prime quaranta pagine) ed infine ha potuto stabilire che il manoscritto spagnolo fu donato alla Biblioteca del Dipartimento Idrografico del Ministero della Marina di Russia dallo zar Alessandro I nel 1822 (46).

*   *   *

    Queste notizie, aggiunte a quelle rintracciate in Italia - delle quali ora tratteremo - ci aiutano ad identificare il protagonista dell'operazione.

     Diciamo subito che non errava Bauzá nel ritenere responsbile un ambasciatore russo; sbagliava però nell'indentificarlo in Poço di Borgo.

     Risulta infatti che il còrso Carlo Andrea Pozzo di Borgo si sia recato in Spagna soltanto nel 1823 (47) mentre il trafugamento avvenne assai prima.

     La prova di ciò consiste nel fatto che, in Italia, la voce dell'esistenza in Russia di una copia del diario di Malaspina già circolava almeno dodici anni prima che su "Zapisky" ne apparisse la prima puntata.

      Tra le prime notizie - raccolte attorno al 1812 - dallo scolopio padre Ricca, c'era appunto quella secondo la quale una copia manoscritta della narrazione del viaggio sarebbe finita in Russia.

     Da una prima lettera, scritta dal conte Lazzaro Brunetti, apprendiamo che l'abate Juan Andrés (48) aveva saputo dal marchese Gherardo Rangone di Modena (49) (il quale in quel tempo viveva a Vienna) che l'ambasciatore Saltykov (50) gli aveva promesso di fornirgli una dettagliata memoria sulla Spedizione Malaspina, da lui procuratasi quando era ambasciatore a Madrid. Nella medesima missiva, peraltro, il Brunetti riferisce anche l'opinione della principessa di Castelfranco (51), secondo la quale il Rangone doveva aver confuso qualche nome (52).

     Anche il Ricca, probabilmente, si avvide della confusione dei nomi, o quantomeno la sospettò, e, avendo compreso che Rangone doveva aver inteso riferirsi non a Saltykov, bensì a qualche altro personaggio, pare abbia chiesto ragguagli allo stesso destinatario della lettera del Modenese, ossia all'Andrés. E forse avanzò anche un nome (da lui supposto più indiziato del Saltykov): quello di Pavel Stroganov (53).

     L'abate spagnolo rispose di non credere che Stroganov avesse realmente quel manoscritto, dato che il russo, allorché si era trovato in Napoli, mai ne aveva accennato con il principe di Castelfranco (54).

     Invece in una terza carta - purtroppo anonima e priva di data, ma certamente pervenuta al Ricca prima del 1815 (55) -. si legge la seguente affermazione, abbastanza perentoria:

  "Parte dei fogli spettanti all'interesse del viaggio di Malaspina caddero in mano del Bar. Stroganoff, allora ambasciatore di Russia a Madrid. Questo diplomatico dopo aver ritenuto questi fogli un tempo presso di sé, ne fece un presente alla sua Corte" (56).
     Ora, noi sappiamo che Pavel Stroganov giunse a Madrid, in qualità di ministro di Russia, nel gennaio 1806 (57) e non dovette fermarvisi che pochi anni, dato che nel 1812, secondo quanto testimonia l'Andrés, già risiedeva a Napoli (58).

     Se fu lui il disinvolto personaggio che, approfittando dell'ospitalità dei responsabili del Depósito (o, più probabilmente, corrompendo qualche addetto), perpetrò il trafugamento del manoscritto, questo fatto non poté avvenire che tra il 1806 ed i primi mesi del 1809, vale a dire prima che la guerra d'indipendenza spagnola (che fu anche guerra civile) scompaginasse e disperdesse i fondi archivistici custoditi da Espinosa e Bauzá.

     Ma appare probabile che il fatto sia avvenuto proprio nel 1806. Non va dimenticato che quella, per l'appunto, era l'epoca in cui Manuel Godoy - posto di fronte alla minaccia francese contro la dinastia borbonica di Napoli - si allontanava momentaneanmente dall'alleanza con Napoleone e "aprouva un moment la tentation de se rapprocher de la Russie et de l'Angleterre" (59). E' quindi abbastanza logico supporre che il Principe della Pace avesse impartito ai suoi principali collaboratori - tra cui era Espinosa (60) - l'istruzione di usare nei confronti dell'ambasciatore russo la massima cortesia, pur nella circospezione suggerita dalle delicate circostanze (61).

     E' dunque assai probabile - se proprio non vogliamo affermarla come cosa certa - che la "mente" dell'episodio di spionaggio, che noi ormai possiamo appena intravvedere, sia stata proprio quella del diplomatico russo.

     E non è difficile immaginare come siano andate le cose: Stroganov, riuscì ad asportare il manoscritto, o (cosa ancor più probabile) persuase qualcuno, che aveva accesso al Depósito, ad asportarlo ed a cederglielo.

     Non può meravigliare il fatto che Bauzá non si sia accorto di quella scomparsa. Trattandosi di un documento mutilo, probabilmente non era sistemato accanto alle altre copie (complete e rivedute) della narrazione del viaggio, ma giaceva ammassato con le altre centinaia di volumi manoscritti (contenenti per lo più memorie settoriali o tratti più o meno limitati del viaggio) prodotti dai diversi ufficiali e scientifici della spedizione, oltre che dallo stesso comandante. Bauzá lascia intendere di aver controllato solo le copie complete (e probabilmente - trattandosi proprio della vigilia della sua partenza - fu in tale occasione che prelevò la copia da portar con sè a Londra); e del resto il trafugamento, checché Bauzá potesse pensare, era avvenuto oltre quindici anni prima.

     Il diplomatico, da parte sua, forse si propose di pubblicare la relazione in un prosieguo di tempo, o forse - cosa ancor più probabile - ritenne prudente tenerla celata per qualche anno, e forse (nel caso che abbia avuto un complice) anche per non danneggiare la persona che lo aveva aiutato ad impossessarsene. Quindi, rientrato in Russia, donò il manoscritto allo zar.

