SUI QUATTRO VIAGGI DI ALESSANDRO MALASPINA
ALLE ISOLE FILIPPINE  (*)

di Dario Manfredi
Centro di Studi Malaspiniani
Mulazzo, Massa-Carrara, Italia

     Lo studio approfondito delle Isole Filippine costituì uno dei più importanti obiettivi della spedizione guidata da Alessandro Malaspina; e ciò è da tempo abbastanza noto. Assai meno noto, invece, è che il navigatore italiano, prima del suo grande viaggio scientifico, aveva già visitato Manila in altre tre occasioni.

     Se la quarta fu senza dubbio la visita più importante, soprattutto sotto gli aspetti cartografici e naturalistici, non prive di interesse sono tuttavia le altre: la terza, in particolare, può esser considerata il necessario antecedente della spedizione. Considerando, poi, che i primi due viaggi rimangono costantemente ignorati anche nelle più recenti pubblicazioni biografiche malaspiniane, la presente occasione appare quanto mai appropriata per passare brevemente  in rassegna tutti quattro i viaggi; anche perchè su ognuno si essi esistono documenti ancora inediti.

     Ma, prima di procedere all'illustrazione di questi viaggi, non sarà inutile ripercorrere, per sommi capi, le principali vicende del navigatore.

     Alessandro Malaspina nacque a Mulazzo (oggi in provincia di Massa-Carrara) il 5 novembre 1754 dal marchese Carlo Morello e da Caterina Meli Lupi di Soragna (1).

     Dal 1762 al 1765 visse con la famiglia a Palermo, presso il prozio Giovanni Fogliani Sforza d'Aragona, vicerè di Sicilia. Dal 1765 al 1773 fu convittore, a Roma, del Collegio Pio Clementino, retto dai Padri Somaschi. Quindi, accettato nell'Ordine di Malta, visse circa un anno sull'isola ed apprese, imbarcato su un vascello dell'Ordine, i primi rudimenti dell'arte di navigare.

     Nel 1774 entrò nella Real Armada ed a Cadice, il 18 novembre, ricevette il grado di Guardiamarina. Nel gennaio 1775, imbarcato sulla fregata Santa Teresa,  partecipò alla spedizione in soccorso di Melilla, allora assediata dai Marocchini; pochi giorni dopo fu promosso Alfiere di Fregata. Nel luglio dello stesso anno partecipò all'assedio di Algeri e nel marzo dell'anno successivo fu promosso Alfiere di Vascello.

     Dal 1777 al 1779, imbarcato sulla fregata Astrea, compì un viaggio alle Filippine. Durante il viaggio (1778) fu promosso Tenente di Fregata.

     Nel gennaio 1780, imbarcato  sul vascello San Julián, partecipò alla battaglia di Capo Santa Maria. Nel febbraio fu promosso Tenente di Vascello. Nel 1782, inbarcato sulla fregata Santa Clara, venne denunziato al Tribunale dell'Inquisizione come sospetto di eresia. La cosa, nell'immediato, non ebbe pratiche conseguenze. Nel settembre dello stesso anno, imbarcato su una batteria galleggiante corazzata, partecipò alla tentata presa di Gibilterra. Nel dicembre, imbarcato sul vascello San Justo, partecipò allo scontro di Capo Espartel. Poco dopo fu promosso Capitano di Fregata.

     Dal marzo 1783 al luglio 1784, in qualità di secondo comandante della fregata Asunción, compì un secondo viaggio alle Filippine. Nel 1785, sul brigantino Vivo, adibito a rilevamenti idrografici, lavorò alla cartografia di alcuni tratti della costa spagnola. Fu nominato Tenente della Compagnia dei Guardiamarina di Cadice. Dal settembre 1786 al maggio 1788, al comando della fregata Astrea, compì, per conto della Real Compañia de Filipinas, un viaggio commerciale attorno al mondo.    Nel settembre 1788, congiuntamente al collega José de Bustamante y Guerra, propose al governo di Spagna di organizzare una spedizione politico-scientifica, da realizzarsi con due corvette, per quasi tutti i possedimenti spagnoli d'America e d'Asia.

    Poco dopo fu nominato Socio Corrispondente della Real Accademia delle Scienze di Torino. La spedizione salpò da Cadice il 30 luglio 1789 e vi rientrò il 21 settembre 1794, dopo 62 mesi di navigazione.

     Il 7 dicembre Malaspina fu ricevuto all'Escorial dal re Carlo IV e dal primo ministro Manuel Godoy. Nel marzo fu promosso Brigadiere d'Armata. Con la mente sempre più spesso volta ad aspetti politico-economici dell'impero spagnolo, nel settembre 1795 tentò di modificare l'assetto e la politica del governo, con proposte e memoriali che, ovviamente, non risultarono graditi a Godoy.

     Il 22 novembre, su proposta del primo ministro, il Consiglio di Stato, presieduto da Carlo IV, deliberò l'arresto di Malaspina con l'accusa di complotto contro lo stato. L'ufficiale fu arrestato ventiquattro ore dopo.  Il 20 aprile 1796, dopo un inconcludente processo, Carlo IV decretò motu proprio di degradare Malaspina e di segregarlo alla Coruña (Galizia), nell'isolato castello di San Antón.

     Dal 1796 al 1892, segregato nel castello, Alessandro Malaspina scrisse vari trattati di economia, estetica, critica letteraria. Verso la fine del 1802, dietro pressioni di Francesco Melzi d'Eril e di Napoleone, Malaspina fu liberato dal carcere, ma dovette lasciare immediatamente la Spagna.

     Nel marzo 1803 sbarcò a Genova e si portò a Mulazzo, quindi si stabilì a Pontremoli ed iniziò ad occuparsi di problemi politici locali, con una visione che, ancor oggi, appare sorprendentemente moderna. Nel dicembre di quello stesso anno, essendosi manifestata a Livorno un'epidemia di febbre gialla, fu incaricato di organizzare e dirigere un Cordone Sanitario fra la Repubblica Italiana ed il Regno d'Etruria. Nel 1805 fu nominato Consigliere Auditore del Consiglio di Stato del Regno d'Italia. Nel dicembre 1806, a Firenze, fu ricevuto a Corte dalla regina d'Etruria; poco dopo fu ammesso, col nome di Addomesticato, nella Società Colombaria di Firenze.

     Nel 1807 ebbe le prime avvisaglie di un male incurabile; il 9 aprile1810, spirò, in Pontremoli, alle dieci pomeridiane (2).
 

1. Viaggio con la fregata Astrea (1777-1779).

     Nel 1777 Alessandro Malaspina - che aveva allora il grado di alfiere di vascello - era imbarcato sulla fregata Astrea, la quale era comandata dal tenente di vascello Antonio Mesía. A costui venne affidato il compito di condurre alle Filippine don Joseph Basco y Várgas, che era stato nominato governatore dell'arcipelago.

     La fregata lasciò Cadice, una prima volta, il 20 marzo, ma già il giorno seguente si manifestò a bordo un'epidemia assai contagiosa. A tale inconveniente, nei giorni successivi, si aggiunsero violente perturbazíoni atmosferiche e correnti contrarie. Dopo alcune settimane di navigazione lenta e penosissima, il comandante - sorretto dal conforme ed unanime parere di tutta l'ufficialità - decise di virare di bordo e rientrare; I' Astrea tornò quindi a gettare le ancore nella baia di Cadice il 29 giugno (3).

     Sei mesi dopo quel precipitoso rientro, la fregata riprese il mare e, quella volta, la navigazione si compì senza contrattempi di grosso rilievo. La partenza avvenne il 17 dicembre 1777, il Capo di Buona Speranza fu doppiato il 9 aprile 1778, dopo una sosta di alcuni giorni nella baia di Tabla, presso il Capo di Buona Speranza, lo Stretto della Sonda fu raggiunto il successivo 28 giugno e l'approdo a Cavite si verificò il 27 luglio.

     Il viaggio di ritorno iniziò il 13 gennaio 1779 (si dovette attendere la stagione dei monsoni) e la nave transitò per lo Stretto della Sonda nei giorni 12 e 13 febbraio, doppiò il Capo di Buona Speranza il 23 aprile, nuovamente fece una breve sosta a Tabla e gettò infine le ancore a Cadice fl 5 settembre 1779.

