Alessandro Malaspina a Ramón Ximénez  (*)

Cadice, 17 luglio 1789


   Il rileggere le pregiatissime sue, nelle quali pajon disputarsi a gara la preferenza, or la candidezza dello stile, ora la solidezza de' pensieri e delle massime, ed ora la tenerezza propria dell'educazione, forman già più il mio diletto che quello del giovine Fabio, il quale, ormai insensibile alle mie preghiere, ai miei comandi ed ai suggerimenti del suo sangue medesimo e della sua coscienza, confonde in un momento tutti i più grandi vantaggi di una bella educazione con un amore indicibile alla scioperatezza ed alla superficialità (1). Ne lascio a lui, quando legga questa lettera, che prima di serrare gli metterò fra le mani, il giustificarsi con il suo Mentore, con il suo amico, con il suo secondo padre, della condotta che ha tenuto fin qui. Forse il ripassare i suoi avvertimenti e la sicurezza di avergli pratticati colla dovuta costanza, forse i ragguaglj, che o le avrà dato o potrà darle, della nostra spedizione, forse la sicurezza di aver approffittati gli otto mesi che ormai sono scorsi dal termine de' suoi studj accademici, fors'anche il concetto che si sarà meritato fra gli eccellenti officiali, fra i quali ha la fortuna di servire, saranno i suoi garanti contro le innocenti accusazioni mie alla presenza di un giudice il cui rispetto deve sicuramente ritrarre dall'accusatore e dall'accusato un qualunque siasi principio di falsità o pur anche d'equivoco.

   Non mi lamenterò della sua condotta morale, benchè l'oziosità ne sia, a dir vero, il più diretto antipoda, come principio di tutti i vizj; e da un altra parte abbia sfuggita sì constantemente la mia compagnia, come ricercata quella di molti altri giovani, che assolutamente non meritavano l'approvazion generale; benchè non frequenti già tanto i sacramenti, benchè il suo amore verso i suoi simili si vada ad ogni momento spegnendo, gli rimangono ancora radicati nel cuore i buoni principj. L'oziosità non ha fatto che corrervi un denso velo, che potrà discioglier, sempre che il voglia daddavero.

   Il mio sistema, seguendo il suo, stimatissimo sig. abbate, sarà di coltivargli, quanto sia possibile, un buon fondo di religione, unito a una verace carità christiana; ed in quanto al suo mestiere, le riassicuro che è tanto più necessaria la attività e la prattica, sopra gli studj e la teorica, per distinguersi in questo servigio, quanti meno vi sono che vi si inclinano; ed io le assicuro che non veggo senza molto rammarico, per quell'amore che professo al servigio e alla  nazione che mi ha adottato per suo, che, troppo inclinati già alla natural quiete, che seco loro hanno gli studj ad ogni ora ispirato, [i giovani] si dimenticano che l'unica scuola del marino è il travaglio, l'unica sua salvaguardia la vigilanza e l'intrepidezza prodecente del graduar con giustezza i pericoli, l'unico mezzo di rivalizzare la potente nazion inglese.

     Ma passiamo ormai alla spedizione, nella quale, ornatissimo sig. abbate, lei ha presa una parte per noi sì essenziale, e che a quest'ora sarebbe già a la vela, a non mancarci un bastimento dell'Havre colle cose particolarmente di meteorologia e chimica spediteci da Parigi. A proposito, avrem già oggi la  rimessa che lei si è degnata di farci e nella quale, così i libbri come gli istrumenti, saranno proprietà del nostro Fabio, ogni qualvolta pensasse trarne utilità; se no glieli comprerò. Par che il denaro li sia più grato che i libbri. Eccole un breve ragguaglio delle nostre idee e delle nostre forze. I bastimenti sono riesciti eccellenti. Li abbiam provati il giorno 5, dentrovi il costruttore (2), vari generali ed il sig. Ulloa. Tutti sono rimasti contentissimi e noi altri sicuramente intraprenderemmo qualunque cosa colle buone qualità che hanno manifestato. I loro nomi sono la «Descubierta» e la «Atrevida». Potrebbon portare venti due cannoni a batteria e quattro sopra il ponte; non ne hanno, per maggior comodità nostra, che quattordici in batteria e due in alto. In quanto alle nostre idee generali, o piuttosto agli oggetti del viaggio, le ne inchiudo pur anche un ragguaglio, avvisandola non ostante che il destino di una nuova ricerca al paso del NO., se mai avesse luogo, sarà fondato sopra nuovi ordini, che non abbiamo ancora, e questi appoggiati sopra qualche recente notizia (3), ed affidati condizionalmente alle speranze e congetture riflessionate di truovar una state più favorevole che le due con le quali ebbero a luttare i capitani Cook e Clerke.