     Alessandro I, a sua volta, dopo l'ingresso di Krusenstern nel Dipartimento dell'Ammiragliato (e, possiamo aggiungere dopo la conseguente decisione di iniziare la pubblicazione di una rivista destinata all'ufficialità della Marina russa) gli trasmise il documento e l'altro non tardò certo a coglierne l'importanza, dato che ne iniziò prontamente la pubblicazione.

*   *   *

     Resta da dire qualcosa circa l'interesse di Adam J. Krusenstern per l'impresa di Malaspina.
Certamente si trattò di un interesse professionale, dato che un navigatore come Krusenstern, che aveva compiuto un periplo del globo, non poteva rimanere indifferente di fronte al racconto di chi, quanche anno prima, aveva compiuto un'analoga impresa. Ma forse non si trattò solo di quello. In effetti Alessandro Malaspina è un personaggio al cui fascino non è facile sottrarsi; ed almeno un paio di elementi ci lasciano intendere che neppure Krusenstern vi si sottrasse.

     Il primo è del 17 agosto 1802, vale a dire pochi mesi prima che Malaspina venisse liberato dalla segregazione ed avviato all'esilio in patria.

     Non non è più (da pochi anni) un documento inedito, ma possiamo dirci sicuri che nel mondo occidentale esso è affatto sconosciuto.

     Si tratta di una lettera, scritta da Krusenstern a Nicolaj Semenovic Mordvinov. Crediamo che il documento meriti di essere riprodotto integralmente.

   "Da lungo tempo mi occupo della sorte dello sfortunato Malaspina, imprigionato al ritorno del viaggio intorno al mondo nel 1796 (62), dopo essere stato privato di tutte le carte e dei disegni risultati dal suo viaggio di sette anni (63).

    E' verosimile credere che non altro spinse il governo spagnolo alla crudele azione, se non la timida paura che, per effetto della pubblicazione delle scoperte sulle coste nord-occidentali d'America altre nazioni si affacciassero su quella costa, cosa che, col tempo, minacciava di essere di danno ai profitti degli spagnoli, sebbene avessero imbastito, come pretesto, il fatto che Malaspina avesse scritto un libello contro la regina ed il Principe della Pace. Ma un rigoroso divieto, rivolto a tutti gli scienziati che si trovavano con lui, di pubblicare le loro scoperte ed altro - essendo agli arresti il capitano del viaggio -  dimostra con evidenza che quelle accuse erano solo un   pretesto. Tutta l'Europa gioirà per la sua liberazione, ma essa, senza alte intercessioni, è impossibile da sperare. Se Voi, signor nostro, che siete ammiratore della propagazione del bene e della prosperità, favoriste di intercedere per la sua liberazione, allora sarebbe possibile sperare che il governo spagnolo esaudisca la vostra richiesta.

     La magnanimità di Vostra Eccellenza mi ha dato l'audacia di proporvi [quest'iniziativa] e di lusingarmi piacevolmente nella speranza che il Sire non rifiuterà di accoglierla con benevolenza se Voi vorrete riferirgliela ed intercedere per la liberazione del famoso navigatore.

     Essendo testimone della felice ed amichevole intesa di Vostra  Eccellenza con il conte Nicolaj Petrovic (64) ho trovato il coraggio di chiedere a lui stesso la medesima cosa." (65).

     Non sappiamo, al momento, se lo zar sia poi intervenuto, ma la data della lettera lascia credere che, se anche lo fece, ciò avvenne quando la liberazione di Malaspina era già decisa, se non anche già avvenuta.

     La seconda testimonianza risale al 1814. In tale anno Krusenstern, in Londra, conobbe personalmente José de Espinosa. Riferisce lo Zach che in quell'occasione il russo, "en payant son tribut de reconnaissance aux Rennel, Burney, Horsburg, fait particulièrement mention de l'amiral espagnol" (66). Tale espressione lascia supporre che i due navigatori abbiano avuto qualche contatto epistolare, e che Malaspina abbia fornito all'altro le informazioni desiderate.
Merita osservare che, nella lettera a Mordvinov, l'accenno alla "sfortunato" Malaspina è identico (infortuné) a quello fornulato sette anni prima da Alexander von Humboldt allorchè si trovò alla Coruña, dinnanzi allo scoglio del castello di San Antón, ove Malaspina era rinchiuso (67);

     In conclusione, mi piace ripetere qui ciò che dissi dieci anni or sono a Genova, e cioè, che era proprio vera la notizia - comunicata da uno scienziato svizzero, e pubblicata in Italia su una rivista, scritta in francese ed edita da un astonomo tedesco, che un ammiraglio estone per primo pubblicava, in terra e lingua russa, il diario della grande spedizione spagnola comandata da un navigatore italiano.

     Così come mi piace pensare che, dietro a questo groviglio di nazionalità, stia racchiuso un estremo (ma anche attualissimo) messaggio, lanciato da Alessandro Malaspina, ragguardevole intellettuale del XVIII secolo, agli uomini dei secoli venturi, affinchè la cultura europea avanzi sempre più unita e sempre meglio protesa verso un ideale di comune universale progresso (68).

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(*)   Questo saggio è stato pubblicato sul volume ARCA PETRUCCI M., CONTI S. (eds.), Giovanni Caboto e le vie dell'Atlantico Settentrionale. Atti del Convegno di Studi. Genova, Briugati, 1999, pp. 485-504.

