Alessandro Malaspina a Gherardo Rangoni   [1]

Acapulco, 29 marzo 1791

 

       Quantunque oltremodo imbrogliato per il totale sconcerto del mio piano, in quest'anno trattenuto più di tre mesi fra Panamá e questo porto dalle calme, venti e correnti contrarie, avendo avant'agli occhi due gentilissime sue del 23 agosto dell'anno scorso, e ricevuti così il viaggio di Dixon [2] , come la memoria sobre la china, mi fo un dovere de' più essenziali di risponderle imediatamente, quantunque forse questa precipitazione, e la mia ormai corta prattica del nostro dolce idioma, possano essere oltremodo nocevoli alla chiarezza ed estensione adequata de le idee.

       Abbiamo acquistate bastanti nozioni sopra la platina [3] , che potran forse dilucidare almeno in parte le questioni che ella propone, ma per ora ci è impossibile il metterle in ordine, a tenore delle ingegnosissime di lei ricerche, le quali però ci serviran di norma quando, o in Manila o in Europa, sistemati tutti i materiali, ci sia dato poterlo ragguagliare. Non così però in quanto alla china-china del Regno di Santa Fé, le cui spiagge, quasi tutte contigue all'Atlantico, non ci han permesso l'avvicinarvisi, essendoci anzi contrarie tutte le idee che abbiam potute formare di questo febrifugo, così nelle imediazioni di Quito e Guayaquil, ove si da l'eccellente di Jaen e Loja, come per le ultime analisi fattene nella Spagna e nell'America, che le concedon, sì, qualche virtù, ma non tanta che possa permettere la comparazione [4] .

       Premessi nuovi ringraziamenti per la gentilissima ed util cura che si è data per farmi giungere il viaggio di Dixon, mi permetta, stimatissimo sig. Marchese, di ragionar seco lei sopra le materie di cui tratta, e particolarmente sopra la parte che più davvicino risguarda la navigazione spagnuola, falsamente e maliziosamente accusatavi, poichè, lunge dall'aver il giornale di Mourelle [5] manifestato cose non vere, al contrario, nulla è vero di quanto gli si fa mal opportunamente dire nelle miscellanee citate del dottor Barrington [6] . Il viaggio della goletta in quistione, comandata dall'officiale Quadra [7] , che seco avea il piloto Mourelle, manifestata agli occhi del publico, nella prossima edizione del nostro viaggio, farà forse risultare, contro gli stessi accusatori, quella ingiustizia che fin qui il nostro inveterato abito di tacere ha dato loro agio di potere a sua voglia spiegare. Nella navigazione e nelle scoperte di questo abil officiale, e molto più nella sua valorosissima condotta contro gl'Indiani, al tempo di esser da loro attacato, sendo soli cinque uomini in tutto, de' quali ve n'era uno, che avvisava de' scogli fra quali navigavano, un altro al timone e tre, compresovi il capitano, che facean diffesa co' schioppi allo stuolo di otto pirogue ben armate, ed inardite dal avere il giorno prima sorpresi e trucidati sette unici marinaj della medesima goletta, ch'erano discesi a cercar acqua e legna, solo si ricordano di raccorre la parte criticata, della quale le rimetto aggiunto varj squarci originali del giornale, acciò vegga se gli è impossibile ingannarsi.

       Non v'ha dubbio che Quadra cercò lo Stretto di Fonte [8] in latitudini molto più alte che i 49°, ma questo, o dipendea di notizie sconcertate che avesse, o del suo animo di continuare le indagazioni verso il sud, se le troppe critiche sue circostanze non glielo avessero divietato. Però, a chi legge tutto un giornale, può mai ocultarsi, come lo dican più volte, che le terre riconosciute scrupolosamente eran fra i 57 e 55 gradi, di dove poi, per non comprometter la loro sicurità ormai troppo arrischiata, seguitaron vedendola di tratto in tratto a distanza di otto o dieci leghe, per riconoscere solo la direzzione e ritornarvi poi di tempo in tempo?

       Qualunque ne sia l'oggetto, che noi, conoscendo forse noi stessi, molto meno il conosceranno le altre nazioni, è non v'ha dubbio che cinque anni prima degl'Inglesi, senza notizie russe, senza osservazioni astronomiche, senza le savie direzzioni di una società di saggj, senza mille preparativi, una goletta nostra era giunta al grado cinquantanove; ed una goletta di cui forse non se ne [era] vista né peggiore, né peggio armata, come ad ogni tratto lo dimostra il diario.