   Arrivino o no gli istrumenti che ci mancano, partiremo prima della fine del mese, e potremo a parer mio aver riscontri di Europa ne' seguenti termini prossimamente riferiti a Italia. Le lettere si scriveranno, in ottobre e gennajo prossimi, a Lima; in marzo e giugno seguenti a Guayaquil; in gennajo e febbrajo del 91 a Messico, ed in aprile di quell'anno e del seguente, per Inghilterra ed Ispagna, a Canton e Manila. Ci sarebbe gratissimo ritrovar poi nel Capo di Buona Speranza lettere de Europa del fine di 92 o forse del fine 93, secondo lo avvisassimo.

   Ci siamo occupati oltremodo dell'uso dell'aria fissa per impregnarne l'acqua; intentiamo far con l'eudiometro varie sperienze del deterioramento dell'aria espirata dal navigante in differenti climi (4), ed anche della evaporazione putrida de' viveri stessi. Tutte le sperienze fisiche e le astronomiche che ci vengano a mano, quantunque non fossero direttamente del nostro oggetto, non si trascureranno senza meno.

     In quanto poi alla bontà con la quale i signori osservatori di Brera al medesimo tempo ci suggeriscono de' travagli astronomici e si offeriscono a secondarli, accettiamo le corrispondenti, particolarmente di quest'anno, nel quale la poca differenza de' meridiani fra la costa patagonica e l'Europa ci darà luogo a travagliar di concerto. Ci importano sopra tutto le osservazioni della luna, per corregger li calcoli dell'error delle tavole, che manifestassero al tempo di osservar noi altri le occultazioni delle stelle per la luna e, quantunque in quest'osservatorio procureranno non omettere osservazion veruna, ci saranno non ostante utilissime le rispettabili che si faccino nell'Osservatorio di Brera, uno dei più chiari che oggidì si conoscano nell'Europa.

   M'è oltremodo piacciuta la doppia idea, per conoscere la differenza di nivello de' due mari, di usare del barometro racchiuso dentro d'un altro tubo ad igual grado di calore e de' tubi capillari. Le mille gabattelle a cui dobbiamo qui badare in questo momento ci impedirà forse di cominciarlo da qui, ma poi gli è indifferente o il riferir que' resultati che si cercano a osservazioni anteriori o ad altre posteriori.

    Ho sotto gli occhj la eccellente memoria dell'abbate de Castro (5) e gli gradiamo oltremodo il viaggio di Carver (6), che a suo tempo ci saranno l'uno e l'altro utilissimi. Quanto mai mi sarebbe stato grato aver meco in classe de' cappellani due uomini scientifici e nazionali, che colle loro cognizioni, i loro costumi e la loro letteratura servissero, a un tempo stesso, e di fregio alla nazione che gli ha prodotti, e di compagnia istruttiva agli officiali. Le assicuro che, a non esser stata così imediata l'epoca del nuovo regno (7), mi sarei arrischiato a proporlo, e forse lo avrei conseguito, parendomi ormai un assioma che il richiamamento sarà l'epoca della felicità nazionale, come unico passo per diffondere nella capitale e nelle province una buona educazione (8).

     Finisco ormai (per non esser noioso) con riassicurarle che non perderò un momento di vista né la educazione, sì ben cominciata, del nostro Fabio, la cui robustezza va da un altra parte oltremodo fortificandosi, né le notizie le più dettagliate del viaggio che sia possibile, né il gabinetto stesso di Cremona (9). La prego de' miei saluti e gratitudine al sig. marchese Gian Francesco ed al marchesino Daniele, e le ricordo, di nuovo, quantunque il creda già superfluo, con quanta stima e verace rispetto e gratitudine sono e sarò sempre, qual mi dò l'honor di raffermarmi - stimatissimo sig. abbate Ximénez - suo
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(*) Originale presso coll. priv.; D. MANFREDI, Alessandro Malaspina e Fabio Ala Ponzone. Lettere dal Vecchio e Nuovo Mondo (1788-1803), Bologna, Il Mulino, 1999, pp. 194-199.  [Criteri di edizione]

(1) Questa non è che la prima lettera in cui Malaspina si lamenta della condotta di Fabio. Probabilmente la verità stava a mezzo fra la delusione del comandante e le reiterate dichiarazioni del giovane sulla propria ansia di farsi onore.