(1) Non è davvero il caso di offrir qui troppi riferimenti bibliografici sul navigatore lunigianese e sulla sua grande spedizione marittimo-scientifica (1789-1794); ci limiteremo perciò a rinviare alle due più recenti pubblicazioni ed a pochi altri saggi più direttamente connessi con l'argomento ora trattato; v. B. SAIZ, Bibliografìa sobre Alejandro Malaspina. Y acerca de la expediciòn Malaspina y de los marinos y cientìficos que en ella participaron, Madrid, Edicciones El Museo Universal, 1992, pp. 470; ID. (a cura di) Alejandro Malaspina: la America imposible, Madrid, Compañia Literaria, 1994, pp. .430; M. JIMENEZ DE LA ESPADA, Una causa de Estado, "Revista contemporanea", IV (1881), tt. XXXI, pp. 401-440; XXXII, pp. 279-305; XXXIII, pp. 401-434; E. GREPPI, Un italiano alla Corte di Spagna nel secolo XVIII: Alessandro Malaspina, "Nuova Antologia", Serie II, XXXVIII (1883), fasc. II, pp.33-57; P. NOVO Y COLSON, Viaje político-científico alrededor del mundo por las corbetas Descubierta y Atrevida al mando de los capitanes de navío D. Alejandro Malaspina y Don José de Bustamante y Guerra desde 1789 a 1794, Madrid, Imprenta de la Viuda e Hijos de Abienzo, 1885, pp. 683; D. MANFREDI, Il ritorno in Spagna, l'arresto, la prigionia, in Alessandro Malaspina nella geografia del suo tempo, Genova, Civico Istituto Colombiano, 1987, pp.161-184; ID., Nuovi documenti su Alessandro Malaspina, "Giornale Storico della Lunigiana", Nuova Serie, XXXIX -1988 (ma 1991),  pp. 153 - 161.

(2)  P. NOVO Y COLSON, cit.

(3) cfr. A. ZERI, L'influenza italiana nella grandezza di Spagna: Alessandro Malaspina e la relazione del suo viaggio, "Rivista Marittima", nov. 1905, (estratto di pp.47), v. a p. 44; C. CASELLI, Alessandro Malaspina e la sua spedizione scientifica intorno al mondo, Milano, "Alpes", 1929, pp. 205, v. a pp. 96-97; E. BONA, Alessandro Malaspina. Sue navigazioni ed esplorazioni, Roma, Istituto Grafico Tiberino, 1935, pp. 305, v. a pp.34-35; L. PICANYOL, Lo Scolopio Massimiliano Ricca e il suo elogio sul grande Navigatore Marchese Alessandro Malaspina, Roma, PP.Scolopi di S.Pantaleo, 1935, pp.68, v. a p. 27.

(4) José Francisco de Espinosa y Tello de Portugal (1783-1815) iniziò la carriera nella Real Armada nel 1778, partecipò alla presa di Pensacola ed alla battaglia navale di Capo Espartel, dopo di che lavorò alle dipendenze del cartografo Vicente Tofiño y Sanmiguel presso l'osservatorio di Cadice. Con altri tre giovani ufficiali preparò nel 1787 un piano di viaggio scientifico, al quale però venne preferito quello redatto da Malaspina e Bustamante nell'anno successivo. Espinosa fu arruolato per la spedizione di costoro e collaborò attivamente alla fase preparatoria, ma, nel luglio 1789, motivi di salute gli impedirono di imbarcarsi con i colleghi, per cui raggiunse la spedizione soltanto l'anno seguente, ad Acapulco, unitamente al collega Ciriaco Cevallos ed ai pittori Fernando Brambilla e Giovanni Ravenet. Nel 1793, con il collega Bauzá, da Valparaiso raggiunse per via terrestre Montevideo. Quivi si ricongiunse alla spedizione e ne seguì le sorti fino al rientro a Cadice, il 21 settembre 1794. In seguito l'ufficiale divenne aiutante di campo dell'ammiraglio José de Mazarredo e nel 1797 fu nominato direttore del Depósito Hidrográfico di Madrid, che, sotto la sua guida, cominciò a pubblicare carte e relazioni.. In seguito ebbe anche la nomina a Segretario del Consiglio dell'Ammiragliato, fino a che, nel 1808, non volendo riconoscere l'autorità del re Giuseppe Bonaparte, lasciò ogni incarico e si portò a Siviglia, ove il governo patriottico lo incaricò di trasferirsi in Inghilterra onde proseguire in quei lavori cartografici che, nella Spagna invasa dalle truppe napoleoniche, erano divenuti impossibili. A Londra Espinosa rafforzò la sua antica amicizia con l'astronomo José Mendoza y Ríos (che ci viveva da oltre dodici anni) e rientrò in patria solo nel 1815, dopo la caduta di Napoleone. A Madrid riassunse la direzione del Depósito Hidrográfico, ma morì pochi mesi dopo; ed esattamente il 6 settembre. (cfr. M. FERNANDEZ DE NAVARRETE, Don Joseph de Espinosa, "Correspondance astronomique, géographique, hidrographique et statistique du Baron de Zach", XIII (1825), III, pp.274-278).

(5) J. ESPINOSA Y TELLO, Memorias sobre las observaciones astronómicas hechas por los españoles en distintos lugares del globo, los cuales han servido de fundamento para las cartas de marear publicadas por la Dirección de los Trabajos Hidrográficos de Madrid, Madrid, Imprenta Real, 1809, voll. 2. In Argentina, meno di trent'anni dopo, apparvero di Alessandro Malaspina (a cura di P. DE ANGELIS) le Tablas de latitudes y longitudes de los principales puntos del Río de la Plata nuevamente arregladas al meridiano que para por lo más occidental de la Isla de Ferro, Buenos Aires, Imprenta de Estado, 1837; In Spagna, poco più tardi, nella collana di Documentos inéditos para la Historia de España, apparve, sempre del Malaspina, la Disertación escrita por Don ... sobre la legitimidad de la nevegación hecha en 1588 por Ferrer Maldonado desde las inmediaciones de Terranova al Mar Pacífico, t. XI (1849).

(6) E fra queste dovrà comprendersi gran parte della cartografia, che fu pubblicata fin dagli inizi dell'Ottocento dalla Dirección Hidrográfica.