     Nel viaggio di ritorno la nave ospitò un passeggero assolutamente eccezionale: si trattava di un'elefantessa, destinata al re di Spagna, della cui buona salute si prendevano cura ben tre criados (4).

     A Cadice Alessandro Malaspina apprese che nel frattempo era stato promosso tenente di fregata.
 

2. Viaggio con la fregata Asunción (1783-1784).

     Dopo il viaggio dianzi riassunto, Malaspina partecipò - imbarcato su legni diversi - a varie operazioni militari nella guerra che la Spagna, alleata alla Francia, combatteva allora contro l'Inghilterra.

     Nel gennaio del 1783 a Parigi furono siglati i preliminari del trattato di pace (poi firmato a Versailles nel settembre dello stesso anno) ed alla Spagna si presentò pertanto la necessità di render noto in tutti i suoi possedimenti che le ostilità contro gli inglesi dovevano cessare.

     Per recare alle Filippine la notizia della pace fu scelta la fregata Asunción, che alllora era comandata dal capitano di fregata Juan Ruiz de Apodaca. Malaspina - che aveva lo stesso grado, ma minore anzianità del collega, fu scelto in qualità di secondo comandante.

     Munita di salvacondotto inglese (per evitare rischi nel caso di incontri con navi inglesi non ancora informate della pace), la fregata salpò da Cadice il 14 marzo 1783, dal 12 al 18 luglio sostò a Chirita (Stretto della Sonda) e raggiunse Cavite il 9 agosto (data locale, vale a dire il 10 secondo il computo europeo).

     Consegnato il dispaccio al governatore, all'equipaggio non rimase che attendere la stagione favorevole alla partenza. Ciò avvenne il 20 gennaio 1784; l'Asunción sostò a Tabla dal 3 al 27 aprile ed approdò infine a Cadice il 5 luglio seguente (5).

     Al rientro, Ruiz de Apodaca presentò alla Marina una memoria riguardante l'utilità di rivestire le carene con lastre di rame (provvedimento che già gli inglesi avevano adottato da diversi anni). Possiamo supporre che i due ufficiali, durante il viaggio, insieme abbiamo discusso della questione; di fatto, sarà proprio Malaspina - come vedremo - che, forse per primo in Spagna, applicherà quella misura contro la corrosione degli scafi.
 

3. Periplo del globo con la fregata Astrea (1786-1788).

     Nel 1786 il ministro delle Indie, Joseph de Gálvez, si pose il problema di rivitalizzare la Real Compañía de Filipinas e di dotarla di strumenti operativi atti ad intraprendere commerci più sicuri e lucrosi di quanto fosse fino allora avvenuto (6). Carlo III, dietro indicazione del suo ministro, emanò un decreto col quale si permetteva alla Compagnia di noleggiare per i suoi traffici navi della Real Armada e di servirsi anche di ufficiali e di piloti militari; anzi, qualora la Compagnia si fosse valsa anche di questa seconda facoltà, sarebbe stata esentata dall'obbligo di versare la cauzione, prevista per l'eventualità che il bastimento si perdesse durante la missione commerciale (7).

     Nella primavera di quel medesimo anno la Compagnia decise di stipulare il primo contratto di noleggio con la Real Armada e di effettuare un viaggio a carattere sperimentale. La nave concessa fu la fregata Astrea; quanto al comandante, la scelta cadde sul capitano di fregata Alessandro Malaspina.

     Non appena gli fu comunicata la nomina, Malaspina volle occuparsi personalmente della preparazione dei viaggio in tutti i particolari.

     L'Astrea, varata a Cartagena nel 1756, era una delle più vecchie fregate che allineasse allora la Real Armada. Era lunga alla chiglia circa 30 metri e larga circa 8.

     In primo luogo occorrevano consistenti trasformazioni per adeguare quella che era un'unità da guerra alla sua nuova funzione mercantile. Fu perciò modificata la ripartizione degli spazi interni, ricavando locali di stivaggio da quelli che in precedenza erano destinati agli alloggi (ma l'equipaggio mercantile doveva cornporsi di 115 uomini, in luogo di 283 «d'ordinanza»); fu alleggerita l'artiglieria, sia nel numero delle bocche da fuoco sia nel calibro, e fu modificata la velatura. La carena fu foderata ex novo con assi ligree e lastre di rame.

     La dotazione scientifica di bordo fu completata con una serie di strumenti di produzione britannica e la biblioteca fu arricchita di tutte le carte e le relazioni dei viaggi più recenti di ogni nazione europea.

    Il Comandante volle scegliere anche gli ufficiali che lo avrebbero accompagnato: quale secondo ufficiale, nominò il tenente di vascello Luís de la Concha; quale terzo ufficiale, volle l'alfiere di fregata Francisco Xavier de Viana (8).

     Malaspina, prima che l'Astrea salpasse, emanò anche delle precise regole disciplinari, finalizzate a quelli che, a suo giudizio, erano gli essenziali obiettivi di un comandante navale: la conservazione del bastimento e la buona salute del suo equipaggio. Una disciplina - volle sottolineare - che era opportuno mantenere non già facendo leva sul timore delle punizioni, bensì contando sulla forza della ragione, sul costruttivo esempio fornito dagli ufficiali, sul valore della sana emulazione (9).

     Era previsto che la nave navigasse alla volta di Lima (per l'esattezza, al porto del Callao) per la via del Capo Horn, vi scaricasse merci del Re e, dopo aver caricato altri effetti, proseguisse per le Filippine. Da Manila era previsto - dopo l'imbarco di altre merci - il rientro Cadice per la via del Capo di Buona Speranza.

     La trattativa per la formalizzazione del contratto di noleggio andava piuttosto per le lunghe, anche perchè i due contraenti si rendevano conto del valore di prototipo che che quel contratto avrebbe subito assunto.

     Tuttavia via era chiara la generale volontà giungere ad un accordo, e Malaspina fu perciò autorizzato a partire non appena fossero stati completati tutti i preparativi.

     L'Astrea salpò da Cadice il 5 settembre 1786. Dopo sette giorni transitò tra Santa Cruz e la Gran Canaria, diretta a sud. Fino al 14' parallelo N ebbe venti favorevoli, ma, oltre tale lati- tudine, incontrò perturbazioni, calme o venti contrari per 28 giorni consecu- tivi. Le correnti avverse la fecero de- viare alquanto dalla rotta prestabili- ta, avvicinandola pericolosamente alle coste dell'Africa.

     In un primo momento Malaspina aveva pensato di raggiungere la costa del Brasile in prossimità del Capo San Agustín; in seguito, tenendo conto che le correnti avevano considerevolmente discostato la fregata da quel sito, preferì dirigersi verso l'isola di Trindade do Sul. L'isola fu raggiunta il 31 ottobre, ne furono rilevate le coordinate geografiche, dopo di che la navigazione proseguì verso la costa patagonica.

     Ai primi di dicembre l'Astrea si trovava al largo di Capo Blanco, diretta ancora a sud; il 4 stesso mese transitò a circa 15 leghe ad ovest dalle Malvine e cinque giorni dopo era a 20 leghe ad est del Capo San Juan.

     Giunta in prossimità di Capo Horn, la fregata incontrò correnti contrarie e venti variabili tra SO e N-NO; il mare era mosso; frequenti le grandinate ed il nevischio. Malaspina, sull'esperienza di Cook, si spinse fin quasi al 61° parallelo S e circa 12° O dall'Isola degli Stati.

     L'Astrea a quel punto volse a N-NO e poi a N, pur con un certo timore che le correnti sospingessero la nave troppo vicino ai Capi Pilares e Victoria; indi puntò a N-NE fino a che, il giorno 11 gennaio 1787, giunse ad avvistare Concepción del Chile.

     Dopo una breve sosta, l'unità riprese il mare e raggiunse il Callao, porto di Lima, con una tranquilla navigazione costiera. Vi attrraccò il 1° febbraio.

     Al Callao l'equipaggio fu aumentato di una decina di marinai e, dopo alcuni lavori di manutenzione, il 1° marzo l'Astrea sciolse le vele alla volta di Manila.