(2) Probabilmente intende il capitano di Vascello Fermín de Sesma o l'ing. Tomás Muñoz. Comunque, lo stesso Malaspina non lesinò ai due istruzioni e suggerimenti sulle dotazioni delle corvette; v. sue lettera, rispettivamente del 2 gennaio e del 22 maggio 1789, in P. NOVO Y COLSON, Viaje político-científico alrededor del mundo por las corbetas Descubierta y Atrevida al mando de los capitanes de navío D. Alejandro Malaspina y Don José de Bustamante y Guerra desde 1789 a 1794, Madrid, Imprenta de la Viuda e Hijos de Abienzo, 1885, pp. 19-22.

(3) L'ordine di compiere la ricerca del passaggio del nord-ovest arriverà nel 1791, quando la spedizione si troverà ad Acapulco; sarà fondato proprio su di una "recente notizia", vale a dire il ritrovamento di una copia della relazione scritta da un navigante del secolo XV: Lorenzo Ferrer Maldonado; v. M. FERNNÁNDEZ DE NAVARRETE, «Examen histórico-crítico de los viajes y descubrumientos apócrifos del Capitán Lorenzo Ferrer Maldonado, de Juan de Fuca y del almirante Bartolomé de Fonte», M. SALVÁ - P. SÁINZ DE BARANDA (eds.), Colección de documentos inéditos para la historia de España, Madrid, Imprenta de la Viuda de Calero, 1849, tomo XX, pp. 71-161.

(4) Con l'eudiometro di Fontana si faranno frequentissimi esperimenti. All'epoca era viva la teoria della «mefiticità dell'aria», che sarebbe stata la principale causa delle infermità cui erano soggetti i naviganti.

(5) Malaspina si riferisce all'ex gesuita Rafael Córdoba de Castro, che, come quasi tutti i religiosi del disciolto ordine, viveva esiliato in Italia. Córdoba de Castro (1712-1798) fu nominato secondo commissario di P. Lope Luis de Altamirano, primo commissario del P. generale Ignacio Visconti per l'esecuzione del Tratado de Límites riguardanti le reducciones gesuitiche del Paraguay (1751-1756); la sua autorità si esetendeva su tutte le missioni gesuitiche di Paraguay, Perù e Quito. In seguito viaggiò a Buenos Aires con la spedizione del marchese di Valdelirios. Rientrato in Andalusia nel 1757, ricoprì alcuni ancarichi nell'ambito del suo ordine, fino a che - 1767 - fu emanato il decreto di espulsione dei gesuiti dall'impero di Spagna. Lasciò molte opere, sia a stampa che inedite e molte di queste ultime si conservano nella biblioteca dell'Università di Siviglia. Nel 1798, in virtù della disposizione con cui Carlo IV permetteva il rientro in Spagna dei gesuiti esiliati, rientrò in patria (Notizie avute da P. Francisco de Borja Medina S. J., che sentitamente ringraziamo). Rafael Córdoba de Castro non si limitò ad inviare memorie e libri che possedeva, ma comunicò anche in quali archivi americani si sarebbero incontrati altri documenti d'interesse per la spedizione; v. M.D. HIGUERAS RODRÍGUEZ, Catálogo crítico, cit., vol. III, 1994, p. 109-110.

(6) Jonathan Carver compì un viaggio per l'America settentronale nel 1787. La relativa  relazione (Travels through the interior parts of North America) fu pubblicata l'anno seguente.

(7) Carlo IV era salito al trono nel dicembre 1788.

(8) In questo passo un poco oscuro Malaspina afferma, in sostanza, che se avesse
suggerito al governo di richiamare in Spagna i gesuiti espulsi, onde porre la loro cultura a profitto della nazione, il suo suggerimento sarebbe stato accolto.

(9) Intende il gabinetto di storia naturale che lo Ximénez stava allestendo nel palazzo degli Ala. Un mutilo inventario di tale gabinetto si conserva in ACAM.

Text courtesy of the Centro di Studi Malaspiniani, Mulazzo, Italy; notes by Dario Manfredi.      English Translation

Updated: June 5, 2018