(7) F. X. VIANA, Diario del teniente de navío D. ... trabajado en el viaje de las corbetas de S.M.C. "Descubierta" y "Atrevida" en los años de 1789, 1790, 1791, 1792, 1793, Cerrito de la Victoria, Imprenta del Ejercito, 1849; J. BUSTAMANTE Y GUERRA, Relación de las navegaciones que executo separadamente la corbeta de S.M. La Atrevida, en el viaje verificado unida a La Descubierta en los años de 1789, 1790, 1791, 1792, 1793 y 1794, ordenada por su comandante D...., Brigadier de la Real Armada, "Anuario de la Dirección de Hidrografía", Madrid, Deposito Hidrográfico, VI (1868), pp. 240- 364.

(8) D. MANFREDI, Nuovi documenti..., cit. Prima di tale pubblicazione apparvero articoli divulgativi sulla stampa locale di Lunigiana (D. MANFREDI, Ritrovata in una biblioteca di Leningrado la storia del viaggio scientifico di Malaspina, "La Nazione", edizione di Lunigiana, 17 maggio 1987; ID., La prima edizione del diario di viaggio di Malaspina, "Il Corriere Apuano", 15 settembre 1987).

(9) Per l'esattezza, la narrazione non comprende il tratto di viaggio terminale. cfr. "Zapiski Gosudarstvennogo Admiralteijskogo Departamenta", fasc. VI (1824), pp.188-276; VII (1824), pp.121-223; VIII (1825), pp.176-272; IX (1825), pp.1-292; XII (1827), pp.29-191; XIII (1827), pp.10-178.

(10) I. LUZZANA CARACI, La relazione del viaggio, in Alessandro Malaspina nella geografia, cit., pp.201-219.

(11) Esse in massima parte sono conservate nell'archivio del Museo Navale di Madrid. cfr. M.D. HIGUERAS RODRIGUEZ, Catálogo crítico de los documentos de la Expedición Malaspina (1789-1794) del Museo Naval, Madrid, Museo Naval, vol. I (1985), pp.257-315.

(12) v. lettera di Eugenio Llaguno a Pedro Varela, del 17 aprile 1796, nell'archivio del Museo Naval di Madrid (da qui innanzi: AMNM), Ms.1826, cc. 146 r.-v. I pretesi complici di Malaspina - padre Gil e la marchesa di Matallana - furono condannati al ritiro rispettivamente a Siviglia ed in Italia. Tutta la questione ormai risulta abbastanza chiara, ancorché non si sia ancora rintracciato il fascicolo processuale. Due cose sembrano certe: che Malaspina non complottò con nessuno e che, tuttavia, fu oltremodo ingenuo nel presumere che Carlo IV avrebbe ascoltato le sue idee e rinunciato alla collaborazione di Manuel Godoy, l'allora onnipotente segretario di stato.

(13) Sembra però che non tutti abbiano obbedito completamente; da due lettere (del 26 marzo e del 31 agosto 1813) dell'ufficiale Ciriaco Cevallos al collega Fabio Ala Ponzone, per esempio, di apprende che entrambi conservavano diari della spedizione; tali lettere sono conservate negli archivi del Centro di Studi Malaspiniani di Mulazzo; v. E. BELLOTTI - D. MANFREDI, Contributo alla biografia di Ciriaco Cevallos (Lettere inedite 1803-1814), Mulazzo, Centro di Studi Malaspiniani, 1993, pp.8-10.

(14) "Gazzetta  Nazionale della Liguria", n. 40, del 19 marzo 1803.

(15)  Felipe Bauzá y Cañas (1764-1834) nacque a Palma de Mayorca, entrò giovanissimo nella Real Escuela dei Piloti di Cartagena e dal 1779 al 1784 partecipò a diverse operazioni belliche contro gli Inglesi e gli Algerini. Dal 1785 al 1787 lavorò alle dipendenze di Vicente Tofiño e poscia ottenne la cattedra di Fortificazioni e Disegno presso l'Accademia dei Guardiamarina di Cadice. Scelto da Malaspina per assumere la responsabilità della direzione di cartografia della spedizione, fu imbarcato sulla Descubierta dal luglio 1789 all'ottobre 1793, epoca in cui, assieme ad Espinosa, coprì per via terrestre il tragitto Valparaiso-Montevideo. Dopo il rientro a Cadice fu adibito per qualche tempo al completamento della cartografia elaborata durante il viaggio. Dopo il sequestro di tutti i materiali inerenti alla spedizione fu destinato alla fregata Mahonesa e quindi catturato dagli Inglesi. Liberato qualche mese dopo, fu nominato condirettore (in subordine ad Espinosa) del Depósito Hidrográfico e mantenne tale ufficio fino al maggio 1809, epoca in cui si trasferì a Cadice, sottraendo con uno strattagemma alcune casse di documenti che i generali francesi intendevano portare a Parigi. Rientrato a Madrid dopo la caduta del regime napoleonico, riprese i suoi lavori e, alla morte di Espinosa (1815) fu nominato direttore del Depósito. Nel 1820 fu eletto deputato di Mayorca alle Cortes; con la sconfitta dei moti liberali del triennio 1821-23, avendo assunto posizioni liberali, dovette riparare a Londra. Bauzá recò con se molti e notevoli materiali di sua proprietà, quantunque in parte elaborati o copiati nel Depósito Hidrográfico. Condannato a morte in contumacia da Fernando VII, nel 1833 si vide graziato. Morì improvvisamente a Londra il 3 marzo dell'anno seguente, proprio mentre, essendo stato graziato, si disponeva a rientrare in patria. Anni dopo il governo britannico acquistò, dalla vedova, una considerevole parte del suo fondo archivistico e cartografico.
    Sul  Bauzá v. J. LLABRÉS BERNAL, Breve noticia de la labor científica del capitan  de navío don Felipe Bauzá y sus papeles sobre América. 1764 - 1834, Palma de Mallorca, Impr. Guasp, 1934; U. LAMB, The London years of Felipe Bauzá, Spanish Hidrographer in exile.1823 - 1834, "The Journal of Navigation", Royal Institute of Navigation, London, XXXIV, (1981), 3, pp. 319 - 340; P. BARBER, "Riches for the Geography of America and Spain": Felipe Bauzá and his topographical collection, 1789 - 1848, "The British Library Journal", XII (1986), 1,  pp. 28 - 57; A. DAVID, Felipe Bauzá and the British Hydrographic Office. 1823 - 1834, in M. PALAU BAQUERO e A. OROZCO ACUAVIVA (a cura di - ), Malaspina '92. Jornadas Internacionales. Cádiz 1992, Cádiz, Real Academia Hispano Americana, 1994, pp. 235 - 242;  C. A. BAUZA, Alejandro Malaspina, Felipe Bauzá y la expedición "alrededor del mundo", in Malaspina '93. Atti del Congresso Internazionale nel Bicentenario della massima impresa di Alessandro Malaspina, Mulazzo, Centro di Studi Malaspiniani "Alessandro Malaspina" e Real Academia Hispano Americana, 1995, pp. 207-228; D. MANFREDI - S. VALETTINI, Dodici lettere inedite di Felipe Bauzá y Cañas ad Alessandro Malaspina, Mulazzo, Centro di Studi Malaspiniani, 1995, pp. 5+ n.n.