     Malaspina non seguì la rotta a NE delle Galápagos - pur essendo la più breve - per non correre il rischio di imbattersi in una delle bonacce che frequentemente caratterizzano tali acque, ma volle navigare per circa 700 leghe lungo il parallelo del Callao, per quindi volgere a NO. Il 22 marzo la fregata tagliò l'equatore, e proseguì nella stessa direzione fino a raggiungere la latitudine di 12°30' N.  Da tale punto volse direttamente ad O.

     In un primo tempo Malaspina aveva pensato di superare le Marianne navigando presso Tinian e di raggiungere Manila doppiando Capo Bojador; però considerazioni sanitarie e condizioni meteorologiche gli consigliarono di modificare il progetto, puntando invece sull'isola di Guam e, dopo una breve sosta, dirigere la nave verso lo Stretto di San Bernardino.

     L'Astrea giunse a Guam il 26 aprile e gettò le ancore nella baia di Humatac. Dopo quattro giorni di riposo furono levate le ancore per raggiungere Manila navigando tra Luzón e Samar.

     La nave giunse al Capo di Espiritu Santo il 6 maggio ma tempeste e correnti contrarie le impedirono di inoltrarsi immediatamente nello Stretto di San Bernardino; perciò stette alla fonda per tre giorni al largo di Viri (nelle Isole Balicuatro).

     Il 9 maggio, con l'ausilio di un pilota locale, l'Astrea penetrò nello stretto ed il giorno successivo giunse presso Capul; da lì proseguì con cautela verso le Bocche di Mariveles, che avvistò il giorno 11.  Le condizioni del tempo non permisero di entrare subito nella baia e soltanto il 14 maggio Malaspina poté attraccare a Cavite. Dalla partenza dal Callao erano trascorsi 75 giorni.

     Da Manila Malaspina inviò alcune lettere in Spagna, sia per rassicurare la Compagnia circa l'andamento della spedizione, sia per dar notizie al Ministro della Marina del movimento del porto di Cavite e del comportamento degli uomini della Real Armada.

     Il 20 novembre 1787 l'Astrea riprese il mare diretta a Batavia. Per evitare le innumerevoli secche del Mar Cinese Meridionale, Malaspina tenne una rotta assai prossima alla costa dell'odierno Vietnam e della penisola di Malacca: il 3 dicembre avvistò Pulo Sapatou e proseguì verso Tjuman e Pulo Aur. I venti contrari, le frequenti burrasche ed il mare assai mosso costrinsero la fregata a mettersi più volte alla cappa; la scarsa visibilità spesso costringeva a procedere soltanto con il continuo ausilio dello scandaglio.

     Prima della metà di dicembre l'Astrea transitò nello Stretto di Bangca (tra l'isola omonima e Sumatra) e, dopo molte difficoltà - fra l'altro, alcune tempeste avevano danneggiato lo scafo - il 24 dello stesso mese giunse a Batavia, ove fu amichevolmente accolta dal governatore di quella colonia olandese.

     Malaspina dispose che venisse subito riparata la carena e fece imbarcare le provviste per l'ultimo tratto del suo viaggio, che lo avrebbe riportato a Cadice; quindi il 28 ordinò di sciogliere le vele, con la collaborazione di un pilota superò lo Stretto della Sonda e s'affacciò sull'Oceano Indiano.

     Purtroppo, la documentazione su quanto avvenne da questo punto fino a Cadice, è assai lacunosa. Ad ogni buon conto sappiamo che il Capo di Buona Speranza  fu doppiato la notte del 22 febbraio e non ci furono inconvenienti fino all'entrata nell'emisfero boreale, ove la nave si trovò al centro di grosse perturbazioni. Il clima insalubre ed il superlavoro favorirono la propagazione di malattie polmonari, ed anche lo scorbuto non tardò ad affacciarsi. Da quel punto e fino all'arrivo nella baia di Cadice perirono a bordo ben 16 uomini; prima di attraccare, Malaspina inviò a terra una feluca per chiedere urgentemente pesce, frutta e verdura fresca. Chiese anche un buon medico ed un cappellano.

     Il 18 maggio 1788 l'Astrea approdò a Cadice, scaricò ogni merce e fu riconsegnata indenne alla Real Armada. Il viaggio era durato meno di 21 mesi anziché i 26 previsti e ciò consentì alla Compagnia di migliorare il risultato economico dell'operazione; inoltre le fu riconosciuto un abbuono sul nolo pattuito. Quel viaggio, insomma, fu un vero successo (10).

     Manuel Agote - funzionario della Real Compañía de Filipinas che aveva partecipato al viaggio -  scrisse ai suoi superiori che la precisione e la perizia nautica di Malaspina erano tali da assicurare il più lusinghiero successo a qualsiasi missione gli venisse affidata (11). Fu buon profeta, come vedremo.
 

4. La spedizione scientifico-politica con le corvette Descubierta ed Atrevida (1789-1794).

     Alessandro Malaspina, non appena terminato il periplo con l'Astrea, si recò a corte. Conferì con il ministro della Marina e sicuramente propose informalmente alla Corona di organizzare una spedizione marittima di carattere scientifico e politico. Poco dopo si diede a preparare un dettagliato piano di quel viaggio - che fu firmato congiuntamente al collega José Bustamante y Guerra (12) - e, ottenutane l'approvazione, iniziò i prepatativi.

     I riflessi dell'esperienza maturata durante il viaggio dell'Astrea furono molti ed evidenti: dall'armamento delle navi, all'attrezzatura, ai viveri, alle misure sanitarie e disciplinari, alle rotte. E forse la stessa esigenza di una missione di quel tipo nacque proprio durante la navigazione del biennio 1786-1788: troppe volte il comandante si era reso conto di quanto limitate e manchevoli fossero le conoscenze che la Spagna aveva del proprio immenso impero.

     Le due corvette, espressamente costruite ed armate in vista di quell'impresa, salparono da Cadice il 30 luglio 1789. La Descubierta era comandata da Malaspina; l'Atrevida da Bustamante. Antonio Pineda (13) coordinava il lavoro dei naturalisti.

      Ma in questa sede non intendiamo certo seguire l'intero itinerario della spedizione, che d'altra parte ci porterebbe troppo lungi dall'intento di questo scritto.

     La campagna che avrebbe condotto Malaspina per la quarta volta nelle acque delle Filippine iniziò il 20 dicembre 1791, giorno in cui le corvette salparono da Acapulco. Il giorno 11 febbraio 1792 la spedizione era nelle acque delle Marianne, in viasta delle isole Saypan e Tinian. Come già aveva fatto, Malaspina decise una breve sosta a Guam; e, come l'altra volta, scelse la rada di Humatac.per far riposare l'equipaggio.

     Le vele furono sciolte il 24 febbraio, con rotta verso lo Stretto di San Bernardino. Il 4 marzo fu avvistato il Capo Espiritu Santo e le corvette si diressero al porto di Palapa, sulla costa settentrionale dell'isola Samar. Le eccellenti qualità della baia indussero Malaspina a rilevarne con cura tutta l'idrografia, nella prospettiva che proprio a Palapa potessero comodamente sostare, nel futuro, tutte le navi che fossero giunte alle Filippine provenendo dalle Americhe.

     Superate rapidamente alcune diffidenze iniziali, i nativi si avvicinarono per commerciare ed i viaggiatori poterono così approvvigionarsi di viveri freschi. Particolarmente graditi erano i galli, poiché, prima di essere uccisi, venivano fatti combattere per il diletto dei marinai. Nel riferire questa crudele pratica, Malaspina non esprime alcuna esplicita riprovazione; sottolineando però che la medesima usanza trovava vasto seguito nella «nostra Europa» (14).

     Salirono a bordo alcuni missionari francescani e dai colloqui con costoro gli ufficiali trassero parecchie utili informazioni sull'isola e sui suoi abitanti.

     Il 9 marzo le corvette lasciarono Paiapa per spostarsi nel vicino porto di Sorsogon, affacciato sulla costa meridionale dell'isola di Luzón. La natura in tutti i suoi aspetti - dalla vegetazione ai vulcani, alle conchiglie, alle colture dei baco da seta, del riso e del banano stimolava l'attività degli scienziati, i quali non tardarono a pianificare i loro lavori. Fra altre cose, fu stabilito che il botanico Luis Née (15) sbarcasse e si portasse a Manila per via di terra.