       V'è dunque fralle nazioni, anche più colte, un'avarizia di gloria, tanto più sordida che quella del danaro, quanto è più difficile il guardar quella, che questo, sendo ingiustamente procacciata? Ma lasciam ormai siffatti raggionamenti, che non vorrei che paressero agli occhi suoi se non derivati dell'amore alla verità. Ogni giorni i naviganti nostri scuoprono delle nuove isole fra i cinquanta ed i sessanta, e si và confermando la bella armonia della natura, così, nell'uno come nell'altro polo, che, frammischiando nell'azione più viva e l'acqua, e il fuoco, ed il sasso, dà pasto a tanti volcani, o ne cambia ad ogni tratto le superficie contigue a el mare. Gl'era troppo stretta la lingua di terra magellanicha, perché non ne fossero molto più considerabili gli effetti; in quest'altra parte vi son le due cause della maggior estensione e del gelo costante a la costa settentrionale, che ne impediscono in gran parte la corrispondenza e l'azzione.

       Ma una lettera ed il corto tempo che per ora mi permette la necessità di montar a cavallo per la Città di Messico, ove passerò soli sei o otto giorni, non mi permettono dilungarmi più oltre; verso il fine d'aprile, riunitasi l'altra corvetta, che ora sta in San Blas, navigaremo all'Isole di Sandwich [9] , di dove poi riccorreremo le nostre coste della California per fissarne con esattezza le posizioni geografiche. Rimessa su queste coste la buona stagione, darem poi la ultima mano a' piccioli squarcietti, fra Acapulco e Panamà, che i tempi ci hanno obbligato a trascurare; e poi, per paralleli fra quattro e dieci gradi norte, ce n'anderemo bel bello verso l'Asia. Di ben molto ci è stato favorevole il cielo per le operazioni astronomiche, le quali communichiamo di tempo in tempo all'Europa. La pregho, sig. Marchese, di far giungere le nostre notizie all'amico Belmonti, però sì avvisandogli che ci è debitore di varie risposte. Si conservi sano ed accetti le piu veraci mie espressioni.

 


[1] Originale oggi disperso; copia in APSF; Picanyol, pp. 46-48; Manfredi 1999, pp. 247-252. [Criteri di edizione]

[2] George Dixon (1755-1800) navigò verso il nord-ovest americano nel 1785, con il connazionale Portlock ed in tale viaggio scoprì la baia di Mulgrave e visitò la baia di Nootka; ivi incontrò il connazionale John Meares. In precedenza aveva partecipato al secondo viaggio di Cook. Gherardo Rangoni procurò a Malaspina la prima edizione, da poco uscita dai torchi: G. Dixon, A Voyage Round the World, but more particularly to the North-west Coast of America, London, George Goulding publ., 1789.

[3] Se ne era occupato, anni prima, anche Antonio de Ulloa; v. F. Paredes Salido, «El Descubrimiento del Platino: La Ilustración y Don Antonio de Ulloa en la Isla de León. Aspectos biográficos sobre Antonio de Ulloa antes de su llegada a la Isla de León en 1769. La Platina antes de Ulloa», Memoria de la Academia de San Romualdo de Ciencias Letras y Artes. San Fernando, Curso 1987-88, San Fernando, 1988, pp. 53-77.

[4] L'albero della china-china cresceva soprattutto sulle montagne di Loja (Real Audencia del Regno di Quito, attuale Ecuador). Botanicamente era denominato china chinchona, dal nome della contessa di Chinchón, sposa di Luis Jerónimo Fernández de Cabrera Bobadilla y Mendoza, conte di Chinchón e viceré del Perù, il quale guarì da febbri terzane grazie a questo rimedio, suggeritogli dai gesuiti. Scrisse in proposito Francesco Redi: «... evidentissimi veggo sempre gli effetti delle meravigliose scorze di quell'albero peruano de' monti di Guayaquil, la quale scorza chiamata volgarmente China China, e dagli Spagnoli Cascarilla de la oja, si usa per interrompere e debellare gli insulti della febbre [...] Ed in ciò grandissimo obbligo porta tutto il nostro Mondo a quei Padri (della Compagnia di Gesù) i quali prima di ogni altro, con tanta loro gloria, la portarono in Europa» (F. Redi, Esperienze intorno a diverse cose naturali e particolarmente a quelle che ci sono portate dalle Indie, Firenze, 1671. Il ritrovamento di una varietà di china nella provincia di Santa Fé susciterà anche una polemica (fra Celestino Mutis e Sebastián José López) circa la priorità della scoperta; ed Alexander von Humboldt scriverà che il primo la riconobbe nel 1772 ed il secondo nel 1774; v. A. de Humboldt, Cartas americanas, a cura di Ch. Minguet, Caracas, Ayacucho, 1980, pp. 109-119. Per un utile approfondimento dei vari aspetti storici connessi alla china v. A. R. Steele, Flores para el Rey. La expedición de Ruiz y Pavón y la flora del Perú, Barcelona, Serbal, passim. Sentitamente ringraziamo l'ambasciatore Bernardino Osio per la cortese segnalazione.