(16)  v. nota 5.

(17) Diversa sembra essere stata la sorte dei documenti più strettamente connessi al dibattimento processuale, sui quali permane il mistero, pur essendosi formulate varie ipotesi. Fra esse, segnaliamo quella secondo la quale Godoy avrebbe trattenuto presso di sé le più scottanti carte, che più tardi - e precisamente nel corso del saccheggio della sua abitazione, avvenuto nel maggio 1808 - sarebbero state asportate per essere consegnate ad un impiegato della Biblioteca Reale. v. lettera di Juan Andrés a Massimiliano Ricca, del 20 marzo 1812, inedita in Archivio Provinciale dei PP. Scolopi di Firenze (da qui innanzi: APSF), Busta Ricca-Malaspina; cfr. B. REGGI, Su alcune lettere di Juan Andrés conservate nell'Archivio Provinciale dei PP. Scolopi di Firenze, in Atti del Convegno 'Alessandro Malaspina nella cultura del suo tempo', "Memorie della Accademia Lunigianese di Scienze G. Capellini", Cl.Scienze Storiche, LIX (1989), pp.191-196. Sulle vicende dell'arresto di Malaspina v. E. BEERMAN, El diario del proceso y encarcelamiento de Alejandro Malaspina (1794 - 1803), Madrid, Editorial Naval, 1992,  pp. 224. Quanto alle carte processuali, v. la recensione (redatta dallo scrivente) al volume appena citato, in "Archivio Storico per le Province Parmensi", Quarta Serie, XLV - 1993 (1994), pp. 473-475.

(18) Martín Fernández de Navarrete (1765-1844) iniziò la sua attività di storiografo ricercando le più antiche relazioni di viaggio, che giacevano disperse in vari archivi pubblici e privati di Spagna, assieme a José de Vargas Ponce. Più tardi presentò alla Real Academia de la Historia una confutazione del preteso viaggio di Lorenzo Ferrer Maldonado. Nel 1802 pubblicò un'ampia introduzione alla relazione del viaggio allo Stretto di Fuca  delle golette Sutil e Mexicana (comandate dagli ufficiali della Spedizione Malaspina Cayetano Valdés e Dionisio Alcalá Galiano) e, con la fine della guerra d'indipendenza, si dedicò esclusivamente a lavori accademici. Dopo la partenza di Bauzá per l'esilio (1823) fu nominato direttore del Depósito Hidrográfico, alla cui riorganizzazione si dedicò con notevole energia. L'anno seguente fu chiamato a dirigere la Real Academia de la Historia. La sua fama è legata principalmente a due ponderose raccolte di documenti: la Colección de viajes y descubrimientos (1825-1837) e la Colección de documentos inéditos para la historia de España; di quest'ultima, peraltro, egli non poté vedere il compimento. v. M. DUFLOT DE MOFRAS, Mendoza et Navarrete, Paris, Imprimerie Royale, 1845.

(19) Ms. esposto nel padiglione della Marina da Guerra dell'Esposizione Ibero-Americana di Siviglia del 1927 (cit. da E. BONA, op. cit., p. 34 nota 1). La nostra citazione è tratta da tale volume.

(20)  M. FERNANDEZ DE NAVARRETE, Pour servir de continuation à la notice historique de la direction hydrographique de Madrid depuis l'an 1809 jusqu'en 1824, "Correspondance...", XIII (1825), III, pp.329-340; A. M. VIGON, Los manuscritos del Museo Naval, "Revista de Historia Naval", II (1984), 5, pp.65-87.

(21) Tre di tali copie sono oggi in AMNM ( mss. 610, 429, 423; mss.749, 750, 751; ms. 753) mentre la quarta - di pugno in parte di Malaspina ed in parte di Bauzá, e non completamente sistemata - è quella stessa che il Bauzá portò con sè a Londra. Il ms. 753 fu utilizzato per le edizioni di Novo y Colson (cit.) e di Palau (M. PALAU, A. ZABALA, B. SÁIZ (a cura di), Diario de Viaje de Alejandro Malaspina, Madrid, Edicciones El Museo Universal, 1984, pp. 740).