     Le corvette si inoltrarono quindi nello stretto di San Bernardino, aggiornando, per quanto possibile la cartografia, la quale - sebbene le Filippine fossero possedimewnto spagnolo da oltre due secoli - era ancora quanto mai approssimativa.

     Furono avvistate le isole di Ticao, Burias, Masbate, Romblón, Sibuyan e Mindoro. Il 25 marzo i navigatori giunsero a Mariveles, ossia all'imboccatura dei golfo di Manila, ed il giorno seguente attraccarono a Cavite.

     Malaspina decise che la sosta a Cavite si sarebbe limitata al tempo strettamente necessario per consegnare al governatore della colonia alcuni plichi ricevuti ad Acapulco. Per guadagnare tempo le corvette si sarebbero divise (era già stato fatto in alcuni tratti della costa d'America): l'Atrevida si sarebbe recata a Macao per effettuare misurazioni con il pendolo (16) e la semplice) e la Descubierta  avrebbe rilevato intanto la cartografia della costa occidentale di Luzón.

     Così si fece: la prima corvetta levò le ancore il primo di aprile e la seconda l'imitò un paio di giorni dopo.

     I lavori della Descubierta furono ostacolati da venti e correnti contrarie; inoltre le nebbie limitavano la visibilità e, d'altra parte, la navigazione costiera presentava eccessivi rischi. Raggiunta la punta Bolinao, Malaspina si convinse della scarsa utilità di quel percorso e stabilì di rientrare a Cavite, ove alcuni ufficiali avrebbero potuto dedicarsi alla rilevazione di isole minori (ma non per questo meno importanti per la navigazione).

     La Descubierta tornò a gettare le ancore a Cavite, il 13 aprile. L'Atrevida - che proprio il giorno precedente era giunta a porto Taipan, presso Macao, non sì ricongiunse con la corvetta gemella che il 20 maggio. E fino a meta novembre le navi più non si mossero.

     Gli uomini di dedicarono interamente ai lavori scientifici; lo stesso Malaspina, nella sua relazione, scriverà che gli sarebbe stato difficile, per non dire impossibile, dare un'idea esatta delle tante e differenti escursioni effettuate a Luzón.

     Il 20 giugno arrivò Luis Née, che, da quando era sbarcato a Sorsogon, aveva percorso e studiato le quattro province meridionali dell'isola. Il naturalista Antonio Pineda, a sua volta, con alcuni uomini, si diresse verso il nord dell'isola, scegliendo l'itinerario più interno ed impervio; il clima malsano e le eccessive fatiche ebbero la meglio sul suo fisico: morì  nella provincia di Llocos.

     Pineda godeva della stima di tutti gli altri ufficiali e scienziati, sì che la sua morte fu pianta con profonda commozione. I suoi appunti permisero di ricostruire le vicende di quella dolorosa esplorazione: Pineda aveva voluto avventurarsi nel nord dell'isola attraverso le province più malsane ed inospitali. Era stata una scelta lucidamente dettatagli dalla coscienza professionale: il naturalista sapeva bene che proprio in quelle zone inespiorate avrebbe raccolto la maggior copia di notizie interessanti. Fra boscaglie, cascate, paludi, lagune e montagne, Antonio Pineda aveva continuato a collezionare piante, ad analizzare acque, ad eseguire calcoli. Prima della metà di giugno il naturalista aveva cominciato ad accusare malesseri, evidentemente attribuibili alla debilitazione, ma non per questo volle riposarsi: trasportato per qualche tratto in lettiga, aveva continuato a prendere appunti. Giunto in quelle condizioni giunto al villaggio di Badoc, si spense il 23 giugno, assistito da alcuni agostiniani.

     Malaspina volle che fosse eretto un cippo in memoria del collega ed amico. Il disegnatore Fernando Brambilla (17)  lo progettò ed il naturalista Tadeo Haenke(18) ne dettò l'epigrafe in latino. Quel cippo fu distrutto per vicende belliche; ne rimane un'acuaforte, incisa da Brambilla.

     Haenke e Née, rimasti privi del loro coordinatore, raddoppiarono l'impegno, occupandosi di tutti i rami delle scienze naturali. In particolare, visitarono il vulcano Taal, peraltro traendone l'erronea convinzione che fosse ormai estinto.

     Per il mese di novembre fu decisa l'esplorazione di zone più meridionali. Dal momento che non erano ancora terminati i rilevamenti cartografici nella zona di Luzón, fu allestita una goletta, ne fu affidato il comando all'ufficiale Juan Maqueda, con il compito di tracciare la cartografia dello Stretto di San Juanico e Mindanao.

     Anche l'ufficiale Martín de Olavide fu lasciato a Manila, affinché, completato il lavoro, tornasse in Spagna per suo conto, con le carte ed ogni altro effetto.

     Le corvette uscirono dal porto di Cavite il 15 novembre, con il programma immediato di visitare le isole Mindoro, Panay, Negros e Mindanao.

     Mindoro fu raggiunta il giorno seguente; gli spagnoli scorsero tracce delle abitazioni stagionali dei pirati malesi ma nessun indigeno. Sull'isola di Negros fu studiato il vulcano Caulon - alto quasi 2500 metri, è la massima cima della sierra. Tale catena fu intitolata al comandante della spedizione; altre due montagne dello stesso gruppo furono denominate Descubierta ed Atrevida; me nessuna di tali denominazioni è rimasta.

     Le due navi approdarono poi nel piccolo seno della Caldera, all'estremità sud-occidentale dell'isola di Mindanao,  il 22 novembre; il giorno dopo, con mille precauzioni, data la notoria pericolosità dei fondali, entrarono nella rada di Zamboanga.

     Qui aveva sede un piccolo presidio spagnolo. L'ufficiale responsabile si recò a bordo e relazionò sulle frequenti scorrerie dei pirati malesi. I malesi divenivano ogni giorno píù aggressivi, e la stessa spedizione Malaspina ebbe modo di sperimentarlo: un giorno un'imbarcazione malese si avvicinò pericolosamente alla barca sulla quale il cartografo Felipe Bauzá (19) stava lavorando; dalla spiaggia poco lontana i compagni videro la manovra ed inviarono subito una lancia in soccorso, sì che i malesi ripararono prontamente verso la vicina isola di Basilan. Ammaestrati da quell'esperienza, gli ufficiali eseguirono le successive rilevazioni, presso le isole coralline di Santa Cruz, con le armi a portata.

     La partenza fu stabilita per il 6 dicembre - per dar modo agli ufficiali astronomi di osservare l'immersione dei primo satellite di Giove, che sarebbe stata visibile all'alba del 5 - ma poi un contrattempo costrinse a differire la partenza al giorno 7: si erano incagliate le ancore delle corvette.

     La spedizione si diresse alla Nuova Zelanda, all'Australia e poi all'arcipelago polinesiano delle Isole del Vavao; ma tali tappe non rientrano nell'oggetto di questa memoria.

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     A seguito della successiva caduta in disgrazia di Malaspina, non tutti i risultati della spedizione furono subito pubblicati. Fu data precedenza alla produzione cartografica (senza però indicare il nome del comandante della spedizione, ma, tutt'al più, quello delle due navi) (20) ed alle cognizioni astronomiche. In queste ultime, rielaborate da José Espinosa e da lui pubblicate in due tomi nel 1809 (21), il nome di Malaspina non compare che quattro o cinque volte.

     Nel Museo Naval di Madrid si conservano molte memorie - redatte da Malaspina o da altri ufficiali della spedizione - riguardanti le Isole Filippine (22); e sono ancora quasi tutte inedite.

     Altri importanti documenti, redatti da Malaspina, si conservano nella British Library di Londra; su di uno, in particolare, merita spendere qualche parola. Si tratta di una memoria - inedita - intitolata Observaciones sobre el estado político y económico de las Yslas Filipinas (23). Occorre ricordare, infatti, che Alessandro Malaspina non era soltanto un esperto uomo di mare, ma che riserbava sempre una grande attenzione a tutti gli aspetti socio-economici e politici dei possedimenti spagnoli da lui visitati. Egli si rendeva conto dei troppo mali che attanagliavano l'immenso impero di Spagna; ne prevedeva la disgregazione e - da fedele suddito spagnolo, quale ormai si sentiva - riteneva suo preciso dovere  informare il governo della vera situazione delle colonie e, nello stesso tempo, proporre quelle misure che gli venivano suggerite dalla propria esperienza e cultura.
 