[5] (4)      Il pilota Francisco Antonio Mourelle de la Rúa (1755-1820) compì due spedizioni alla costa nord-ovest d'America (1775 e 1779) ed una alle Filippine (1780-81). Qui si fa riferimento alla prima. Alla spedizione parteciparono la fregata «Nueva Galicia» (alias «Santiago») e la goletta «Sonora» (alias «Felicidad»). La prima era comandata da Bruno de Heceta [alcuni scrivono Hezeta] e la seconda da Juan Francisco de la Bodega y Quadra (sul quale v. nota 6). Mourelle, pilota della goletta, tenne un diario del viaggio; v. A. Landín Carrasco, Mourelle de la Rúa. Explorador del Pacífico, Madrid, Ediciones Cultura Hispánica, 1978, pp. 171-214.

[6] Si tratta del traduttore inglese del diario di Mourelle; v. Miscellanies by the honourable Daines Barrington, Londra, 1781, pp. 469-534. Malaspina accusa l'inglese (e non fu l'unico) di aver scritto falsità lesive dell'onore spagnolo; tuttavia Landín Carrasco (op. cit.) minimizza le variazioni della traduzione inglese rispetto al manoscritto originale.

[7] Nel 1775 Juan Francisco de la Bodega y Quadra (1743-1794), dopo essersi separato dalla fregata «Santiago», proseguì con la goletta «Sonora» verso il nord, superando la latitudine di 58° N., non raggiunta dalla prima spedizione spagnola, realizzata da Juan Pérez nel 1774; v. S. Bernabeu Albert (ed.), Juan Francisco de la Bodega y Quadra: El descubrimiento del fin del mundo (1775-1792), Madrid, Alianza Editorial, 1990.

[8] Sul mitico "ammiraglio" Bartolomé de Fonte (o Fuente) è il caso di spendere qualche parola. Comunemente, quando si parla dei viaggi apocrifi cinque-secenteschi al passaggio del nord-ovest, il preteso viaggio di Fonte viene giustapposto a quelli di Lorenzo Ferrer Maldonado e di Juan de Fuca, senza alcun cenno ad un particolare dato, che differenzia assai le tre narrazioni; fermo restando che tutte tre sono false. La verità è che tanto Ferrer Maldonado che Juan de Fuca affermano di aver trovato il passaggio, mentre Bartolomé de Fonte - contrariamente a quanto si pretende - non soltanto non lo afferma, ma, al contrario, esplicitamente dichiara che il passaggio esplorato, da lui e dal suo ufficiale Bernardo, n o n  c o n d u c e  a f f a t t o all'Atlantico. Il racconto di Fonte concerne solo la scoperta - tra il 47° ed il 49° N. - di un arcipelago, da lui chiamato di San Lazzaro, e di un grande golfo, che fu denominato Mare dell'Ovest. Il viaggio in questione sarebbe avvenuto nel 1640 ma la prima notizia apparve, sul periodico inglese Monthly Miscellany or Memoirs for the Curious, soltanto nel 1708. Fernández de Navarrete riassume fedelmente quel racconto, che termina con l'affermazione che Fonte «habiendo visto que no había pasaje alguno del NO. volvió a su país»; v. M. Fernández de Navarrete,  «Examen», cit., p.143. Molti anni prima il medesimo autore aveva scritto cose analoghe nella Introducción (non firmata, ma con certezza attribuitagli) alla relazione del viaggio dolle golette «Sutil» e «Mexicana»; v. Relación del viaje hecho por las goletas Sutil y Mexicana en el año de 1792 para reconocer el estrecho de Fuca, Madrid, Imprenta Real, 1802, pp. 3-20.  La responsabilità di avere forzato fino allo stravolgimento il racconto del preteso ammiraglio Fonte è stata attribuita ai geografi francesi Joseph Nicolas Delisle e Philippe Buache [da non confondersi, quest'ultimo, con l'omonimo nipote che nel 1790 accrediterà la veridicità del viaggio di Ferrer Maldonado], i quali costruirono una carta geografica (presentata nel 1752 al re di Francia)  che, includendo il golfo e l'arcipelago, lasciava intendere che potesse esservi anche uno stretto che sboccava nella Baia di Hudson. Aggiungiamo, infine, che la stessa esistenza di Bartolomé de Fonte viene oggi negata; con ogni probabilità si trattò di una "trovata" dell'editore del Monthly Miscellany.

[9] In realtà le Sandwich non saranno comprese nell'esplorazione.

 

Text courtesy of the Centro di Studi Malaspiniani, Mulazzo, Italy; notes by Dario Manfredi.     English Translation

 

Updated: June 5, 2018