(22) Lazzaro Brunetti (1781-1839), di nobile famiglia massese, dopo aver studiato giurisprudenza a Pisa ed a Firenze (ove strinse relazioni letterarie, specialmente in ambienti legati all'accademia La Colombaria), entrò nella diplomazia. Fu ministro del Regno d'Italia a Napoli e quindi membro del Collegio degli Uditori. Con la caduta dei regimi napoleonici si appartò per qualche tempo in Massa, ma, sospettato di simpatie murattiane, dovette presto allontanarsene. Carolina Bonaparte lo raccomandò quindi al Metternich, il quale lo assunse nella Cancelleria Imperiale e poi lo destinò a Madrid (1816), dapprima come semplice inviato straordinario e poi - dopo i moti del 1821 - come ministro plenipotenziario. Nella capitale spagnola il Brunetti rappresentava non soltanto l'Austria, ma anche tutti gli stati italiani che gravitavano nell'orbita d'influenza asburgica. Nel 1824 Brunetti sposò Josepha Gauoso Tellez Girón e fu quindi riconosciuto Grande di Spagna di prima classe. Verso il 1830 lasciò l'incarico e rientrò a Massa con la famiglia. Nuovamente nominato plenipotenziario  d'Austria, fu inviato presso la corte di Torino, ma, essendo risultato inviso al ministro Solaro della Margherita, circa tre anni dopo si dimise. Morì a Castelfranco di Sotto, in Valdarno. Sul Brunetti v. G. SFORZA, Gli scrittori della Lunigiana estense. Prima serie, Modena, Vincenzi, 1908, pp.164-165; L. G. PELISSIER (a cura di), Materiaux pour servir a l'histoire d'une femme et d'une societé. Le portefeuille de la Comtesse d'Albany (1806-1824), Paris, Pontemonig, 1902, passim; D. MANFREDI, Le ricerche di Lazzaro Brunetti sul navigatore Alessandro Malaspina, "Atti e Memorie" (della Deputazione di Storia Patria per le antiche Provincie Modenesi), XI Serie, IX (1987), pp. 309 - 332; ID., Le 'Memorie della Nobil Famiglia De Brunetti di Massa' di Carlo Frediani, "Atti e Memorie" (della Deputazione di Storia Patria per le antiche Provincie Modenesi), XI Serie, XI (1989), pp. 201-223.

(23) Massimiliano Ricca (1761-1835), entrato nell'Ordine Calasanziano nel 1777, iniziò presto l'insegnamento di discipline scientifiche presso vari istituti scolopici ed infine presso il Collegio Tolomeo di Siena. Ascritto alla società La Colombaria di Firenze (nel cui circolo, probabilmente, conobbe di persona il Malaspina), subito dopo la morte del navigatore ebbe incarico di redigerne un elogio storico, che avrebbe dovuto essere letto nel corso di una tornata accademica. Lo scolopio, ancorché avesse raccolto molti documenti, mai affrontò la relazione del necrologio e, dopo la sua morte, il fascicolo da lui formato subì varie traversie e per circa un secolo fu creduto disperso.
    Sul Ricca v. T. PENDOLA, Elogio funebre del P. Massimiliano Ricca d.S.P., Siena, Porri, 1835; L. PICANYOL, op cit., pp. 10-24. Sulle carte malaspiniane raccolte dal Ricca v. D. MANFREDI, Alcuni importanti documenti inediti, "Il Corriere Apuano", 23 novembre 1985; ID:, Fonti archivistiche italiane per lo studio di Alessandro Malaspina, "Archivio Storico per le Province Parmensi", IV Serie, XXXVIII - 1986 (1987), pp. 81 -106.

(24) Su tale viaggio v. D. MANFREDI, El viaje de la fragata "Astrea" (1786 - 1788). Antecedente de la gran expedición científica de Alejandro Malaspina, "Revista de Historia Naval", V (1987), n. 17,  pp. 69 - 95; ID., Il viaggio attorno al mondo di Malaspina con la fregata di S.M.C. "Astrea". 1786 -1788, "Memorie della Accademia Lunigianese di Scienze Giovanni Capellini", Classe Scienze Storiche e Morali, XLV-XLVII /1975 - 1977 (ma 1988), pp. 144.

(25) v. l'inventario dei documenti fatti copiare dal Brunetti in D. MANFREDI, Le ricerche..., cit., pp.327-332.

(26) Bauzá proclamò sempre che tali documenti gli appartenevano in quanto li aveva trascritti per proprio conto da altri esemplari conservati nel Depósito. In proposito - pur inclinando a credere nella massima onestà dell'ufficiale - crediamo si possa concludere doveva esservi una notevole promiscuità fra la documentazione del Depósito e quelle personali di coloro che vi erano addetti. Lo stesso Bauzá - come vedremo - rivendicò la proprietà di pubblicazioni che erano rimaste a Madrid. Sulla Bauzá Collection (oggi conservatat nella British Library di Londra) v. P. BARBER, cit., M. LUCENA GIRALDO - M. M. FLORES, Una aproximación a la Colección Bauzá, "Revista de Indias", L (1990), 189, pp.547-584.

(27) Tali contatti forono resi possibili dal commerciante genovese Filippo Ravara, parente della moglie di Bauzá e di quel Giuseppe Ravara che aveva viaggiato con Malaspina sull'Astrea.

(28) Franz Xavier von Zach (1754-1832), nativo di Presburg, in gioventù partecipò - come ufficiale dell'esercito austriaco - alle misurazioni dell'arco di meridiano dirette dal gesuita J. Liesganig. Nel 1786 fu nominato direttore dell'osservatorio di Seeberg (Gotha) e svolse tale funzione per dodici anni. Alla morte del duca di Sassonia-Coburgo-Gotha accompagnò la duchessa vedova in alcuni viaggi in Italia e Francia. Chiamato dal re Gioacchino Murat a dirigere l'osservatorio di Capodimonte (1815), dovette lasciar quasi subito l'incarico a causa della reastaurazione borbonica. Stabilitosi a Genova, ivi pubblicò la "Correspondance Astronomique, Géographique, Hydrographyque et Statistique", e questa fu la terza delle riviste da lui dirette: a Gotha aveva pubblicato dal 1798 l'"Allgemeine Geographische Ephemeriden" e dal 1800 la "Monatliche Correspondenz zur Bedorerung der Erd-und Himmelskunde". Lo Zach, che fu in corrispondenza con i maggiori astronomi e geografi del suo tempo, nel 1827 si trasferì a Parigi, ove rimase fino alla morte. Ha lasciato varie opere di carattere astronomico e fisico.