Le Observaciones vengono sviluppate attraverso otto paragrafi.

     Nel primo (Idea general de las Yslas) l'ufficiale dapprima si sofferma sulla felice posizione e sulle potenzialità dell'arcipelago:

     « La naturaleza ha reunido en las Yslas Filipinas ventajas particulares que las distinguen de las posesiones que tienen los Europeos en el oriente. En ninguna parte del Asia han adquirido estos un terreno tan considerable como el que posee nuestra nación con dominio absoluto para poder establecer el plan más conveniente al país y a la metrópoli, fundado en el  fomento de la agrucultura y del comercio, con los recursos que ofrecen la fertilidad de la tierra favorable a el cultivo de los frutos presiosos de la zona torrida y la abundancia de sus montes llenos de arboles proprios para la construcción de embarcaciones. Situadas entre el Asia y la América, facilitan la comunicación entre los dos emisferios en el proyecto de proveer a aquella parte del mundo con los efectos de las manifacturas orientales, mientras el atraso de nuestra actual industria obligue a la nación a recurrir a los géneros extrangeros, enriqueciendo a los mismos que son después sus enemigos. La proximidad de las yslas a la China les proporciona los medios de mantener su  población, su industria y su comercio precixandolas también su distancia del continente de las revoluciones que son tan frequentes en el reyno del Asia. Estas circumstancias manifiestan el grado de opulencia de que son capaces y la influencia que pueden tener en la riqueza y en el poder de la nación que las posee....»
     Quindi constata l'arretratezza economica del possedimento e si chiede quali ne siano le cause:
      « El mal tiene antiguo orígen ¿Qual es la causa? Es (como se pondera) la ignorancia y el descuido de los gobernadores, o la indolencia de los Españoles, o la pereza de los Indios? por que de un obgeto complexo como es él de la qüestion presente la pregunta y la respuenta se forman de un  modo simple y absoluto, y los unos se descartan de la culpa a cuenta de los otros, exepto los Indios, que, ignorando la disputa, no se defenden del mal   que se les atribuye, pudiendo con razones bien fundadas defenderse ».
     Nel secondo paragrafo (Causas del atraso), entra nel vivo ed indica, quale principale causa, l'introduzione del monopolio dei tabacchi e l'esosità del fisco, le cui entrate finiscono totalmente in Spagna, senza alcun investimento locale; e non esita a prospettare quali mali peggiori ne deriveranno:
      « El tabaco se vendía hasta entonces a trueque de géneros, con lo que los traficantes mantenían un comercio útil, y la poca cantidad de plata que circulaba en las provincias no se recogía, como ahora, en una sola mano [...] Es corta la cantidad que va quedando anualmente entre ellos [los Indios], por que el tributo extrae también una parte. La ganancia liquida que queda en  la tesorería de la renta pasa de 200 mil pesos anuales, y nada buelve a la masa circulante por que se remite a España sin dexar aún ni la esperanza de que parte de esta sumase invierta en adelante en algún obgeto útil a las Islas.   [...] Otro efecto imprevisto ha resultado del establecimiento de la renta, y es la necesidad en que se ha puesto a las naciones infieles de esta isla de Luzón de sembrar en los montes el tabaco que antes compraban a los Indios de los pueblos convertidos. Ya se ha hecho una expedición para quemar los sembrados que hacian los Igorrotes infieles en los montes cercanos, no obstante ser una nación independiente, para que es más facil destruir las siembras que guardar las entradas para estorbar el contrabando. Esta injusticia y el estado de defensa en que los pondrá la práctica del contrabando, causará a su tiempo venganzas, muertes y estragos, de cuyos daños se atribuirá la culpa a los infieles, para proceder a su destrucción o a su esterminio, y la renta del tabaco podrà ser el orígen de unas violencias que no se conocieron ni aún en la conquista de las Islas.

      El sacrificio a que se ha obligado a los Indios, y que lo padecen en silencio, aunque con repugnancia, produce como en todos paises el contrabando, delito nuebo, que no se conocía en las provincias interiores. No hubo al principio equidad ni moderación en el rigor. Las penas se aplicaron con la misma severidad que pudiera executarse en la Europa. Las prisiones, las perdidad de la Hacienda, el destierro y el abandono total de las familias fueron los efectos de este plan. Fue preciso horrorizar a una provincia con los suplicios para castigar la muerte de unas guardias; y la causa de los disturbios queda subsistente para que en los tiempos críticos produzca sus efectos. [...] Si se ha de contar siempre con el auxilio de los Indios para reforzar la guarnición de Manila, y si en el caso de una guerra han de llamarse seis u ocho mil de hombres, como se ha hecho en los últimos años, ¿no es prudencia en un país tan distante de la metrópoli, y más expuesto tal vez que otro alguno de la América a la invasión de los enemigos, tener bien dispuestos los animos de los naturales, que valerse de hombres de caracter vengativo y rencoroso que tienen presente sus ofensas muchos años, esperando satisfacerlas en un instante oportuno? Las ofertas de los enemigos recaen ahora sobre obgetos más importantes que en la guerra de 62; la ilusión de las libertades y excepciones prometidas seráun estímulo eficaz para que nos abandonen o persigan en todas las provincias. No se necesita mucho empeño para persuadir lo que desearán hombres faltos de luces, creyendo ver la ocasión de su venganza, y es muy de temer que imaginando mejorar de suerte, procuren mudar de dominio.

     Cesarían tantos desordenes y tantos males anunciados, que interesan el bien de los Indios, la seguridad de los Españoles, y aún el dominio de nuestra nación, si se reducerá la renta del tabaco a solo Manila y su extramuros [...] Este plan merecía tratarse con mucha atención, pero nadie es capaz de promoverlo en su principio, por que todos miran el estanco del tabaco con el mismo respeto y veneración que a los obgetos sagrados.... »

     Quindi, dopo aver passato in rassegna diversi aspetti del governo civile e politico delle isole, dell'amministrazione delle varie province, dell'inflienza che vi hanno gli ecclesiastici, delle produzioni della terra e del mare, degli effetti dell'industria, del commercio interno ed estero, Malaspina giunge a delle conclusioni propositive (Remedios del atraso).

     In primo luogo afferma che non può essere disconosciuto il ruolo positivo svolto dalla Real Compañía de Filipinas:

     « ...Solo la Compañía, por entidad de sus fondos y por el número de dependientes que puede emplear en lugares oportunos de las Islas, es capaz de excitar esta aplicación al trabajo de un modo constante para adquirir los obgetos que le sean más útiles a su comercio. No existiera el ramo del añil en pasta sin el despacho que proporciona la Compañía, por que los comerciantes de Manila no podían darle salida en el Asia, ni llevarlo a Europa, no haviendo comercio directo. El fomento que debe a este fruto de 4 años a esta parte la provincia de Batán, situada dentro de la Bahía, causa admiración a los que defendían la pereza de los Indios, como a los que la negaban...»
     Indi esamina quella che oggi definiamo finanza locale:
      « La contribución anual de los Indios, que cobran los alcaldes mayores para fondos de Comunidad, se introduce en las caxas reales. Estos caudales han servido para atender a todo gasto urgente; aunque el rey tiene mandado que en ninguna ocasión se use de los fnodos que pertenecen a los Indios, la imposibilidad de otro recurso ha obligado a emplearlos, y las necesidades continuas han dificultadosiempre el reintegro para darles el aumento y el destino que ordinan las leyes... »
     Malaspina, in buona sostanza, propone di forfettizzare quei capitali e di restituirne una parte investendola nel paese:
      « No hay razón para dilatar el pago en la parte posible. Es el único arbitrio que puede restituir a la circolación de las provincias la plata que va extrayendo la renta del tabaco...»
      Poi vengono esaminate le periodiche (e teoriche) visite degli oidores:
      « La visita de las provincias por los oidores, es tanbién una disposicción de nuestras leyes. Cada tres años deben practicarla por turno, empezando por el oidos mas antiguo. El plantio de arboles y plantas útiles, la composición de los puentes y caminos, el remedio de los desordenes de los alcaldes mayores y de las vejaciones que padecen los Indios por parte de sus  principales, son otros varios obgetos de evidente utilidad, son las ocupaciones de que salen encargados. Ha más de 50 años que no se pone en  práctica esta disposición tan útil en los t*rminos que ordenan las leyes... »
      Quindi Malaspina invoca che la pratica venga riattivata. Lo sviluppo dell'agricoltura, a suo giudizio, può ottenersi anche incoraggiando "cooperative" guidate da religiosi:
      « Una providencia capaz de fomentar la agricultura, y que pueden establecer los visitadores, mientras se liquidan los fondos que pertenecen a cada provincia en general, es la siembra por comunidad en algún terreno inculto. El celo de algunos religiosos ha dado ya el exemplo y el modelo.  Convendría imitar un pensamiento tan útil, formando plantios de algodón y de pimienta o huertas de cacao, como la que tienen los Indios en el pueblo de Dupas, compuesta de árboles de cacao en úmero de cuince o veinte mil pies, con cuya cosecha pagan el tributo y se socorren las viudas y los pobres. Este planío se cuida entre todos, dividido en porciones que pertenecen a cada cabecería de tributantes. Todos concurren a un trabaxo que hacen en hacienda propia. Nada hay gravoso, hecho por comunidad... »
     Molta attenzione viene data all'immigrazione cinese, della quale viene indicata tutta l'utilità:
      « Si para dar fomento a las provincias pobres se necesita la presencia y el estímulo de hombres activos e industriosos ¿que posesión en el oriente tiene mayores proporciones que estas Islas, para aumentar su población con hombres útiles? [...] En el siglo pasado llegó a treinta mil el número de chinos cristianos establecidos en las provincias inmediatas de Manila. La mortandad que han sufrido en sus sublevaciones, los disminuyó en los tiempos sucesivos, y, después de la general expulsión que padecieron acabada la guerra en el año de 1763, no se han consentido sino en muy corto múmero. Es increible el deseo que tienen los chinos de establecerse en las Filipinas [...] En España se van a buscar colonos a reynos distantes para poblar terrenos, gastando sumas inmensas: en las Filipinas para tener pobladores industriosos y activos basta resolverse a consentirlos; y en lugar de costar ni un real admisión o su sustento mientras se arraigan en la tierra, ellos son los que pagan el tributo anua de seis pesos, desde el instante en que lleganpor el  permiso de ser admitidos; esto es por que se les conceda la gracia de hacer floreciente el mismo país que se desea fomentar.

      Quando se trata de restablecer este sistema de la población de Chinos, algunas personas, más tímidas que ilustradas, no haciendo distinción entre los tiempos, recuerdan los levantamientos sucedidos por la inquietud de esta gente para provar el riesgo de su venida; pero, aunque se supongan existentes las mismas causas de sublevación, que si se examinan en su origen proceden de vejaciones y malos tratamientos de los ministros inferiores, es facil manifestar la diferencia de las circumstancias para no deberse temerel mismo peligro...»

     A questo punto Malaspina introduce un tema assai caro all'Illuminismo: la libertà di commercio. Scrive:
      « La abertura del puerto a las embarcaciones europeas es uno de los medios más eficaces para la prosperidad de las Islas.Entre todas las naciones europeas establecidas en el Asia, solo los Españoles han tenido el puerto cerrado: solo ellos investigan las causas del atraso de sus posesiones, y solo ellos con deseo de verlas florecientes les niegan los medios. Sirva ya la experienvia propia de útil lección que corrija defectos pasados, y permítase a las Islas, con la entrada libre de las embarcaciones extrangeras, la extracción constante de sus frutos, que asegura tanto la riqueza de las provincias como el interes de la Real Hacienda. En el articulo del comercio se han tocado las ventajas de esta providencia. Conviene repetir la misma propuesta en este lugar, y conviene repetirla y instar oportuna e  inoportunamente, por que la importancia del obgetoexige esto, por fin. »
     Torna anche il tema delle tassazioni:
      « Sobre todo es un medio necesario para la ejecución del plan, en las circunstancias actuales, la resolución de no aumentar contribución alguna nueva con qualquiera título, por que todas son impedimentos del comercio u de la industria, que embarazan el progreso del bien...»
  E conclude Malaspina:
      « Estas providencias, que a lo menos tienen el mérito de la sencillez y de la facilidad, no alteran ni trastornan establecimiento alguno de las Islas: las miras de nuestros soberanos en las disposiciones tomadas para el gobierno de sus dominios distantes se desempeñan según su intención: el bien que llevan por obgeto se difunde en todas. [...] y aumentandose el valor de estas posesiones, facilitarán nuevos medios de defensa contra una nación que, dirigiendosu atención a la importancia de sus dominios orientales, considera la situación y fertilidad de estas Islas como ventajas que excitan su interes y su ambición, para dar a su comercio y a sus armas el grado de explendor que pueden adquirir con la posesión de Filipinas. »
     Il riferimento all'espansionismo coloniale inglese è trasparente. Malaspina, naturalmente, non poteva prevedere che, un secolo dopo, altra sarebbe stata la nazione che le Isole Filippine avrebbe fatto oggetto del proprio interesse e della propria ambizione...
 

(*) Questo scritto è una rilaborazione della relazione presentata al I Congresso Internazionale Italia.Filippine (Reggio Calabria, 1998), i cui atti probabilmente non verranno pubblicati.

(1) Forse non sarà inutile ripetere che nel secolo XVIII Mulazzo era, da cinquecento anni, capoluogo di un feudo imperiale, direttamente dipendente dal Sovreno Romano Impero, ossia da Vienna.

(2) Appare superfluo diffondersi qui in segnalazioni bibliografiche; ci limiteremo pertanto ad indicare (anche per tutti i possibil rimandi) due pubblicazioni relativamente recenti:  B. SAIZ, Bibliografía sobre Alejandro Malaspina, Madrid, Ediciones El Museo Universal, 1992, pp. 470; D. MANFREDI, «Alejandro Malaspina. Una biografía», in Blanca SAIZ (ed.), Alejandro Malaspina. La América imposible, Madrid, Compañia Literaria, 1994, pp. 19 - 133.

(3) Archivo del Museo Naval de Madrid (da qui innanzi AMNM), Ms. 276, cc. 354 r. - 356 v.; D. MANFREDI, «Un viaggio interrotto di Malaspina con la fregata "Astrea" (1777)», Giornale Storico della Lunigiana, Nuova Serie, XL - 1989 (ma 1993), pp. 163 - 167.

(4) AMNM, Ms. 526; D. MANFREDI, «Il primo viaggio di Malaspina alle Isole Filippine», Il Corriere Apuano, 15 luglio 1989.

(5) AMNM, Fondo Documental de Cádiz, Expediente fragata Asunción; D. MANFREDI, «Nuovi documenti su Alessandro Malaspina», Giornale Storico della Lunigiana, Nuova Serie, XXXIX - 1988, pp. 153 - 161.

(6) Rammenteremo che fino ad allora i commerci si erano svolti mediate il viaggio annuale della nao di Acapulco.

(7) Tutta la documentazione relativa al noleggio della nave si conserva nell'Archivo  General de Marina «Don Álvaro de Bazán» (Viso del Marqués, Ciudad Real), Fasc. Habilitación de la fragata "Astrea" para una expedición a Filipinas con escala en Lima, mandada por D. Alejandro Malaspina. v. D. MANFREDI, «Una navigazione poco nota di Alessandro Malaspina. Il periplo con la fregata "Astrea" (1786 - 1788)», Rivista Marittima, CXIV (1986), n.12, pp. 59 -70; ID., «El viaje de la fragata "Astrea" (1786-1788 ). Antecedente de la gran expedición científica de Alejandro Malaspina», Revista de Historia Naval, V (1987), n. 17,  pp. 69-95; ID., «Il viaggio attorno al mondo di Malaspina con la fregata di S.M.C. "Astrea". 1786 -1788», Memorie della Accademia Lunigianese di Scienze Giovanni Capellini, Classe Scienze Storiche e Morali, XLV-XLVII / 1975 - 1977 (ma 1988), pp. 144.