(29) La "Correspondance Astronomique, Géographique, Hydrographyque et Statistique" apparve regolarmente, in fascicoli bimestrali, dal 1818 al 1826.

(30) Sulla "Correspondance" v. B. SOLINAS, Alessandro Malaspina nell'opera di F. X. von Zach, "Giornale Storico della Lunigiana", Nuova Serie, XXXVIII (1987), pp.167-179; ID:, Cristoforo Colombo nella "Correspondance" di Franz Xavier von Zach, "Columbeis III, 1988, pp.155-163.

(31)  Adam Johan Krusentern (1770-1846) nacque in Estonia, partecipò alla guerra russo-svedese degli anni 1787-89, nel 1793 si imbarcò su navi inglesi e dal 1791 al 1799 compì viaggi in Oriente su bastimenti mercantili. Dal 1803 al 1806 comandò una spedizione russa, che fece la circumnavigazione del globo; dal 1810 al 1814 ne pubblicò la relazione e nel 1815 effettuò una spedizione artica alla ricerca del passaggio del Nord-Ovest. Nel 1823 fu nominato membro permanente del Dipartimento dell'Ammiragliato di Russia e direttore del relarivo periodico: "Zapiski Gosuderstvennogo Admiralteijskogo Departamenta".

(32)  Johann Kaspar Horner (1774-1834), astronomo e matematico svizzero, fu con Krusenstern nel viaggio attorno al mondo e rimase poi in contatto col navigatore naturalizzato russo.

(33) Lettre XXIII, "Correspondance", X (1824), IV, pp.233-393.

(34) Già nel 1815 era apparso un articolo, il cui titolo, tradotto, suona Notizie sulla spedizione spagnola intrapresa a fini di scoperta negli anni 1791, 1792, 1793 sotto il comando del capitano Malaspina, tradotte dalla spagnolo e rese note dal capitano Krusenstern, "Zapiski Gosuderstvennogo Admiralteijskogo Departamenta", 1815, II, pp.256-260.

(35) Non è sempre agevole, distinguere, nelle pagine della "Correspandance", le parti scritte dai corrispondenti ed i commenti dello Zach. Nel nostro caso, in particolare, non è chiaro se fosse Krusenstern o l'Horne (o, addirittura, lo stesso Zach) a definire remarquable quella pubblicazione.

(36) Sarebbe di enorme interesse la pubblicazione integrale delle lettere di Bauzá a Navarrete. Gli originali di esse attualmente si conservano ad Abalos, nell'Archivo Particular de los Marqueses de Legarda, Fondo "Antiguo Archivo de D. Martín Fernández de Navarrete", Busta Correspondencia Bauzá (da qui innanzi: AFN). Una parte di tali lettere furono fotografate e le foto si conservano in AMNM. Altre foto e fotocopie sono in possesso di studiosi europei ed americani.

(37) M. FERNANDEZ DE NAVARRETE, Pour servir..., cit., p.335.

(38) Lettera di Bauzá a Fernández de Navarrete, da Londra, 28 aprile 1824, inedita in AFN.

(39) Evidentemente il riferimento è a Luis Maria Salazar, ministro della Marina.

(40) Lettera di Bauzá a Fernández de Navarrete, da Londra, 16 novembre 1824,  in archivio AFN.

(41) Bauzá scrive sempre Somos. A Somers Town, nelle vicinanze di Londra, solevano riunirsi gli esuli liberali, soprattutto quelli spagnoli.

(42)  Post scriptum alla lettera sopra citata, scritto a Somos, il 20 [novembre 1824]. Un brano di questo post scriptum è pubblicato nella Introducción di: M. PALAU, A. ZABALA, B. SÁIZ (a cura di), Diario de Viaje... cit. p. VII.
    Segnaliamo che, purtroppo, il nome dell'ambasciatore non è stato ben decifrato, per cui in tale edizione si legge "poco di bono" e non Poço di Borgo, come scrive Bauzá. Neppure quest'ultimo, del resto, fu preciso, dal momento che l'esatto cognome del personaggio in questione è Pozzo di Borgo. Di tale svista non sempre ci si è avveduti (cfr. M.D. HIGUERAS RODRIGUEZ, Catálogo crítico..., cit., tomo III , 1994, p.195.
    Il còrso conte Carlo Andrea Pozzo di Borgo (1764-1842), di fazione avversa ai francesi, esulò a Londra nel 1796 e dal 1804 visse a S.Pietroburgo, ove in breve divenne consigliere privato dello zar Alessandro I, che gli affidò varie missioni diplomatiche. Fu licenziato nel 1807 e soltanto nel 1813 riprese l'attività pubblica; dopo il Congresso di Vienna, al quale assistette, fu nominato ambasciatore di Russia a Londra, ove risiedette per venti anni, salvo alcuni viaggi.

(43) Sulla vicenda della ricerca del passaggio del Nord-Ovest v. (anche per la ricca bibliografia attinente) I. LUZZANA CARACI - D. MANFREDI, Alessandro Malaspina e la questione dello Stretto di Maldonado, in: Atti del Convegno "Alessandro Malaspina e la cultura del suo tempo", "Memorie della Accademia Lunigianese di Scienze Giovanni Capellini", Classe Scienze Storiche e Morali,  LIX -1989 (ma 1991),  pp. 147 - 156; D. MANFREDI, An unknown episode behind the search for the North-West passage of the Malaspina expedition? in: Robin INGLIS (a cura di), Spain and the North Pacific Coast. Essays in recognition for the Bicentennial of the Malaspina Expedition, 1791 - 1792, Vancouver, Vancouver Maritime Museum, 1992,  pp. 119 - 124; ID., Fabio Ala Ponzone, oficial de la Expedición Malaspina, en la Costa noroeste de América (1791), "Derroteros de la Mar del Sur", III (1995), 3, pp. 83-95.