(8) Francisco Javier de Viana (1765-1820) nacque a Montevideo. Suo padre era allora governatore della Banda Oriental. Dopo aver viaggiato con Malaspina alle Filippine, fu chiamato a partecipare alla spedizione scientifica, durante la quale tenne un proprio diario di viaggio, che fu poi pubblicato a cura dei figli: F. J. de VIANA, Diario del teninete de navío don Francisco Xavier de Viana, trabajado en el viaje de las corbetas de S. M. C. "Descubierta" y "Atrevida" en los años de 1789, 1790, 1791, 1792, 1793, Cerrito de la Victoria, Imprenta del Ejercito, 1849 (esiste anche una seconda edizione: Diario de viaje, Montevideo, Ministerio de Instrucción Pública, 1958, 2 voll.). Nella battaglia di Trafalgar si distinse in qualità di comandante della fregata Trinidad. Partecipò alla difesa di Montevideo (1806-1807) ed in seguito espletò alte funzioni governative.

(9) D. MANFREDI, «Un inedito di Malaspina sulla disciplina a bordo dell'"Astrea" (1787)», Giornale Storico della Lunigiana, Nuova Serie, XXXVII - 1986 (1987), pp. 63-68

(10) Nella seconda metà del secolo XVIII il periplo del globo era una realtà già da due secoli e mezzo; tuttavia, considerando che alcuni navigatori perirono durante il viaggio (cominciando da Magellano, ma a costui dobbiamo aggiungere L'Hermite e Schapenhau) e che altri non comandarono la nave per lìintero viaggio (come Eleano, Schouten y Lemaire) o non tornarono con la stessa nave con cui erano partiti (come Roggeween, Clipperton e Sberlock), si constata che quelli che compirono tutto il viaggio sulla stessa nave non furono più di una dozzina. Merita rammentarne i nomi. Francis Drake (Golden Hind,1577-1580), Thomas Cavendish (Desire, 1586-1588), Olivier van Noort (Maurice,1598-1601), George Spielbergen (Aeolus, 1614-1617), Woodes Rogers (Duke, 1708-1711), George Anson (Centurion, 1740-1744), John Byron (Dolphin, 1764-1766), Samuel Wallis (ancora Dolphin, 1766-1768), Philiph Carteret (Swallow, 1766-1769) e James Cook (Endeavour, 1768-1771 e Resolution, 1772-1775). Alessandro Malaspina fu dunque il tredicesimo; e fu il primo italiano (ovviamente senza contare Pigafetta, che viaggió con Magellano ed Elcano, ma non ebbe iil comando di una nave). L' Astrea, a sua volta, fu la prima nave spagnola a tornare in patria, dopo aver navigato attorno al mondo, sotto il comando dello stesso capitano.

(11) Lettera di Manuel Agote ai Direttori della Real Compañía de Filipinas, da Lima, 5 febbraio 1787, in Archivio Provinciale dei PP: Scolopi, Firenze, Fasc. Ricca / Malaspina.

(12) José de Bustamante y Guerra (1759-1825) nacque a Corvera de Toranzos (Cantabria), entrò nell'Accademia dei Guardiamarina di Cadice nel 1770. Al termine del corso si imbarcò sulla Santa Inés; la nave era diretta alle Filippine, ma fu catturata da una nave da guerra inglese. Dal 1789 al 1794, al comando della corvetta Atrevida, partecipò alla Spedizione Malaspina; il suo diario, riguardante i tratti di viaggio compiuti separatamente dalla Descubierta, furono pubblicati nel 1868. Rientrata la spedizione in Spagna, seguitò a lavorare al fianco di Malaspina ed ebbe la promozione a brigadiere d'armata. Nel 1796 fu nominato governatore politico e militare del Paraguay e comandante generale del Río de la Plata. Otto anni dopo, tornando in Spagna al comando di una squadra di quattro fregate, fu catturato con tutte le navi da una squadra inglese: Liberato in seguito, fu sottoposto a processo militare ma potè uscirne a testa alta. Nel 1810 fu nominato capitano generale del Guatemala, incarico che espletò fino al 1819. v. E. BEERMAN, «José de Bustamante, capitán de la "Atrevida»", M. PALAU - A. OROZCO (eds.), Malaspina '92. Jornadas Internacionales: Madrid - Cádiz - La Coruña, Cádiz, Real Academia Hispano Americana, 1994, pp. 199 - 204; ID., «Don José de Bustamante. Su carrera tras la llegada de la expedición científica a Cádiz», A. OROZCO - M. PALAU - J. M. CASTANEDO (eds.), Malaspina y Bustamante '94. II Jornadas Internacionales Conmemorativas del regreso de la Expedición a Cádiz. 1794-1994, Cádiz - Santander, Real Academia Hispano Americana - Astilleros de Guarnizo, 1996, pp. 88-91.

(12) I nomi dati da Malaspina alle corvette sono un chiaro omaggio alla memoria di Cook, che aveva compiuto una delle sue più importanti esplorazioni con la Discovery e la Resolution.

(13) Antonio Pineda y Ramírez (1753-1792) fu ufficiale dell'esercito e naturalista. Scientificamente si formò sotto la guida di Casimiro Gómez Ortega, direttore del Jardín Botánico di Madrei. Ebbe l'incarico di coordinare tutti i lavori naturalistici della Spedizione Malaspina. Durante la sosta della spedizione a Montevideo, Pineda conobbe il naturalksta Félix de Azara e questi gli consegnò vari propri manoscritti sulla zoologia del Paraguay e del Río de la Plata, che risultarono assai utili. Dopo la sua morte i suoi manoscritti furono affidati al fratello Arcadio - anch'egli ufficiale della spedizione - che però non disponeva delle cognizioni necessarie per riordinarli convenientemente, cosicchè apparvero, parzialmente, solo molti anni dopo. Malaspina, nelle ultime pagine del suo diario di viaggio, tesse un ammirato elogio della figura di Pineda. v. M. D. HIGUERAS RODRÍGUEZ, «Don Antonio Pineda y la Expedición Malaspina», La Expedición Malaspina 1789-1794. Viaje a América y Oceanía de las corbetas "Descubierta" y "Atrevida", Madrid, Ministerio de Cultura - Ministerio de Defensa, 1984, pp. CXXII-CXXX; A. GALERA GÓMEZ, La Ilustración española y el conocimiento del Nuevo Mundo. Las Ciencias Naturales en la Expedición Malaspina: la labor científica de Antonio Pineda, Madrid, Consejo Superior de Investigaciones Científicas, 1988, 277 pp.; ID., «La Botánica en el proyecto científico de Antonio Pineda», La Botánica en la Expedición Malaspina, Madrid, Lunwerg, 1989, pp. 38-46. ID., «Antonio Pineda y el proyecto científico de la expedición Malaspina», La ciencia española en ultramar. Actas de las I Jornadas sobre "España y las expediciones científicas en América y Filipinas", Aranjez, Doce Calles, 1991, pp. 257-264.

(14)  P. NOVO Y COLSON, Viaje político-científico alrededor del mundo por las corbetas Descubierta y Atrevida al mando de los capitanes de navío D. Alejandro Malaspina y Don José de Bustamante y Guerra desde 1789 a 1794, Madrid, Imprenta de la Viuda e Hijos de Abienzo, 1885, p. 214

(15) Non si hanno molte notizie su questo botanico. Lavorava nel Jardín de La Priora de la Real Botica, cuando Antonio Pineda propose che venisse chiamato a partecipare alla Spedizione Malaspina. Accettò, si imbarcò sulla corvetta Arrevida, e raccolse piante in Uruguay, Argentina, Ciile, Perú ed Ecuador. Accompagnato da Pineda viaggiò nell'interno del Messico; nelle Filippine compì studi sulla botanica delle sole di Luzón e Mindanao. Raccolse specie nuove a Dusky Bay ed a Botany Bay; quindi, sbarcato a Talcahuano, attraversò la cordigliera andina e la pampa, per riunirsi al resto della spedizione a Buenos Aires. Di nuovo in Spagna, si affannò per anni in  tentativi vari (non sempre coronati da successo) per pubblicare i risultati delle sue ricerche. Una parte dell'erbario da lui raccolto si conserva nel Real Jardïn Botánico di Madrid. v. F. MÚÑOZ GARMENDIA (ed.) Diarios y trabajos botánicos de Luis Née, Vol. III di La Expedición Malaspina 1789-1794, Madrid, Ministerio de Defensa - Museo Naval - Lunwerg, s.d. [1993] 416 pp.

(16) Tali misurazioni furono effettuate in tutte le tappe della spedizione; dalla lunghezza delle oscillazioni Malaspina concluse che la terra è appiattita ai poli. Il problema della forma della terra, infatti, era ancora aperto e non mancava chi propendesse per la forma sferica o "a pera".

(17) Fernando Brambilla (2763-1834) nacque probabilmente a Fara Gera d'Adda (o nelle immediate vicinanze). Studiò pittura all'Accademia di Belle Arti di Brera. Quando Malaspina - che aveva iniziato la spedizione con i disegnatori José del Pozo e José Guio - comprese che occorrevano artisti dotati di maggiore versatilità, si rivolse al fratello Azzo Giacinto ed agli amici Paolo Greppi e Francesco Melzi d'Eril, tramite i quali poterono essere arruolati Brambilla e Giovanni Ravenet. I due raggiunsero la spedizione ad Acapulco. Specializzato della prospettiva, eseguì molte vedute di Guam, Filippine, Macao, Isole degli Amici, Perù, Cile ed Argentina, superando in perizia ogni altro grafico della spedizione. Rientrato in Spagna collaborò all'incisione in rame dei suoi disegni e nel 1798 fu nominato Pintor de Cámara de S. M. Nel 1814 fu nominato direttore dell'Accademia di S. Fernando. Nel 1821 fu incaricato di dipingere una serie di vedute dei Reales Sitios, ed a tale compito attese fino alla morte. v. C. SOTOS SERRANO, Los pintores de la Expedición  de Alejandro Malaspina, Madrid, Real Academia de la Historia, 1982, 2 voll.; v. vol. I, pp. 99-121

(18) Tadeo Haenke (1761-1817), botanico y naturalista boemo, compì gli studi nelle università di Vienna e Praga, allievo di Born. Raggiunse la Spedizione Malaspina a Valparaíso e lavorò assiduamente in Perú, Ecuador, America centrale, Messico, Alaska, Filippine ed Isole del Vavao. Nel 1793 si fermò al Callao per proseguire le proprie raccolte botaniche, che, in effetti seguitò ad inviare periodicamente. Infine si stabilì a Cochabamba (Bolivia). Era anche un buon musico e lasciò interessanti appunti sui canti indigeni di alcune regioni. v. L. H. DESTÉFANI - D. C. CUTTER, Tadeo Haenke y el final de una vieja polémica, Buenos Aires, Secretaría de Estado de Marina, 1966, 163 pp.; J. POLISENSKY, «La obra americanista de Tadeo Haenke y su memoria sobre los ríos navegables», Ibero-Americana Pragensia, Praga, IV (1970), pp. 199-208; V. IBÁÑEZ, (ed.i) Trabajos científicos y correspondencia de Tadeo Haenke, vol. IV di La Expedición Malaspina. 1789-1794, Madrid, Ministerio de Defensa - Museo Naval - Lunwerg, s.d. [1992], 330 pp.

(19) Felipe Bauzá y Cañas (1764-1834) nacque a Palma de Mayorca, entrò giovanissimo nella Real Escuela dei Piloti di Cartagena. Dopo alcune esperienze belliche, dal 1785 al 1787 lavorò alle dipendenze di Vicente Tofiño e poscia ottenne la cattedra di Fortificazioni e Disegno presso l'Accademia dei Guardiamarina di Cadice. Fu scelto da Malaspina quale direttore della cartografia della spedizione e, dopo il rientro a Cadice, si occupò per qualche tempo del completamento delle carte elaborate durante il viaggio. Dopo il sequestro di tutti i materiali inerenti alla spedizione fu destinato alla fregata Mahonesa e quindi catturato dagli Inglesi. Liberato qualche mese dopo, fu nominato condirettore (in subordine ad Espinosa) del Depósito Hidrográfico e mantenne tale ufficio fino al maggio 1809, epoca in cui si trasferì a Cadice, sottraendo con uno strattagemma alcune casse di documenti che i generali francesi intendevano portare a Parigi. Rientrato a Madrid dopo la caduta del regime napoleonico, riprese i suoi lavori e, alla morte di Espinosa (1815) fu nominato direttore del Depósito. Nel 1820 fu eletto deputato di Mayorca alle Cortes; avendo assunto posizioni liberali, nel 1823 dovette riparare a Londra e fu condannato a morte in contumacia. Bauzá recò con se molti e notevoli materiali di sua proprietà, quantunque in parte elaborati o copiati nel Depósito Hidrográfico. Graziato, morì improvvisamente nel 1834, proprio mentre si disponeva a rientrare in patria. v.  J. LLABRÉS BERNAL, Breve noticia de la labor científica del capitan  de navío don Felipe Bauzá y sus papeles sobre América. 1764 - 1834, Palma de Mallorca, Impr. Guasp, 1934, 74 pp.; U. LAMB, «The London years of Felipe Bauzá, Spanish Hidrographer in exile. 1823 - 1834», The Journal of Navigation, Royal Institute of Navigation, London, XXXIV, (1981), 3, pp. 319-340; P. BARBER, «"Riches for the Geography of America and Spain": Felipe Bauzá and his topographical collection, 1789 - 1848», The British Library Journal, XII (1986), 1,  pp. 28-57;  A. DAVID, «Felipe Bauzá and the British Hydrographic Office. 1823 - 1834», M. PALAU - A. OROZCO (ed.), Malaspina '92. Jornadas Internacionales: Madrid - Cádiz - La Coruña, Cádiz, Real Academia Hispano Americana, 1994, pp. 235-242; A. BAUZÁ, «Felipe Bauzá director de cartas y planos de la Expedición Malaspina, in M. PALAU - A. OROZCO (eds.), Malaspina '92. Jornadas Internacionales: Madrid - Cádiz - La Coruña, Cádiz 1992, Cádiz, Real Academia Hispano Americana, 1994, pp. 205 - 208; ID., «Alejandro Malaspina, Felipe Bauzá y la expedición "alrededor del mundo"», B. SÁIZ (ed.), Malaspina '93. Alessandro Malaspina e la sua spedizione scientifica 1789-1794. Atti del Congresso Internazionale nel Bicentenario della massima impresa di Alessandro Malaspina, Mulazzo - Cadice, Centro "Alessandro Malaspina e Real Academia Hispano Americana, 1995,  pp. 207-228; D. MANFREDI - S. VALETTINI, Dodici lettere inedite di Felipe Bauzá y Cañas ad Alessandro Malaspina, Mulazzo, Centro di Studi Malaspiniani, 1995, pp. 5+ n.n.

(20) Ma esistono anche molte carte e piani di porto inediti. v. M. D. HIGUERAS RODRÍGUEZ, Catálogo crítico de los dodumentos de la expedición Malaspina (1789-1794) del Museo Naval, Madrid, Museo Naval, 1987, vol. II, passim.

(21) J. ESPINOSA Y TELLO, Memorias sobre las observaciones astronómicas hechas por los españoles en distintos lugares del globo, los cuales han servido de fundamento para las cartas de marear publicadas por la Dirección de los Trabajos Hidrográficos de Madrid, Madrid, Imprenta Real, 1809, voll. 2.

(22)  M. D. HIGUERAS RODRÍGUEZ, Catálogo crítico, cit., 1985, vol. I, pp. 303-308.

(23) Bauzá collection, Ms. Add. 17624; sono 24 carte, scritte su ambo i lati; si tratta di una copia en limpio. Per la trascrizione dei brani che seguono abbiamo adottati i seguenti criteri: abbiamo modificato l'interpunzione ove abbiamo ritenuto che ciò fosse necessario per conseguire una lettura più fluida; abbiamo applicato le regole dell'accentuazione dettate dalla Real Academia; abbiamo limitato l'uso delle iniziali maiuscole all'indispensabile; abbiamo miantenuto tutte le varianti ed oscillazioni ortografiche; abbiamo sciolto tutte le abbreviazioni.

Updated: June 13, 2018