(44)  Lettera di V. Petrov all'Accademia Lunigianese di Scienze Giovanni Capellini, del 12 maggio 1997, conservata presso il Centro di Studi Malaspiniani di Mulazzo, cui fu trasmessa dalla stessa Accademia.

(45) Mancano i capitoli II ed VIII del libro III, ossia tratti di viaggio compiuti dall'Atrevida separatamente dalla Descubierta (navigazione a Macao e rientro a Manila, navigazione da Talcahuano all'Isola della Soledad, seconda visita alle Malvine,
esplorazione delle Isole Aurora).

(46) Lettera di V. Petrov a D. Manfredi, del 2 luglio 1997.

(47)  Enciclopedia Italiana, ad vocem. Su Pozzo di Borgo v. nota 42.

(48) Juan Andrés (1740-1817), gesuita, dal 1767 si stabilì in Italia e visse in varie città, tra cui Parma (ove, conobbe personalmente il Malaspina) e Napoli. Poligrafo eruditissimo, legò la sua fama principalmente ad un monumentale trattato letterario, che fu edito dal Bodoni.  In esso, fra l'altro, compare anche un cenno (forse il primo, pubblicato in Italia) alla Spedizione Malaspina. v. J. ANDRES, Dell'origine, progressi e stato attuale d'ogni letteratura, Parma, Stamperia Reale, 1782-89, 7 voll.; l'accenno a Malaspina si trova nel tomo V (e non IV, come erroneamente afferma B. SAIZ, Bibliografía... cit,), p.91.

(49) Su Gherardo Rangone Terzi (1742-1815) v. G.B. VENTURI, Memoria intorno alla vita del marchese Gherardo Rangone, Modena, Soliani, 1818, pp.68. Rangone, uomo di cultura e statista modenese, fu in corrispondenza a lungo con Malaspina, prima e durante la spedizione.Con l'avvento dei regimi napoleonici di trasferì a Vienna, ove rimase fino alla morte. Le lettere inviategli da Malaspina (conservate a Firenze,APSF, Busta Ricca-Malaspina) sono pubblicate da PICANYOL, op cit.. Dispiace osservare che di tale importante carteggio nessun malaspinista ancora abbia voluto valersi.

(50) Nicolai Ivanovic Saltykov (1736-1816) dal 1813 al 1815 fu primo ministro di Russia.

(51) Lo spagnolo principe di Castelfranco era stato ministro di Spagna a Napoli; sua moglie era sorella della contessa d'Albany. Negli ambienti vicini a Malaspina si esprimeva la persuasione che costei conoscesse molte cose sulle vicenda del navigatore.

(52) Lettera di Lazzaro Brunetti a Massimiliano Ricca, da Napoli, 27 ottobre 1812, inedita in APSF, Busta Ricca-Malaspina.

(53) Pavel Aleksandrovic Stroganov (1772-1817), viaggiatore, uomo politico e diplomatico russo, dopo aver subito giovanili influenze giacobine, si avvicinò alla politica zarista.

(54) Lettera di Juan Andrés a Massimiliano Ricca, da Napoli, 22 dicembre 1812, inedita in APSF.

(55) Sull'altra facciata del foglio compare un altro appunto, anch'esso anonimo, nel quale vengono menzionati - come persone che potevano fornire notizie sul conto di Malaspina - Rangone, Pisoni e Cagnoli; quindi essi, in quel tempo erano viventi. Ora, dal momento che costoro morirono tutti fra il 1815 ed il 1817, l'epoca della morte del primo fornisce, indirettamente, il termine a quo dovette essere stilato l'altro appunto.

(56) Busta e archivio già più volte citati. In un'altra carta della medesima busta, infine, si trova una fedele traduzione in italiano della lettera dell'Horner allo Zach.

(57) TORENO, Conde de, Historia del levantamiento, guerra y revolución de España, por el Conde..., Paris, De Baudry, 1838, vol. I, p.5.

(58) v. lettera di Juan Andrés già citata.

(59) H. REYNALD, Histoire de l'Espagne, Paris, Bailliére, 1873, p. 25.

(60) José de Espinosa y Tello, oltre che primo direttore del Depósito Hidrográfico, era anche il primo funzionario della Segreteria di Marina, a capo della quale era Manuel Godoy.

(61) A quel tempo, per motivi di riservatezza, il Depósito non metteva neppure in vendita le carte nautiche che i suoi ufficiali via via completavano e stampavano (v. lettera di Bauzá a Malaspina, da Madrid, 29 aprile 1807, in Archivio Domestico Malaspina di Mulazzo, Filza 22, pacco 1).

(62) Qui Krusenstern cade in un paio di imprecisioni: il viaggio di Malaspina non fu propriamente un periplo del globo ed il ritorno avvenne nel 1795 e non nel 1796.

(63) Altra svista: il viaggio, come è noto, durò 62 mesi.

(64) Krusenstern intende Nucolaj Petrovic Rumjancev.

(65) v. Rossiiiko-Amerikanskaja Kompanjia i isucenie Tichokeanskogo Severa [La Compagnia Russo-Americana e le ricerche sul Pacifico setentrionale]. Tomo III (1799-1815), Mosca, 1994, p. 41. Traduzione di Silvia Armanetti.

(66) v. nota dello Zach ad una lettera di Bauzá, del 30 giugno 1819, "Correspondance...", III (1919), !, p. 47 nota 6

(67)  Voyage de Humboldt et Bonpland. Première partie. Relation historique, Paris, Schoell, 1814, vol. 1, p. 61

(68) Questo saggio non sarebbe neppure nato se non avessi avuto l'intelligente collaborazione di un gruppo di amici e studiosi, di varie nazionalità, che qui menziono e cordialmente ringrazio: Carlos A. Bauzá, P. Dino Bravieri d.S.P., Belén Fernández Fuentes, Lola Higueras Rodríguez, Vladimir Petrov.

Updated: June 13, 2018